LA LINK A POZZUOLI / ECCO IL SUPERMANAGER BOFFA, RAMPOLLO DEL PORTABORSE DI ENZO SCOTTI

Dalle forniture di calcestruzzo negli anni d’oro del dopo terremoto in Campania, al commercio di profilattici lungo l’asse Sorrento – Taiwan. E adesso la poltrona di super manager della Link University che apre in pompa magna nell’ex storica area Olivetti a Pozzuoli. La gemma tanto attesa dall’ateneo romano che sta sfornando geni e prof da inviare in tutto il mondo, sulla spinta del suo fondatore, l’ex pluriministro Dc Enzo Scotti.

Il protagonista partenopeo si chiama Girolamo Boffa, figlio di quel mitico Aldo Boffa, alias ‘O Tappo, per una vita portaborse di Scotti, e soprattutto titolare di tutti i rapporti border line con i boss dei rampanti clan della camorra negli anni ’80 e per questo suo solerte impegno poi premiato con la strategica poltrona di assessore regionale ai Lavori Pubblici, Acque e acquedotti, il più ricco ramo regionale insieme a quello della sanità.

Girolamo Boffa. Sopra suo padre Aldo Boffa e a destra Enzo Scotti

 

MA ‘O CAPOGRUPPO CHI S’O PIGLIA ?

Mitica la storia della cassetta intercettata e inviata alla redazione della Voce, che la pubblicò in via cartacea e la riprodusse in 10 mila esemplari, titolata ‘O capogruppo chi s’o piglia. Era un periodo di crisi a Palazzo Santa Lucia e fervevano le “trattative” per la formazione del nuovo esecutivo. In perfetto dialetto napoletano, i due si spartiscono poltrone e poltroncine, resettano correnti e sottocorrenti, divorano interi pezzi di territorio (‘O Beneventano a me, ‘O Salernitano a te): una vera comica, se non ci fosse stato da piangere per quell’autentico mercato delle vacche. Eppure i due ebbero la faccia di bronzo di querelare la Voce: sapete per cosa? Violazione della privacy!

Ma torniamo ad oggi e al nuovo Link sul favoloso litorale puteolano. Ecco cosa dettaglia Repubblica: “Quando arriverà la firma del ministro?” per varare l’operazione, chiede l’inviata Conchita Sannino. “Veramente, la stiamo aspettando, si parte a ottobre”, confessa con un po’ d’impazienza Girolamo Boffa, altra figura chiave. E’ lui il dominus della sede napoletana, ed è figlio di Aldo, l’ex assessore scudocrociato che per una vita è stato l’ombra di Vincenzo Scotti: anche nella tempesta di Tangentopli che avvolse entrambi e da cui il più volte ministro uscì assolto e Boffa anche, con qualche reato prescritto”.

L’Hotel Castelsandra nei primi anni ’90

Pesavano allora come macigni una serie di rapporti border line, soprattutto quelli cementati a base di calcestruzzo con il tandem d’assalto dell’allora camorra imprenditrice, rappresentata dal duo Romano-Agizza, referenti dall’allora cosca dominante, quella dei Nuvoletta di Marano. Lungo e tortuoso l’iter giudiziario, il cui esito ebbe dei contorni paradossali: camorrista conclamato Romano (nel frattempo anche deceduto), candido come un giglio Agizza, confiscata la società che negli anni aveva triturato palate e palate di miliardi di lire, la Bitum Betom, regina incontrastata nel calcestruzzo. Agli atti dell’inchiesta le lunghe intercettazioni telefoniche in cui Boffa esordiva – già genuflesso – con un eloquente “a disposizione”: neanche Totò e Peppino sarebbero arrivati mai a tanta bravura.

E mitica anche la storia del‘Hotel Castelsandra, la perla nel cuore del Cilento, una autentica oasi con decine e decine di ettari di terreni, boschi, un hotel super lusso, piscina olimpionica, in progetto addirrittura un eliporto per i tanti vip che vi accorrevano a trascorrere le meritate vacanze.

Una bazzecola l’acquisto (meno di 500 milioni di lire per tutto quel ben di Dio, a vendere due belgi), proteste degli ambientalisti, politica zitta, sorda e muta; poi gli anni della fastidiose inchieste, dei sequestri e soprattutto la sparizione del libro con tanto di pompose foto, che ritraevano in dolce compagnia, ministri, assessori & boss.

Le storie, comunque, ben rammentano le frequenti incursioni di un Enzo Scotti o un Ciriaco De Mita, tanto per rispettare gli equilibri interni alla Balena bianca e per garantirsi il giusto relax.

Delle Scotti stories potete leggere un articolo, in basso, del ’90, che recapitola la sua interminabile carriera ministeriale: solo politica la ‘tensione’, inossidabili i patti per gli affari, come dimostra il matrimonio via ICLA, l’azienda del cuore.

