REPUBBLICA DI A.L.A. / VOLA FIN DAL SACRO ROMANO IMPERO

Pochi lo sanno, ma nel verde delle valli trentine stanno germogliando le Utopie. Che man mano  prendono corpo e concretezza. L’antico Stato abbaziale  in Ala, infatti, s’è appena data una Costituzione estremamente innovativa, tutta finalizzata alla salvaguardia e alla valorizzazione del Bene comune, attivando una partecipazione piena e diretta alla gestione della cosa pubblica.

Abbiamo già esaminato (vedi link in basso) i principi base della Carta elaborati a fine dello scorso anno. Adesso cerchiamo di capire come si è sviluppata quella che è ora la Repubblica Universale di A.L.A, fin dai tempi più remoti.

Le prime notizie risalgono al I secolo avanti Cristo, con precise tracce della presenza romana. Ed è con l’avvento del Cristianesimo che quel territorio allo sbocco della Val di Ronchi nella Vallagarina diventa il cuore pulsante di comunità religiose, cristiane e laiche, legate da vincoli fraterni. Una valle dai confini inizialmente ampi, che nel tempo andranno restringendosi, per via di frequenti donazioni – anche a fini umanitari – di lembi del territorio.

Quell’enclave, poi, diventa la sede del Principato Vescovile di Trento, l’Archidiocesis Tridentinus, un vero e proprio piccolo Stato in ottimi rapporti con il Sacro Romano Impero: un’entità minuscola ma vitalissima a confronto con il colosso che tutti conosciamo. E tra le due realtà, pur così diverse non fosse altro che per le dimensioni, esisteva un forte rispetto, che denotava lo spirito di marcata autonomia e indipendenza del Principato trentino. La consacrazione di ciò è datata 1027, quando l’imperatore romano Corrado II – rammentano le storie – “ne lodò la storica pacifica indipendente presenza e fu fiero della sua alleanza, considerandolo indipendente ed amico”.

La bandiera della Repubblica di A.L.A.

La bandiera della Repubblica di A.L.A.

Secondo alcuni storici, tale riconoscimento era avvenuto già una ventina d’anni prima, per la precisione del 1004, allorchè l’imperatore Enrico II, grato al Vescovo Uldarico I e al popolo tridentino per l’aiuto fornitogli nel conflitto con Arduino d’Ivrea, che venne sconfitto alle chiuse della Valsugana, ne sancì l’autonoma strutturazione indipendente dalle vicende imperiali, e comunque alleato dello stesso Sacro Romano Impero.

Ma eccoci ad uno dei punto focali. Il principio di “fratellanza religiosa”, di dialogo continuo tra le fedi trova una sintesi proprio in quel piccolo territorio dove si riesce a realizzare una convergenza sostanziale tra Chiesa cattolica e chiesa ortodossa, sanando quella frattura che secoli prima s’era verificata nella Cristianità con lo scisma, appunto, tra le due chiese. Via, quindi, tutte le ideologie dividenti, in forza dei principi di Amore, Libertà e Armonia (che è poi il significato dell’acronimo di A.L.A.), capaci di suturare tutte le ferite vissute e patite nel passato. In sostanza, mentre nel ‘mondo’ era conflitto continuo tra Chiesa cattolica e ortodossa, traversate sempre da scismi interni, ad A.L.A. s’era creata un’oasi non conflittuale: non solo, ma oasi di pace e fratellanza tra i fedeli delle due chiese, e verso il mondo.

Torniamo alle date. Nel 1172 viene assassinato ad Arco – su mandato dei conti di Appiano – il principe-vescovo Sant’Adelpreto II della famiglia Hohenstauen (la stessa di Federico Barbarossa). Ma tale episodio non infranse la sovranità del Principato. Infatti furono l’imperatore Federico Barbarossa in persona e suo figlio Enrico VI a riconoscere e riaffermare l’autorità del principe-vescovo, il quale all’epoca batteva moneta propria e aveva il controllo circa l’imposizione delle tasse.

Autonomia custodita ma un territorio man mano di minori dimensioni. E allora a causa di donazioni ‘forzate’, proprio per via dei conflitti. Veniva risposto – si ricorda – con “mitezza evangelica alla prepotenza di chi erodeva il territorio”, proprio per seguire il motto evangelico (Luca) “a chi ti strappa il mantello non rifiutare neanche la tunica”.

Nel ‘200 il principato venne retto e riorganizzato da Federico Vanga, parente dell’imperatore Ottone IV. Alleatosi con il vescovo di Bressanone, riuscì a riaffermare la sovranità del suo territorio: e portò a termine un’operazione storica, ossia riunificare tutti i documenti e le leggi dell’epoca – sistematizzandole – dando così vita al poderoso Codex Wangianus, altro baluardo a tutela della proprio autonomia.

In questa foto e in apertura, monsignor Adeodato Leopoldo Mancini.

In questa foto e in apertura, monsignor Adeodato Leopoldo Mancini.

IL MONSIGNORE DEL CAMPER IN AIUTO DEGLI ULTIMI

Un’autonomia che, pur tra mille sacrifici, arriva fino ai giorni nostri.

Ed eccoci ad un’altra figura cardine, quella di monsignor Adeodato Leopoldo Mancini, protagonista del rinnovamento e della riorganizzazione dello Stato di A.L.A. Una figura mitica, la sua, capace di ridare slancio ai principi fondanti, di ritrovare quello spirito di collaborazione sostanziale tra i fedeli della Chiesa ortodossa e di quella cattolica e, soprattutto, di dar vita a una chiesa degli ultimi, ossia al costante servizio del prossimo.

Monsignor Mancini, tra l’altro, è stato patriarca della Chiesa ortodossa orientale assiro-caldea e monarca della Pietà del Pellicano. Quel pellicano che, strappandosi dal petto i pezzi della sua carne per dare il cibo ai piccoli, è il simbolo della donazione di sé per gli altri: un sacrificio volto all’estremo verso tutti, e senza nulla domandare in cambio. Verso quel “prossimo da servire” di cui Mancini costantemente parlava.

Lo chiamavano “il monsignore del camper”, per il suo costante girare a bordo di un piccolo camper nella valle, “pronto ad essere dove è il dolore, perché  lì è il Cristo a donare la Felicità”. Un continuo aiuto ai malati, ai sofferenti, ai bisognosi, ai minori, agli anziani.

Senza peraltro dimenticare la forte spinta alla comunione delle fedi. Così raccontano nella sua valle: “ha svolto una incessante attività a vivere e illustrare la singolarità della chiesa Assiro Caldea, perfettamente ortodossa e al tempo stesso perfettamente cattolica senza alcuna contraddizione, perché ancorata alla cristianità. Nel nome dell’amore Mancini ha realizzato, dal punto di vista giuridico, la prima forma di diritto ecumenico”.

E una tappa fondamentale è l’incontro con Giovanni Paolo II. E’ del 1994, infatti, la dichiarazione comune cristologica tra chiesa cattolica e chiesa assiro caldea, firmata da papa Woytila, con la quale viene superato anche l’ultimo ostacolo teologico.

Nel 2001, poi, la Congregazione per la Dottrina della chiesa dichiara perfettamente valida la liturgia assiro caldea e a tutti gli effetti valido il sacramento celebrato con questo rito.

Monsignor Mancini muore il 15 giugno 2015.

Due anni dopo comincerà l’iter per dar vita alla nuova Costituzione della Repubblica Universale di A.L.A.


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