Arieccoci con i conti in rosso per il Comune di Napoli, servizi essenziali che rischiano di ridursi drasticamente. Inferno trasporti, con una municipalizzata agonizzante e il metrò più caro e più lungo (è cominciato 42 anni fa, 1976) del mondo. Strade che neanche a Baghdad, una Tangenziale che scippa montagne di euro ai cittadini. E le Universiadi che rischiano un clamoroso flop tra giusto un anno. Ma vediamo, in rapida carrellata, la via Crucis quotidiana di ogni napoletano.
(S)PROFONDO ROSSO
Un’altra bufera rischia di abbattersi su Palazzo San Giacomo. La data fatidica è quella del 20 luglio. Pochi giorni di tempo, dunque, per il Comune di Napoli guidato dall’arancione Luigi de Magistris per mettere in sesto, per l’ennesima volta, i conti traballanti e fornire precise risposte e garanzie alla Corte dei Conti.
Altrimenti il rischio del “blocco delle spese” è più che mai dietro l’angolo.
Gli ultimi sviluppi dell’eterna querelle hanno origine in una delibera inviata dalla magistratura contabile agli uffici amministrativi municipali il 20 giugno, in cui “si ordina all’ente di inviare carte e documenti sull’ultimo bilancio approvato”. In particolare, chiede di indicare “i livelli essenziali di prestazioni sociali”, quelli fino ad oggi mai sfiorati dall’accetta dei tagli: ossia i servizi per anziani, minori e disabili. Per ogni altra spesa il Comune rischia di trovarsi con le mani perfettamente legate, con una cassa del tutto congelata.
E ricomincia la sceneggiata. Già mesi fa il primo cittadino – novello Masaniello – si catapultò un paio di volte a Roma per chiedere una legge ad hoc per spalmare l’enorme debito pregresso. E il governo guidato da Paolo Gentiloni provvide ad alleviare sia le casse comunali che quelle regionali.
Commentano alcuni amministrativisti: “La Corte dei Conti deve comunque ancora dare l’ok all’ultimo aggiornamento passato dopo la finanziaria di dicembre salva-enti locali. E pesa sempre quel vecchissimo contenzioso che si trascina dagli anni del dopo terremoto del 1980, una sanzione da 85 milioni reclamata dai costruttori del CR8 non pagati. E quel macigno rischia di piombare sui conti del 2019”.
Ma le toghe contabili puntano i riflettori anche su altro. Scrive Alessio Gemma su Repubblica Napoli: “La Corte dei Conti passa ai raggi x l’ultimo bilancio. Che non convince i magistrati contabili. In primis ‘per l’attendibilità’ delle stime di vendita del patrimonio (una serie di beni storici del patrimonio partenopeo, ndr), leva prevista per ripianare i conti. Ma anche per il calcolo di alcune poste in bilancio che, secondo la Corte, determinerebbero nel 2018 un extradeficit di 58 milioni”.
Così recita la delibera delle toghe amministrative: in caso di “mancata adozione delle misure correttive o permanenza della precarietà di bilancio, la legge predispone la preclusione dei programmi di spesa privi di copertura o sostenibilità finanziaria, ovvero il ‘blocco della spesa diversa da quella obbligatoria’”. Una misura restrittiva per tutelare i cittadini, viene spiegato: ossia per evitare che venga “penalizzata l’erogazione di beni e dei servizi la cui prestazione è necessaria e costituzionalmente doverosa”.
Un luglio bollente. E se le cose non si raddrizzano in tempi non brevi, ma brevissimi, per i napoletani sarà un’estate (e non solo) di lacrime e sangue.
IL BUBBONE UNIVERSIADI
Ma c’è un’altra patata rovente in pentola, anche qui in fase di ebollizione più che avanzata. Stavolta il conto alla rovescia è ancor più breve, appena 10 giorni, pur se stavolta si tratta di ‘effimero’. Non poi tanto, però, perchè se le Universiadi programmate ormai quasi tre anni fa a Napoli non dovessero svolgersi, oppure tenersi a scartamento ridotto, la figura quantomeno ‘barbina’ avrebbe una maxi eco internazionale.
Stavolta in campo – l’un contro l’altro armati – sono Luigi de Magistris e il governatore della Campania Vincenzo De Luca. Le Universiadi sono previste fra esattamente un anno, nella prima decina di luglio 2019 (dal 3 al 14): ma fino ad oggi niente è stato fatto. Solo nominato un commissario, il prefetto Latella a inizio 2017, ma nei restanti sette mesi non si è mosso un documento, né una pietra. E’ previsto l’arrivo, a Napoli ma non solo, di un esercito da 12-15 mila fra atleti, organizzatori & C. che nessuno, ancora oggi, sa mai dove potrà essere ospitato.
Il sindaco ha un suo chiodo fisso: abidire la Mostra d’Oltremare di Napoli, d’epoca fascista ma scarsamente utilizzata se non per eventi fieristici di basso livello, allocandovi una serie di casette prefabbricate per gli ospiti. Il nemico De Luca pensa invece ad una location più suggestiva: una serie di navi da crociera ormeggiate nel porto di Napoli e annesso un piccolo Villaggio olimpico.
