Dopo le ultime notizie in qualche modo di segno positivo sull’ex gruppo Parmalat e la francese Lactalis che l’ha rilevata, si sollevano le vibrate proteste dei piccoli risparmiatori i quali dopo ben 15 anni – il crac avvenne nel 2003 – si vedono ancora bistrattati e del tutto dimenticati. Molti di loro hanno perso tutto quanto avevano messo da parte dopo una vita di lavoro.
Il comitato che si è costituito da anni e continua a dar battaglia si chiana CRIPAC, acronimo di Comitato Piccoli Risparmiatori Vecchia Parlamat, molti dei quali ricordano le antiche promesse della stravecchia politica che avrebbero recuperato, se non tutto, almeno una buona fetta del capitale. Invece niente. Un muro di gomma: tra leggine, finte leggi, provvedimenti taroccati, il nulla. Tutto per gettar fumo negli occhi a chi – con ogni probabilità – non rappresentava un palcoscenico così appetibile sotto il profilo elettorale.
Ecco alcuni stralci dell’ultimo documento elaborato dal Cripac e inviato ai vertici istituzionali, soprattutto al vicepremier e ministro per l’Economia e lo Sviluppo Produttivo, il 5 Stelle Luigi Di Maio, visto che proprio l’attuale ministro della Giustizia Alfonso Bonafede aveva promesso di interessarsi in modo concreto, e non a parole, della situazione, elaborando un apposito disegno di legge, tre anni fa.
Il Cripac inizia duro e parla subito di una “Truffa di Stato”, come è in realtà. Dopo 15 anni chiediamo ancora i rimborsi istituzionali che ci spettano – è l’inizio del j’accuse – siamo rimasti inconsapevoli vittime del più colossale crac finanziario, truffati dagli amministratori e dai dirigenti di quello che era nel 2003 l’ottavo gruppo industriale italiano”.
“Siamo stati dimenticati dalle ‘istituzioni’. Il decreto 2003 è riuscito a salvare le attività industriali, ma non a garantire il recupero dei crediti dei piccoli risparmiatori coinvolti. Il problema è che i risarcimenti non sono finiti nelle tasche dei truffati. I piccoli azionisti, infatti, sono stati del tutto esclusi dal capitale della ‘Nuova Parmalat‘, nata proprio per effetto della ristrutturazione e a cui sono stati conferiti tutti i capitali raccolti dal commissario straordinario (Enrico Bondi, ndr). Poi il tutto è stato rilevato dalla francese Lactalis. Acquisendo Parmalat spa, Lactalis si è intascata un ‘tesoretto’, ovvero le ingenti somme che per logica e giustizia sarebbero dovute spettare in quota parte agli azionisti truffati”.
Così continua la protesta dei piccoli azionisti: “Cripac rappresenta da 15 anni gli interessi dei soggetti e dei risparmiatori che hanno vissuto e stanno vivendo una vera, interminabile odissea. Abbiamo tenuto una conferenza stampa a dicembre del 2013, da cui prese l’avvio un’interrogazione parlamentare e la proposta di legge numero 2954 del 12 marzo 2015 portata avanti dall’allora deputato Alfonso Bonafede. La proposta conteneva un particolareggiato piano di ristoro a favore dei risparmiatori e dei piccoli azionisti in carico alla Parmalat adesso risanata. La proposta – precisano gli animatori di Cripac – non è mai arrivata purtroppo in Parlamento ed è decaduta con la precedente legislatura”.
E così concludono l’appello: “Ci aspettiamo che l’attuale governo si adoperi nel più breve tempo possibile affinchè i piccoli azionisti della vecchia Parmalat siani risarciti del danno sofferto, a cura della attuale società Parmalat spa, come era stato indicato nella citata proposta di legge Bonafede. Aspiriamo legittimamente a rientrare in possesso del diritto perduto a causa della ‘truffa del secolo’ e godere, per la nostra quota parte, dei risarcimenti spettanti”.
Guarda caso, Bonafede è il neo Guardasigilli, conosce molto bene la vicenda per tutto quanto il Cripac ricostruisce e ricorda. Chi meglio di lui, di concerto con il vicepremier e ministro dell’Economia Di Maio, può metter fine alla “truffa del secolo” come giustamente la definiscono i piccoli azionisti?
Perchè non dare un segnale vero di cambiamento, tutelando coloro i cui diritti vengono regolarmente calpestati dai Moloch dell’impresa (spesso taroccata) e della finanza, perchè finalmente la giustizia diventi una parola concreta e il rispetto delle regole (in questo caso del credito) non una mera utopia?
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