GIALLO MANCA / TUTTO DA ARCHIVIARE PER LA PROCURA DI ROMA

Un altro caso da archiviare. L’ennesimo mistero da scaraventare nel dimenticatoio. Ora succede con il giallo di Attilio Manca, trovato morto proprio 14 anni fa nella sua casa di Viterbo. Secondo la procura di Roma non c’è alcuna prova su killer e mandanti di stampo mafioso, quindi la pratica va archiviata.

Come sta succedendo per l’assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin nonchè per la tragica fine di Pier Paolo Pasolini. Stesso copione.

Il giovane medico siciliano, originario di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, si trovò coinvolto in una storia più grossa di lui. Ricordate i problemi alla prostata di Bernardo Provenzano durante la latitanza, nel 2003? Bene, le cure gli furono prestate a Marsiglia dall’urologo Manca: il quale, forse, venne a conoscenza di qualcosa che non avrebbe mai dovuto sapere. E per questo gli fu fatale, qualche mese dopo, una dose letale di eroina. “Doveva morire”.

Non fu però omicidio, secondo gli inquirenti di Viterbo, che per ben due volte hanno archiviato il caso: un suicidio in piena regola. Un altro porto delle nebbie, quello viterbese.

Come torna prepotentemente ad essere la procura capitolina. Oggi l’archiviazione viene chiesta dal sostituto Maria Cristina Palaia e dal procuratore aggiunto Michele Prestipino. A controfirmare la richiesta il procuratore capo Giuseppe Pignatone. Il quale ha posto il suo sigillo anche sulla richiesta di archiviazione tombale per Alpi e Hrovatin, dopo la richiesta del pm Elisabetta Cennicola (il tutto dovrà passare al vaglio finale del gip ad aprile).

Secondo gli inquirenti le ben cinque verbalizzazioni dei collaboratori di giustizia che indicano piste mafiose per l’omicidio Manca non solo attendibili, del tutto prive di riscontri, quindi inutilizzabili. Tra i collaboratori fa capolino anche il camorrista Giuseppe Setola, alias ‘o cecato, che invece ci vedeva benissimo per sparare alle sue vittime. Una ricostruzione “sconnessa e poco chiara”, quella di Setola. Come del resto quella dell’autista di Provenzano, Stefano Lo Verso, piena di “supposizioni e ipotesi che non possono andare a riscontrare neppure altre dichiarazioni”. Insomma, tutta monnezza inservibile.

Secondo le toghe romane, quindi, “non è possibile provare in alcun modo un effettivo coinvolgimento di Manca nelle cure di Provenzano, da cui far derivare la necessità di eliminarlo, e ancor più contraddittorie sono le risultanze in merito agli ipotetici autori”. Il buio più totale.

Un altro flop della giustizia di casa nostra.

 

nella foto Attilio Manca


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