Neapolitan secession, by major

Avrà partorito l’idea studiando la strategia di Salvini, il Ce l’ho duro” leghista, che con sprint da recordman della scalata ai consensi ha dato la stura alla sua fibrillante escalation puntando sulla secessione di Padania, Veneto e intera fascia nordista del Paese.

Napoli, perché no, ha rimuginato il sindaco e non ha tenuto per sé la fulminante ipotesi autonomista. Emulata la pessima prassi di esternare via Facebook (clamoroso l’ordine del ministro dell’Interno di bloccare lo sbarco dei profughi dalla “Diciotti” con un post sul noto social), De Magistris emana via internet un vero e proprio editto. In sintesi, avanza un progetto di autonomia della città, lancia l’idea di cancellare il debito pubblico e (sic!) di battere moneta, una moneta partenopea. Le parole del sindaco: “”Se il Popolo vorrà e lotterà, avremo una Città sempre più efficiente, vi sarà sempre più benessere per tutte e tutti, in libertà ed autonomia, senza i lacci di nessun padrone. Autonomia è potenza. Democrazia è anche partecipazione alla rivoluzione. Il momento giusto è adesso e vediamo se il separatista che urlava prima il Nord e contro Napoli e i napoletani oggi ostacolerà questo progetto di autonomia dal suo scranno di Ministro dell’Interno”. Non ci sono parole per commentare la dichiarazione di guerra resa pubblica da De Magistris. Tornare al Regno di Napoli? (magari a quello delle due Sicilie?). De Magistris uguale dilettantismo o giù di lì.

Colpi di sole settembrini, che altro se no? Dice l’“Incompiuto” Di Maio che se ne frega se lo spread è in pericolosa salita: “A noi importa che non si pugnalino alle spalle gli italiani”. Di ignoranza a ignoranza, o meglio di malafede in malafede, di bugia in bugia, il ministro dell’economia finge di non sapere che per ogni punto in più dello spread l’Italia perde milioni di euro (da quando è al governo molti miliardi). E insiste, il reddito di cittadinanza si farà. Il collega Tria scuote la testa, le agenzie di rating declassano il nostro Paese e il “Ce l’ho duro leghista”, più scaltro e capace di annusare gli umori di popolo, adotta la strategia della prudenza. Con un paio io di passi del gambero retrocede da propositi-sproposito e tranquillizza chi lo ha votato. Assicura che il contratto di governo sarà rispettato, (ma non tutto) e dimentica di aver parlato di sforamento del 3% che provocherebbe pesanti sanzioni della Ue. Per non farsi mancare la balla del giorno promette che farà pagare meno tasse agli italiani (anche che il nostro Paese sarà l’erede dei petrolieri Q8?). Con con lento pede il governo gialloverde promette di rispettare i punti della flat tax, del reddito di cittadinanza e di cancellare la legge Fornero. “Quando?” “Lo faremo, rispondono in coro Lega e 5Stelle e continuano a coniugare ogni verbo al futuro. Le tasse? “Caleranno. Faremo…diremo”: Futurologia.

Non solo il balneare Toninelli, assente per vacanze al mare nei giorni della tragedia di Genova. Il premier fantasma Conte ha marinato il primo consiglio dei ministri dopo la vacanza agostana. Per la lega era all’estero (falso), altri sostengono che era nella sua casa nel foggiano. I più informati ritengono che il forfeit sia la conseguenza del dissenso sulla manovra finanziaria enunciata dalla coppia delle meraviglie Di Maio-Salvini non condivisa dal premier, da Tria e da Mattarella.

In una, due, tre righe 

Renzi non parteciperà alle primarie del Pd, per protesta contro il fuoco amico.

Migranti: Per Fico (come previsto in queste note almeno da due mesi) parla come un dem e la festa dell’Unità lo santifica.

Salvini insulta la Francia, Di Maio lo segue a ruota, l’Italia coltiva inimicizie e odio a volontà.

Accuse di Viganò al papa.   Bergoglio si avvale della facoltà di non rispondere. Ammissione di colpa? Intanto altri casi di preti pedofili e di alti prelati conniventi.


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