Ci sono voluti otto anni e otto sentenze perchè finalmente il Moloch della Malagiustizia, almeno in un segmento della vita pubblica, venisse abbattuto.
Si tratta della querelle ormai storica – è cominciata nel 2010 – che vede al centro la nomina del Difensore Civico della Campania, il maggior presidio della democrazia militante, l’organismo a fianco dei cittadini per tutte le battaglie contro gli abusi della pubblica amministrazione, che sono infiniti, contro tutti gli indifesi.
Il classico Ombudsman che negli altri Paesi, anglosassoni e non solo, funziona. Da noi no: perchè, al solito, viene lottizzato dalla partitocrazia predatoria, che ad ogni costo vuol mettere le mani anche su quell’unico baluardo che consente al cittadino di sciogliere lacci e lacciuoli della burocrazia e di superare le mostruose lungaggini della giustizia (sic).
Dopo 8 anni di battaglie, l’avvocato Giuseppe Fortunato ce l’ha fatta. Alla fine dell’estenuante iter è arrivato il provvedimento del delegato del prefetto di Napoli che ha deciso per l’insediamento ufficiale dell’unico in concorso che aveva stratitoli ad hoc, come dimostrano in maniera inoppugnabile le ben 4 sentenze del Consiglio di Stato, mai applicate dalla sempre recalcitrante Regione Campania e finalmente ora imposte dalla Prefettura di Napoli.
Secondo palazzo Santa Lucia, infatti, quella nomina doveva essere ovviamente lottizzata, clientelare, al servizio dei potenti e non dei cittadini, “latamente politica” come addirittura è arrivata a scrivere perfino l’Avvocatura di palazzo Santa Lucia. Ai confini della realtà.
Una volta per tutte, adesso viene ratificato per legge che nelle nomine di carattere pubblico deve prevalere il solo criterio del merito, della professionalità, del curriculum: non dell’appartenenza al “clan”. Anzi, deve vincere la “comparazione dei curricula”: senza se e senza ma.
Servirà da apripista questa storica sentenza nelle nomine, sia quelli che riguardano incarichi anche di piccole e medie dimensioni, come per fare un solo esempio i responsabili della comunicazione negli enti locali – stabiliti per legge – che per quelli dei grossi carrozzoni di Stato, ridotti fino ad oggi in queste condizioni penose proprio perchè disamministrati, malgestiti se non gestiti direttamente da lestofanti?
Attenzione: le grosse nomine pubbliche sono in ballo proprio in questo solito periodo bollente estivo, tanto perchè i cittadini non ci prestino poi tanta attenzione.
In particolare la sentenza scritta a dicembre 2017 e ribadita nell’aprile dal Consiglio di Stato fa storia: rappresenta un baluardo di legalità e di trasparenza che nessuna aggressione criminal-clientelare perpetrata dal potere politico può più abbattere. Il potere di controllo va ai cittadini, non ai lacchè dei politici.
Nei giorni scorsi abbiamo scritto della altrettanto clamorosa vicenda del Difensore Civico della Lombardia, tal Carlo Lio, uno con la “licenzia media” come garofano all’occhiello: può continuare a sedere su quella poltrona – lo volle il governatore disarcionato Roberto Maroni – un signore del genere con tanto di codazzo familiare? Il Tar di Milano dovrà pronunciarsi il prossimo 10 ottobre. La via è ormai spianata: c’è ora la sentenza della Consiglio di Stato che apre la strada a meriti, trasparenze & competenze.
Ma – se ha un briciolo di dignità o di sangue calabrese nelle vene – perchè mister Lio non fa fagotto e lascia subito il disturbo?
Nella foto l’avvocato Giuseppe Fortunato
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