Ivrea, la mega convention dei 5 Stelle in odore di governo. Guest star il magistrato senza macchia e senza paura Nino Di Matteo.
Pennella Marco Imarisio, inviato del Corriere della Sera: “La folla si alza in piedi solo una volta, per il più politico degli interventi. Il magistrato Nino Di Matteo legge da fogli appoggiato su un pulpito il suo programma ideale per la Giustizia citando ‘il patto con la mafia in vigore dal 1992’, attaccando Silvio Berlusconi, chiedendo tempi più lunghi per le prescrizioni e criteri più larghi per le intercettazioni. Ovazione”.
Da una standing ovation all’altra eccoci all’inviato di Repubblica, Paolo Griseri: “Il tono della giornata sale decisamente con l’appassionato intervento del pm Nino di Matteo (la d in minuscolo in segno di ossequio?, ndr): ‘Avverto nella società italiana una grande voglia di mafia, intesa come organizzazione che fornisce servizi di cui c’è una domanda di massa’. Il pm attacca ‘le connivenze tra i politici e gli autori delle stragi del 92-94’ e ricorda ‘il patto Dell’Utri-Berlusconi nel periodo 74-92’. La platea si alza in piedi e gli tributa la standing ovation”.
Folle grilline in estasi per Di Matteo? Un dato: alle ‘presidenziarie’ per la corsa al Quirinale poi appannaggio di robot-Matterella, gli stessi grillini, via rete, scelsero in modo plebiscitario Ferdinando Imposimato. Solo in fondo alla lista dei 10, Nino Di Matteo. Forse qualcosa tutto ciò significava.
Val la pena, poi, di rammentare al popolo grillino un’altra circostanza: proprio a proposito delle stragi del ’92. In prima fila lo scandaloso processo Borsellino che ha portato in galera per 16 anni 9 innocenti, poi scagionati dalle rivelazioni di Gaspare Spatuzza e dopo la ‘scoperta’ che il pentito Vincenzo Scarantino era stato taroccato da magistratura e polizia. L’inchiesta prima e il processo poi sono frutto del solerte lavoro di un magistrato che ha un nome e un cognome: Anna Maria Palma. E al suo fianco, dopo le battute iniziali, è arrivato un giovane e rampante pm, Nino Di Matteo.
Sanno adesso anche le pietre che quell’inchiesta e quel processo sono una delle più colossali vergogne nella storia giudiziaria e non solo di casa nostra. Pentito taroccato, processo farsa, un depistaggio grosso come un grattacielo.
Dalle successive rivelazioni di Scarantino emerge un quadro raccapricciante: venne addestrato di tutto punto, costretto ad imparare a memoria il copione, quando in dibattimento s’inceppava c’era chi lo raggiungeva in bagno per rammentargli le battute. Una tragica sceneggiata. Protagonisti gli agenti al servizio dell’allora super capo di polizia Arnaldo La Barbera, il quale non poteva non essere in stretto, continuo contatto con i magistrati titolari dell’inchiesta: appunto, Palma e Di Matteo.
Sandro Provvisionato, per la Voce, ha scritto dei memorabili interventi sul “Caso Scarantino” e su quei depistaggi di Stato.
I figli del magistrato trucidato con la sua scorta, Fiammetta, Lucia e Manfredi, hanno più volte puntato l’indice contro i magistrati depistatori. Piccato ha risposto Di Matteo, facendo intendere che la sua storia di toga antimafia parla da sola. A difenderlo è sceso in campo tra gli altri Marco Travaglio, secondo cui Nino allora era un giovane e inesperto magistrato: un giglio candido, non c’entra niente con quei depistaggi.
Sorge spontanea la domanda: che cosa ci faceva allora in quel pool inquirente, Di Matteo? Era lì per indagare o farsi imbambolare?
E sorge oggi un secondo interrogativo: ma queste cose il popolo 5 Stelle le sa oppure no?
Quelle standing ovation suonano come uno schiaffo alla memoria di un magistrato, Paolo Borsellino, che ha sacrificato sul serio – e non a parole – la sua vita per uno Stato ormai sciolto come neve al sole.
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3 pensieri riguardo “DI MATTEO & VIA D’AMELIO / SANNO I GRILLINI DEI DEPISTAGGI ? ”