Lettera aperta del C.I.A.G. (Comitato Idonei Assistenti Giudiziari)
Tra non molto, per l’italiano medio, uno dei tanti, che non sono in grado di procurarsi la tutela sanitaria pagando l’onorario a un medico privato, sarà arduo affidarsi al cosiddetto medico di famiglia. Gli statistici prevedono che tra non molto nel Paese ne mancheranno perlomeno quindicimila e per qualcuno in servizio è già emergenza, assalito da pazienti che chiedono di essere assistiti, nonostante abbia toccato la quota massima dei 1.500 consentiti. Il solito paradosso all’italiana è nel numero chiuso per l’ammissione alle facoltà di medicina e non è detto che gli esclusi non siano idonei all’ammissione. Il risultato? I medici che vanno in pensione non sono adeguatamente rimpiazzati.
Il deficit di professionisti non si ferma al delicato comparto dei medici e della relativa tutela della salute erga omnes. Altri settori della vita pubblica soffrono di patologie analoghe. E’ il caso delle migliaia di candidati Assistenti Giudiziari ritenuti idonei dall’esito del concorso bandito dal Ministero della Giustizia nel 2016, a un ventennio di distanza dall’ultimo concorso per queste fondamentali figure professionali che la complessa macchina della Giustizia denuncia carenti, tanto da ritardare i tempi processuali.
Qualche dato. Il giudizio di idoneità dei candidati è stato fortemente
selettivo: oltre trecentomila le domande di partecipazione al concorso, solo l’1,5 percento ritenuto idoneo. Hanno superato la prova soggetti di età compresa tra 19 e 64 anni, con prevalenza di idonei nella fascia d’età compresa fra trenta e trentacinque anni. La selezione degli idonei ha accertato la qualità delle esperienze di lavoro e la preparazione professionale. Molti sono i laureati in giurisprudenza e in economia, tanti abilitati alla professione forense.
E’ di dominio pubblico il disservizio che intralcia il funzionamento ottimale delle Corti d’Appello e di ogni altro ganglio dell’amministrazione della giustizia e : le cancellerie sopportano il maggior disagio per pesanti carichi di lavoro arretrato, causato da carenza di personale tecnico, sottodimensionato. Sono gravi le ripercussioni sui tempi di conclusione dei processi, sull’operato di avvocati e giudici.
L’emergenza è stata parzialmente affrontata dal governo, che ha indetto un concorso per 800 assistenti giudiziari, poi esteso ad altre 600 unità. Ne è scaturita una graduatoria per circa cinquemila idonei e 800 sono entrati in servizio. Gli altri 600 lo faranno in tempi brevi. Il ministro della Giustizia, Orlando, ha previsto l’immissione nei ruoli di altre 1.420 unità e ha così confermato l’urgenza di coprire le carenze denunciate, che si possono quantizzare in 10.000: evidente la necessità di andare oltre i provvedimenti approvati per sanare del tutto il vulnus delle carenze di personale.
Non v’è dubbio che se è decisivo l’impegno del governo occorre che la soluzione deve essere condivisa da tutte le forze politiche, sotto la spinta dell’opinione pubblica, di tutti i cittadini che sono direttamente o indirettamente interessati al buon funzionamento della giustizia.
L. S.
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