Giallo Schwazer in dirittura d’arrivo. A due anni e passa dal blitz (venne incredibilmente effettuato all’alba del 1 gennaio 2016) per prelevare le urine del marciatore Alex Schwazer nella sua casa altoatesina di Racine, al Ris di Parma inizia il testa del Dna, decisivo per provare l’alterazione del campione di quelle urine, funzionale all’ottenimento della sua squalifica in vista delle Olimpiadi di Rio.
Il 28 febbraio, infatti, è previsto, alla presenza del comandante del Ris, Giampiero Lago, un summit tra periti: quelli di Iaaf e Wada (rispettivamente la federazione internazionale di atletica e l’associazione mondiale antidoping, i veri burattinai di tutta l’operazione tesa a delegittimare Alex), dello stesso Schwazer e del tribunale di Bolzano, che dopo una lunga e tribolata rogatoria è riuscito ad ottenere dal laboratorio di Colonia il rilascio di un quantitativo sufficiente dei campioni A e B per il test del Dna.
Nella stessa occasione dovranno essere decise le procedure per lo svolgimento del test e il calendario dei lavori. Secondo gli esperti, ci vorranno due o tre settimane per ottenere il risultato.
A questo punto si aprono sostanzialmente due scenari. Se è stato stato effettuato, dallo stesso laboratorio di Colonia che ha ricevuto quei campioni due anni e passa fa, ciò che in gergo tecnico si chiama “filtraggio delle urine”, sarà molto difficile scoprire tracce, pur minime, del Dna di un altro soggetto, in grado di contaminare le urine ‘originali’ di Alex. Un’operazione, evidentemente, fraudolenta.
Se invece non è stato fatto alcun filtraggio, non dovrebbe essere difficile scoprire il taroccamento, tramite appunto il test del Dna.
C’è anche una terza, remota possibilità. Ossia che i campioni A e B siano diversi tra loro, il che vorrebbe dire “una manipolazione nella manipolazione”. Da tener presente che sia i responsabili del laboratorio di Colonia che quelli di Iaaf e Wada hanno già sostenuto che non sono da considerare ‘impossibili’ aperture illecite delle provette e quindi manipolazioni. Tanto per mettere le mani avanti.
C’è poi un quarto, altrettanto remoto scenario. Che i campioni di urine siano stati appositamente danneggiati, attraverso manovre successive di riscaldamento e raffreddamento: in questo modo non sarebbe riconoscibile alcun Dna, né quello di un ‘mister x’, né lo stesso di Alex. Ma sarebbe la prova lampante di un’operazione fraudolenta.
Nei giorni scorsi i legali della Iaaf si sono rivolti al gip di Bolzano Walter Pelino per ottenere il dissequestro dei ‘residui’ delle urine che ancora si trovano nel laboratorio tedesco. Con ogni probabilità per fare, a loro volta, delle controanalisi, forse un Dna tutto loro. Pelino ha respinto al mittente la richiesta.
Di tutta evidenza, ora tremano i vertici dei palazzi del potere, Iaaf e Wada in prima linea. Perchè è la prima volta che si trovano messi alle strette dalla giustizia ordinaria, avendo fino ad oggi ‘accettato’ solo i provvedimenti di quella sportiva: come dire, laviamo i panni sporchi in casa, senza alcun controllo e al di sopra di regole & leggi.
E dal giallo Schwazer (che proprio a metà dicembre 2015, quindi un paio di settimane prima del blitz, aveva denunciato davanti ai giudici del tribunale di Bolzano le combine di Iaaf e Wada) può scoppiare un autentico tsunami, mettendo a nudo l’uso di doping nello sport, affari milionari e altissime complicità, coperture & collusioni.
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8 febbraio 2018
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