Idee che architetti, urbanisti e ‘intelletuali’ (sic) contestano in modo radicale, soprattutto la prima che – a loro parere – deturprerebbe in modo irrimediabile il volto della Mostra.
Nel frattempo il Coni scalpita, il numero uno Giovani Malagò ha già più volte manifestato il suo stupore e il suo disappunto per simili ritardi, che finiranno per compromettere l’esito della manifestazione, la quale nella migliore delle ipotesi risulterà in tono minore.
Ed ha fissato una dead line per il 13 luglio. Se entro quella data la cabina di regia (commissario, sindaco, governatore & C.) non avrà assunto una decisione definitiva, verrà nominato un super commissario straordinario, una sorta di Nembo Kid che dovrà fare in meno di un anno quello che altri non sono stati capaci di fare in un triennio; oppure salta tutto: con una figuraccia ‘mundial’.
L’ANM VA IN TRIBUNALE
Non c’è due senza tre. Ed eccoci ad un altro buco nero che ha inghiottito risorse senza fine nei conti di palazzo San Giacomo. Se Roma infatti piange con la sua municipalizzata dei trasporti che rappresenta un pozzo senza fondo, storico feudo di sperperi e clientele, Napoli recitare la sua parte, con una ANM (Azienda Napoletana Mobilità) da anni al centro delle polemiche, sia per i macroscopici disservizi, sia per l’insicurezza dei viaggiatori, sia per il parco macchine da far west che soprattutto per l’aver divorato palate di miloni senza fine.
Adesso i nodi vengono al pettine, ANM si è decisa a chiedere il concordato preventivo e proprio il 4 luglio alcuni funzionari di palazzo San Giacomo si sono presentati in tribunale per consegnare un ponderoso piano, zeppo di cifre, dati, previsioni e proiezioni.
Commenta un legale che s’intende di contenziosi con la pubblica amministrazione: “sembra un libro dei sogni. Redatto con perizia, sicuramente, ma prevedendo che una città come Napoli d’incanto si trasformi in Parigi o Londra. D’ora in poi tutto deve funzionare a puntino, tutti pagheranno il biglietto, si ridurranno i costi per il persoale. Ci vuole una fata turchina con tanto di bacchetta magica. Il tribunale, invece, vuole cifre certe, bilanci sicuri, previsioni non campate per aria. Staremo a vedere cosa succede, se il piano verrà o no accettato dallo stesso tribunale e anche dai creditori, che sono una lunghissima fila”.
Sempre sul versante dei trasporti prosegue un’altra sceneggiata. Riguarda gli eterni lavori – sono cominciati oltre 40 anni fa, nel 1976 – per la metropolitana di Napoli, l’opera pubblica più cara a livello europeo, quasi 400 milioni di euro a chilometro, il doppio rispetto a Roma (che presenta le stesse “sorprese geologiche e archeologiche”) e il triplo del tunnell sotto la Manica (forse un po’ più complesso). Non basta: perchè l’impatto ambientale è devastante, il sottosuolo messo a serio rischio, l’Anac di Raffaele Cantone fino ad oggi non ha detto una parola. Mentre è in corso il processo per il crollo dello storico palazzo Guevara alla Riviera di Chiaia che ha rischiato di provocare una strage: causato, appunto, dagli scellerati lavori per il metrò.
Commenta sconsolato un napoletano: “Ogni giorno che esci è un inferno in terra. Prendi la tangenziale e resti imbottigliato per ore, basta un tamponamento e si ferma tutto. E poi quello della tangenziale (il presidente di Tangenziale spa è da sette anni Paolo Cirino Pomicino, ndr) è un furto che va avanti da sempre. De Magistris aveva promesso fin dal primo giorno di renderla gratuita ma non ha mosso un dito: eppure si tratta di una infrastruttura che i napoletani già hanno strapagato da anni e che adesso è arrivata addirittura ad un euro per ogni passaggio. Un vero scippo, e nessuno che prenda carta e penna per denunciare quanto succede”.
Continua il j’accuse: “Per non parlare dei lavori eterni come il cantiere lungo via Marina, appena si esce dal Porto di Napoli: dovevano finire un anno e mezzo fa, poi sospesi, adesso non si sa niente. E noi incolonnati per ore nelle file. E le strade più sgaruppate d’Italia, altro che quelle di Roma, qua ci finisci dentro, ti spezzi il collo e distruggi l’auto. Ma chissenefrega. Tanto meglio pensare alle fiere paesane sul lungomare Caracciolo a pizza e baccalà. Senza dire della camorra di cui non si parla più a meno che non ci stanno i morti ammazzati e le stese. Una camorra che continua a controllare palmo palmo il territorio. Alla faccia della legalità e delle leggi che tanti fessi ancora rispettano”.
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