Sul delicato tema dell’alimentazione, dell’uso delle carni nella nostra società, dei desequilibri ambientali sempre più marcati e dei giganteschi rischi ai quali stiamo andando incontro, ecco un intervento di Bruno Fedi, medico chirurgo, per anni docente alla Sapienza di Roma e cofondatore del Movimento Antispecista.
Il problema alimentare si evidenzia con la nascita del movimento animalista. Alla base c’è Il tema dei diritti degli animali, ma più genericamente quello della violenza e crudeltà del rapporto uomo/altri viventi. La questione del cibo nasce con la vita stessa e si evolve dai primi ominidi fino all’uomo moderno. L’alimentazione dei nostri più antichi progenitori era vegetariana: erano dei raccoglitori. Successivamente l’alimentazione è divenuta prevalentemente carnea, quando i nostri antenati sono divenuti dei cacciatori. Con la rivoluzione agricola, l’alimentazione ridiventa vegetariana e di nuovo carnea durante i secoli delle invasioni barbariche. I barbari che invasero l’impero romano erano nomadi e non potevano coltivare la terra. La loro vittoria rese l’alimentazione carnea una caratteristica fondamentale dei vincitori: creò il mito della carne.
Tuttavia per secoli l’alimentazione carnea non è stata disponibile per tutti. Fino alla prima guerra mondiale, mangiare carne era fatto eccezionale: c’era un’alimentazione vegetariana resa obbligatoria dalla povertà.
Il vero cambiamento è avvenuto dopo la seconda guerra mondiale, con l’esplosione dei consumi, specialmente di cibo di origine animale. Si è arrivati a produrre cibo vegetale, prevalentemente per gli animali. Si è arrivati al punto di utilizzare farine di origine animale per nutrire animali naturalmente erbivori.
Allo scoppio della epidemia della “malattia di Creuzfeld – Jakob “ esistevano in Italia 700.000 tonnellate di farine d’origine animale, di cui non si sa quale sia stato il destino. Il fatto fondamentale è che una parte della carne prodotta è stata usata per produrre altra carne. Tuttavia, l’epidemia citata e la crisi economica hanno indotto la società ad una moderata riduzione dei consumi. Contemporaneamente, l’inquinamento è diventato un problema globale e sono nati, in molti paesi, gruppi di ecologisti che hanno riflettuto sui rapporti fra etica, scienza, legge, società.
Questi fattori hanno concorso tutti ad una riduzione dei consumi. A taleriduzione, l’industria produttrice di carne ha reagito con la pubblicità. Attualmente si spendono 400 milioni di euro ogni anno di pubblicità per aumentare i consumi. Ciò non impedisce che attualmente si veda la carne come uno dei fattori principali di inquinamento; uno spreco di risorse; un elemento di diseguaglianza sociale ed uno dei fattori fondamentali di cambiamento del clima.
C’è stato dunque un totale rovesciamento della posizione dell’immediato dopoguerra, che faceva seguito ad anni di fame. La carne era tornata ad essere un mito: l’alimentazione carnea produceva tutto: salute, bellezza, forza, livello sociale. Tutto ciò è solo una brevissima storia dell’alimentazione, necessaria a comprendere la situazione attuale.
EPIDEMIE E PATOLOGIE
Gli animali ci hanno fornito cibo, ma ci hanno anche regalato le grandi epidemie della storia. Molte delle grandi epidemie sono dovute a batteri o virus passati dagli animali all’uomo. Dal vaiolo (bovini), alla peste (roditori), fino alla spagnola (suini), all’attuale AIDS (scimmie), al virus Ebola ed al morbo della mucca pazza, è stata tutta una serie di passaggi di patogeni dagli altri animali all’uomo. In parte il fenomeno è dovuto all’organizzazione dell’uomo in grandi agglomerati urbani ed alla produzione di tipo industriale. Si è arrivati, in questo settore, al punto di ipotizzare il recupero delle proteine presenti nelle feci, per alimentare gli animali!
