DEPOSITO NUCLEARE / SPUNTA LA MAPPA TOP SECRET

Disco verde alla pubblicazione della mappa (fino ad oggi top secret) dei potenziali siti per ospitare il Deposito in cui verranno localizzate tutte le scorie nucleari italiane. Ed è subito cominciato l’allarme tra le regioni di casa nostra.
A dare l’ok, il 9 maggio, il ministro uscente dello Sviluppo, Carlo Calenda, il quale prima di lasciare la sua poltrona ha con ogni probabilità voluto imprimere il suo ‘segno’ su una questione che si trascina da anni. Per completare l’iter autorizzativo alla pubblicazione, comunque, occorre anche il disco verde del ministro per l’Ambiente, Gian Luca Galletti, che non pare proprio intenzionato a mettere la sua firma, visto che a brevissimo dovrebbe insediarsi il nuovo esecutivo, cui spetterà la gestione della patata bollente.
Al centro delle polemiche la cosiddetta CNAPI, ossia la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito, rispettando tutta una serie di criteri, che vanno da una adeguata distanza dai centri abitati così come dalle zone sismiche o alluvionali, agli ovvi criteri di massima sicurezza. Indicazioni e criteri eleborati dall’Ispra già un paio d’anni fa.
Ma fino ad oggi nessuno ha mai preso in mano la situazione, preferendo sperperare vagoni da decine di milioni di euro sia per la gestione di quel che resta delle attuali centrali nucleari e per mandare avanti il carrozzone della Sogin (la società incaricata nel settore), sia per i cari e salati invii di materiali nei due maxi depositi esteri, a La Hague in Francia e a Sellafield in Inghilterra.
Attualmente spendiamo la bellezza di 1 miliardo e 200 milioni di euro per la gestione di tutti i rifiuti, con la prospettiva veder lievitare la cifra di circa il 50 per cento. E sono anche i conti elaborati dalla Sogin a spaventare: due anni fa la cifra necessaria per completare il decommissioning degli impianti e realizzare il Deposito sfiorava i 7 miliardi di euro. A quanto sarà arrivata oggi quella già stratosferica cifra? Sarebbe il caso di saperlo, nell’Italia degli sperperi.
Intanto alla centrale del Garigliano procedono sempre molto a rilento i lavori per il decommissioning, cominciato dalla disattivazione della torre principale.
In tutte le regioni, comunque, c’è aria di mobilitazione e crescente preoccupazione. Che si farà molto più forte appena i dettagli della Carta nazionale verranno resi noti. Per l’ovvio problema, “not in my garden”, non nel mio giardino.


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