Epico trionfo di Chris Froome al Giro d’Italia. E’ il Wadaffa Day.
Volano per la mente, come fra i tornanti d’alta montagna innevati, le immagini di Fausto Coppi o di Marco Pantani. E forse questo gran Giro andrebbe intitolato alla memoria del Pirata, stoppato all’ultima salita di Madonna di Campiglio in quella maledetta tappa del 1999.
Allora furono i boss della camorra, che avevano scommesso sulla sua sconfitta vagonate da miliardi, a decretarne la debacle e a sporcarne l’immagine in modo indelebile taroccando le prove al rituale controllo antidoping. E fino ad oggi la giustizia è stata del tutto assente.
Anche Froome è entrato nel mirino dei signori del doping. Pardòn, dell’antidoping. Visto che lo scorso anno alla Vuelta di Spagna gli vennero riscontrati dei valori anomali sul fronte del salbutamolo (il classico Ventolin che si usa per le forme asmatiche).
La querelle tra l’equipe legale di Froome e la potente World Anti Doping Association, Wada per gli aficionados, va avanti a colpi di carte bollate e di prove scientifiche.
Di recente una prestigiosa equipe olandese – come ha documentato un articolo della Voce che potete leggere cliccando sul link in basso – si è occupata di salbutamolo, effettuando una sfilza di ricerche e di approfondimenti. I metodi adottati dalla Wada risultatano incontrovertibilmente approssimativi, priva di spessore scientifico e poco, se non per niente, efficaci. Ma ‘ottimi e abbondanti’ per decretare, in modo del tutto arbitrario e quindi illegittimo, lo stop di un atleta. Alla faccia di tutte le trasparenze che, a partire dal mondo sportivo, andrebbero adottate ‘di regola’.
Un’altra storia che la dice lunga circa i comportamente griffati Wada e Iaaf (l’altrettanto potente Federazione Internazionale di Atletica) è quella di Alex Schwazer, il nostro campione di marcia, colpevole di aver verbalizzato al tribunale di Bolzato sui ‘metodi’ adottati da Wada e Iaaf.
Anche in quel caso una drammatica sceneggiata e procedure del tutto anomale, a partire dal fantomatico prelievo di urine il 1 gennaio 2016 fino al lunghissimo contenzioso giudiziaro sull’asse Bolzano-Colonia: nel laboratorio accreditato dalla Wada della città tedesca sono state infatti ‘custodite’ quelle provette, oggi nelle mani del Ris di Parma per i super test finali del Dna.
Più lunghi e complessi del previsto, dal momento che qualche settimana fa lo stesso Ris ha chiesto una proroga di 90 giorni: per cui l’esito non si saprà prima di agosto. Verrà fatta finalmente luce?
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16 maggio 2018 di PAOLO SPIGA
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