Pedemontana Lombarda, siamo all’ennesimo capitolo della sceneggiata. Si è appena dimesso il presidente, l’ex colonnello delle Fiamme gialle Federico Maurizio D’Andrea, che esattamente un anno fa aveva preso il posto di Antonio Di Pietro, l’ex capo del pool di Milano ed ex fondatore-affondatore di Italia dei Valori che aveva guidato la società per circa un anno e mezzo.
La stessa riunione del consiglio d’amministrazione che ha visto D’Andrea rassegnare le sue dimissioni per contrasti con gli altri componenti del cda, ha anche ratificato la decisione di rescindere un importante accordo, quello con il colosso delle infrastrutture internazionali Strabag, accordo da 1 miliardo e mezzo di euro e finalizzato alla realizzazione del secondo, strategico lotto dell’arteria lombarda fortemente voluta da Di Pietro quando era ministro delle Infrastrutture nel 2007, governo Prodi. Circostanza che gli ha fatto ottenere la poltrona di numero uno per espressa decisione dell’ormai ex presidente della Lombardia, Roberto Maroni.
La Pedemontana ha appeno evitato il crac, sommersa da una montagna di debiti, perchè è stato varato un mutuo, sotto la supervisione di Banca Intesa, da 200 milioni di euro. Tale decisione aveva convinto i giudici del tribunale fallimentare di Milano, lo scorso autunno, a non decretare il fallimento.
Una decisione che era giunta a fagiolo per evitare grossi problemi agli ex amministratoro, tra i quali lo stesso Di Pietro, il quale aveva ad esempio firmato il bilancio 2016, bilancio sotto i riflettori dei giudici fallimentari.
Era lo stesso Di Pietro ad assicurare: “possiamo garantire un’autonomia finanziaria alla Pedemontana fino a gennaio 2018”. E poi?
Il candidato Pd per la prossima poltrona di Governatore della Lombardia, Giorgio Gori, così commenta l’attuale situazione: “nonostante il crac sfiorato, il progetto della Pedementana non può finire, deve essere rivisitato. E per rivitalizzarlo occorre tornare agli investitori privati”.
Accusa invece Dario Violi, il candidato dei 5 stelle: “il disastro della Pedemontana è l’emblema del fallimento di tutta la classe politica che in Lombardia per decenni ha fatto gli interessi della grande speculazione e delle banche, dimenticando del tutto i cittadini e l’interesse pubblico”.
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