Un vero tsunami, un Vaffa day di colossali dimensioni. Vaffanculo a Matteo Renzi che asfalta il Pd e riesce nell’impresa storica di radere al suolo quella che una volta si chiamava sinistra. Vaffanculo all’esecutivo Gentiloni con un premier che ha finto di governare a botte di virgole Istat. Vaffanculo alle mummie capeggiate da Pietro Grasso, al nulla messo insieme da Beatrice Lorenzin, a Emma Bonino griffata Soros.
Trionfano i 5 Stelle, con una rivoluzione che comincia dal sud e percentuali che fanno tornare alla mente quelle del Pci ai tempi d’oro, 1 italiano su 3. L’altra fetta della protesta va alla sempre più rombante Lega, che batte Forza Italia nel derby a destra.
Esce a pezzi l’informazione taroccata, le campagne a botte di Fake news, le bufale doc, vomitate per settimane via tivvù e via carta stampata, Corsera e soprattutto Repubblica in pole position.
E RENZI FECE IL DESERTO
Una data storica, il 4 marzo, perchè Renzi è riuscito in un’impresa titanica, mai fino ad oggi sperimentata: la distruzione scientifica della sinistra, la creazione di un deserto che più arido non si può. Come nell’Iraq dopo le bombe americane che bruciavano ogni cosa e non lasciavano più forme di vita: è riuscito, Renzi, a incenerire speranze, utopie, futuro, a dissipare in un baleno un patrimonio costruito in decenni di sacrifici da uomini e donne di buona volontà. Dalla Resistenza a ieri.
Epico il crollo dal 40 per cento e passa europeo al 19 per cento odierno. L’ex Pci ridotto ai voti di una Lega.
Prima tappa del più che studiato suicidio il referendum per sfasciare la Costituzione: poi una corsa a perdere, con un governo Gentiloni al quale non poteva credere neanche un bambino. Seconda tappa, la spaccatura di quel poco che rimaneva, l’aborto di Liberi e Uguali, uniti – Renzi e Grasso – nella galoppata verso il massacro.
Viste le macerie sul campo, oggi quelle speranze, quella voglia di cambiamento e di giustizia sociale non possono che viaggiare sulle ali dei 5 Stelle. Passeranno anni, forse decenni, per veder rinascere una forza di sinistra. Per ora, niente di più logico che investire la propria passione, la propria lotta dentro il movimento fondato da Beppe Grillo, perchè percorra con decisione quel cammino promesso di trasparenza e legalità: fuori i corrotti dai templi della politica, via i mafiosi dalle istituzioni. E tutto ciò si dovrà tradurre in provvedimenti concreti, molti dei quali sono nei cromosomi di chi vuole cambiare realmente le cose, dare una svolta all’Italia.
Ad esempio l’economia. Hanno riso in molti all’idea di sviluppo lanciata dai grillini: keynesiana secondo gli addetti ai lavori. Andava forse bene il ritmo lento, anzi nullo, finto, di Gentiloni & C.? Le mance renziane da 80 euro? L’altra mancia del canone Rai regalato agli anziani? Le politiche creditizie di Padoan & C.? L’eterno non sviluppo del Sud? Possibile sbandierare sempre investimenti e assistere senza muovere un dito al caso Embraco? Vedere le imprese emigrare all’estero, all’Est e fregarsane? Fregarsene delle pensioni da fame? Dei diritti negati? Della sanità allo sfascio e dei malati che non si curano neanche più?
Sulla totale non credibilità di Renzi hanno pesato i cambiamenti in 24 ore. Per fare un solo esempio, la piroetta sulla banche, l’inversione di 180 gradi: fino al giorno prima sei al servizio dei moloch del credito, sei pappa e ciccia con Jp Morgan, il tuo Giglio è impelagato tra Monte dei Paschi ed Etruria e il giorno dopo ti schieri contro Bankitalia – che è la sintesi di quel potere – e Consob? E difendi quei rispamiatori che hai svaligiato?
Sparisce dai radar la possibilità di un maxi Inciucio, del Renzusconi, visto che i due compari hanno avuto una legnata.
In teoria potrebbe spuntare un asse 5 Stelle-Pd: un Pd, of course, derenzizzato. Forse l’unico scenario possibile. Ma sorge spontanea la domanda: cosa resterebbe numericamente di quel partito senza i primattori del Giglio magico? E chi mai potrebbe dar vita in baleno a un nuovo Pd che ricordi anche vagamente ‘qualcosa’ di sinistra? De-rottamare tra i rimasugli di Liberi e Uguali?
Sostiene un ex militante del Pci di Enrico Berlinguer: “E’ come se oggi fossimo dei senza terra. Bisogna ricominciare da zero. Io vedo, ora, una sola possibilità. Cacciare Renzi e i suoi, svuotare il contenitore del Pd da quei liquami, appoggiare i 5 Stelle che sono gli unici con i quali si può realizzare qualcosa. Nel frattempo cominciare la nostra ricostruzione, come dopo un fortissimo terremoto. Ci vorrà tempo, ma ci dobbiamo credere. Primo atto, comunque, subito: via chi ha rubato le nostre speranze”.
Torniamo al dopo voto. Spariscono in un sol colpo le formazioni inventate a tavolino, come l’accozzaglia capeggiata da Beatrice Lorenzin: il nulla che fa un simbolo petaloso, gli dà il suo nome e dentro contiene frattaglie di una vecchia Dc, perfino schegge di quell’Italia dei Valori finita nella polvere.
E il fantoccio di + Europa griffato Emma Bonino fa cilecca nonostante l’appoggio mediatico e l’ok di mister Soros, il faccendiere internazionale mangiapaesi.
LE VERE FAKE NEWS
Esce con le ossa rotte l’informazione dei grandi media. Quella vera è stata calpestata, negata, taroccata. Con la corazzata Repubblica impegnata in una battaglia campale anti 5 Stelle, ogni giorno pagine e pagine a cominciare dalla Rimborsopoli. Non ha neanche il coraggio di scrivere un rigo il 5 marzo, il direttore Mario Calabresi: nei giorni precedenti inni a Renzi, al suo governo dei piccoli ma strategici passi, all’esecutivo Gentiloni che l’Europa ci invidia; bastonate ai grillini ciucci e incompetenti ai quali non si può neanche affidare le chiavi del condominio, figurarsi i destini del Paese.
Vince la controinformazione che viaggia in rete, accusata dai palazzi e dal mainstream di cavalcare le fake: esattamente il contrario.
Perchè mai un Calabresi non ha ancora presentato le sue dimissioni? Come il suo Vate Renzi?
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