 

UN TRADE DI PROFILATTICI TRA SORRENTO E TAIWAN

Ma adesso val la pena di tornare a bomba, alle prodezze del rampollo di casa Boffa, Girolamo. Raccontandovi una vicenda che fa crepar dal ridere (a da piangere?).

Da Taiwan a Sorrento” è il titolo del pezzo di settembre 1992, un quarto di secolo fa ma ancora oggi di non poco significato ‘politico’.

La foto che abbellisce l’articolo ritrae abbracci e sorrisi tra il ministro e il suo piccolo servitore, sotto l’ammaliante e sorridente sguardo di Carmen Lasorella, la giornalista Rai, madrina dell’evento, che allora andava per la maggiore.

L’articolo della Voce di settembre 1992

All’epoca, lo ricordavamo nell’incipit dell’articolo, Sua Sanità Franco De Lorenzo scandiva la sua campagna elettorale del 5 aprile 1992 a botte di profilattici. “Mesi prima – ironizzava la Voce di settembre 1992 – il ministro in camice bianco aveva sconcertato i colleghi europei per le dimensoni ‘long size’ richieste come standard ai produttori del settore: italiani, i soliti spacconi, hanno commentato in parecchi a Bruxelles”.

Ma passiamo agli affari ‘long size’.

Cosa era successo? Un anno prima la procura di Napoli – pm Nunzio Fragliasso – aveva cominciato a scoperchiare un pentolone a base di rapporti tra farmacie, case produttrici di profilattici e distributori di farmaci. Qualche titoletto sui media locali: “il racket del preservativo”, “preservativi davanti al Pm”. Coinvolto in quelle indagini un avvocato sorrentino, Nino Gargiulo, fedelissimo di Vincenzo Scotti. Tutto era partito dalla denuncia di un consigliere regionale, Antonio Cantalamessa (fra l’altro farmacista) che aveva acceso i riflettori su una strana vicenda da 200 miliardi (non noccioline) incagliati alla Regione. Creditori i farmacisti campani, oltre 600: 5 dei quali non ci stanno e denunciano il racket

Quale era mai la contropartita per sbloccare i crediti? Ai confini della realtà: acquistare profilattici “Vivo”, prodotti a Taiwan e comercializzati – guarda caso – da una società sorrentina, “Pharma International”.

 

E TORNA SEMPRE ‘O MINISTRO

Ma quali erano mai i soci eccellenti di Pharma? Lo stesso Gargiulo, il sorretino Martino Di Leva, e un altro puledro della scuderia Boffa, Michele.

All’epoca Gargiulo sostenne di aver passato le sue quote a di Leva, che nel suo pedigree poteva contare su un altro amico e politico eccellente: il super gavianeo Francesco Patriarca, coinvolto nella chiacchierata Sigrat, proprietaria di svariati alberghi a Sorrento, in uno dei quali (l‘Europa Palace) si sarebbe svolto un summit per il caso dell’assessore Dc rapito e poi liberato dopo la “trattativa” DC-BR-CAMORRA-STATO, ossia Ciro Cirillo. Il nome di Patriarca, poi, ha fatto capolino anche nel giallo di Giancarlo Siani, il cronista ammazzato del Mattino, per via delle sue inchieste bollenti sulla ricostruzione post sisma nell’area stabiese e il suo particolare interessamento per la Imec, una società di prefabbricati nell’orbita di Patriacrca.

Tornando di nuovo ai profilattici, in un vorticoso giro di società & affari si passa da Marvin a Service srl, sempre in compagnia di Girolamo Boffa. Ecco cosa scriveva la Voce: “Girolamo è tra i soci di Agri Zoo, impresa impegnata ad acquistare terreni soprattutto in Abruzzo. Fra i soci di Agri Zoo, Arturo Di Caterino da San Cirpiano d’Aversa, Vincenzo Tavoletta da Villa Literno, e soprattutto Letizia Balsamo, la sorella del costruttore Isidoro Balsamo, uno dei mattonari più vicini a ‘O Ministro. Non solo: perchè Letizia Greco è la sorella dell’uomo ovunque di Pomicino, al secolo Vincenzo Maria Greco, il supervisore di tutti i grandi busisess griffati ‘O Ministro, dal dopo terremoto all’Alta velocità.

Come al solito, quella vicenda del pizzo sui palloncini finì in una bolla di sapone.

Ma c’è forse da ben sperare: chi s’è addirittura inventato un trade di preservativi con Taiwan, ha di certo una gran fantasia. Ingrediente necessario per portare avanti i destini del Link puteolano.

E occorre anche una grande “intelligence”: cui può provvedere, dall’alto della quasi quarantennale esperienza in materia di “servizi”, il pluriministro Scotti: la più mobile tra le mummie di casa Dc.

 

L’INCHIESTA DELLA VOCE DI NOVEMBRE 1990

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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