Salvineide/3. Salvini: “Decido io”. Mattarella “No tu no”

Se come cantava Endrigo ci dessimo tutti la mano per trasformare il ce l’ho duro Salvini in ce l’ho moscio “… allora si farebbe un girotondo, intorno al mondo, intorno al mondo” o più realisticamente intorno allo Stivale e potremmo sventare l’alto rischio di replica del partito unico, di manganellate, purghe e deportazioni. Perfino eviteremmo la dichiarazione di guerra alla Francia di Macron, che sul tema scabroso dei migranti indispettisce l’energumeno ministro dell’Interno, al punto da dichiararsi tifoso della Croazia impegnata nella finale dei mondiali di calcio contro i transalpini.

Che dall’Olimpo il dio della pace benedica il sano decisionismo del presidente Mattarella. Ha praticamente preso a schiaffi Salvini, come fa un buon padre con i figli privi di umanità che catturano lucertole e le vivisezionano con sadico cinismo.

La faccia del valpadano, in trasferta europea si è arrossata sulla guancia dove sono rimaste le impronte delle cinque dita dei ceffoni, e il tapino è andato in vana, rabbiosa escandescenza, senza cavare un ragno dal buco.

L’odissea della nave “Diciotti” ha visto il lieto fine di una delle recenti sceneggiate di Salvini, che senza averne titolo aveva ordinato (non dal balcone di Palazzo Venezia dove vorrebbe affacciarsi con il braccio teso) di arrestare due presunti autori di una presunta sommossa di passeggeri criminali. “Nessuno sbarca se non lo dico io, arrestate i due facinorosi”. Mattarella, che chi lo conosce poco giudica mite e arrendevole, ha detto con l’autorità che gli compete tre o quattro parole all’evanescente premier che naviga sballottolato tra il terrorismo xenofobo del vice premier leghista e le irricevibili promesse dell’altro vice: “Sbarchino i migranti e niente arresto per i due indagati”. Conte: “Obbedisco” e il piglio feroce di Salvini si è trasformato in ghigno da cane bastonato.

E allora: la Diciotti non poteva riportare i migranti in Libia, considerata luogo non sicuro e per il principio del non respingimento. Toccava a Salvini decidere a quale porto sicuro doveva attraccare la Diciotti? Assolutamete no, è materia del Martimed Rescue Coordination Center delle capitanerie di Porto. In due parole, il Viminale ha usurpato il diritto di decidere. E gli arresti pretesi dal ministro? La società armatrice nega che vi sia stata un’insurrezione. Nessun ammutinamento, nessuna violenza. Di Maio sull’incazzatura di Salvini “E chi se ne frega?” in nome della santa, o meglio vacillante alleanza.

Corollari della vicenda. L’altalenante ministro dei trasporti Toninelli: “Salvini avrà le sue ragioni”. Mattarella. “Decide la magistratura se qualcuno deve scendere in manette dalla nave” e stravince risolvendo il braccio di ferro marina-ministeri in conflitto-prefettura-polizia. Risultato: Va in tilt l’assurdo di una nave della marina italiana, ancoratao in un porto italiano, che non può attraccare e sbarcare i migranti per l’ingerenza di un ministro non competente sul caso.

La festa 5Stelle per i tagli sui vitalizi, già aboliti (costituzionalista Cassese), l’hanno guastata le grida dei partecipanti “Porti aperti”.

Nota bene. Il fuori di testa Salvini minaccia chi lo ha esautorato e promette che pagherà: Con chi ce l’ha? Con Mattarella, Conte, la magistratura, il mondo intero? L’allerta è d’obbligo.

E attenti alla piccoletta neofascista Meloni, amica per la pelle di Salvini, che però perde pezzi tra gli adepti, i quali, fascismo per fascismo, emigrano nella Lega. Per fermare l’emorragia, la capintesta di Fratelli d’Italia annuncia al suo sparuto popolo di aver presentato una proposta di legge per l’abolizione del reato di tortura “perché non consente alla polizia di svolgere il suo lavoro”. Il dietro front, teso ad arginare le proteste indignate sui social, cambia i termini, non la sostanza della proposta e chissà se l’ispiratore non sia proprio il truce ministro dell’Interno.


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