Oggi il problema non è pù quello del trasferimento di virus o batteri, nonostante che l’uso indiscriminato di antibiotici nei grandi allevamenti sia la ragione diretta della nascita della resistenza batterica. I batteri selezionati dall’uso indiscriminato di antibiotici passano facilmente dagli altri animali all’uomo.
Tuttavia il problema percepito dall’opinione pubblica, non è quello delle malattie infettive, bensì quello dei tumori e delle malattie degenerative del sistema nervoso centrale. La situazione è totalmente innaturale ed è provocata fondamentalmente dal tentativo industriale di ridurre i prezzi per aumentare i consumi. Il basso costo d’acquisto significa, in realtà, inquinamento ambientale e costi altissimi, insostenibili per la collettività.
Il prezzo totale, comprensivo del danno prodotto dall’inquinamento, è 100 volte superiore al prezzo di produzione della carne stessa. Per comprenderlo, basta pensare all’enorme spreco che viene effettuato della carne ottenuta con i metodi attuali.
Questo è evidente specialmente in Italia, dove si usano a scopo alimentare solo i quarti posteriori degli animali. In pratica si utilizza il 30 per cento dell’animale macellato a scopo alimentare. Fino a un secolo fa, l’animale veniva utilizzato totalmente. Lo spreco domina dunque la produzione ed il consumo.
CHE FARE?
A questo stato di cose si è tentato debolmente di rimediare: i “Verdi” fecero un tentativo inefficace di cambiamento. Ottennero risultati insignificanti: un aumento della superficie a disposizione dei polli in batteria; una diminuzione del numero di ore di trasporto per bovini e suini. La situazione non cambiò. Per esempio: non si proibì la presenza di decine di migliaia di animali in uno stesso capannone e conseguentemente si permise la nascita di nuovi ceppi batterici e virali. Si fecero anche tentativi di sostituire una parte della carne con i pesci, ma l’impoverimento dei mari ha limitato questo tentativo. Neppure l’allevamento dei pesci, per esempio salmoni e trote risolve il problema: il 30 per centodegli animali muore.
L’ambiente, per l’allevamento e la strage degli animali usati come cibo, non solo non può sostenere l’impatto dei farmaci e delle sostanze usate in agricoltura come erbicidi e pesticidi, ma non può sostenere neppure il consumo di acqua, di energia, di cereali, di superficie agricola. Per i consumi attuali, se ci uniformassimo a quelli degli Stati Uniti, sarebbero necessari cinque pianeti Terra!
In questa situazione, non contano le opinioni, ma i fatti: nessuno rinuncia ai privilegi acquisiti; tutti accusano gli altri degli sprechi; i consumi aumentano vertiginosamente (si apre il mercato cinese); non si può proibire tutto e neppure liberalizzare tutto; l’iperproduzione è vanificata dagli sprechi.
Le leggi, dal canto loro, i favoriscono gli sprechi: per esempio la scadenza di alcuni cibi è limitata a poche ore. Non si ostacola il trasporto inquinante.
In alcuni paesi queste notizie sono addirittura proibite. In altri nessuno informa, oppure si disinforma.
Conseguentemente le risorse alimentari, anche se sufficienti per oltre 8 miliardi di esseri umani, non sono ben distribuite e risultano insufficienti, cosicché oltre 1 miliardo di uomini è sottoalimentato e 30 milioni muoiono per fame ogni anno.
Le previsioni non sono rosee: entro il 2050 i mari saranno desertificati e l’acqua necessaria alle culture agricole sarà assolutamente insufficiente.
In questa situazione constatiamo che la frequenza di morte per tumori è passata dal 2 per cento del 1900 a molto oltre il 30 per cento nel 2000. I tumori sono enormemente aumentati e mi pare fondamentale sottolinearne le cause: presenza di residui mutageni nell’alimentazione carnea; presenza di aldeide Malonica nella carne; aumento dell’aterosclerosi e riduzione delle difese immunitarie; aumento della colesterolemia; aumento di glicuronidasi nelle feci e conseguente aumento di tumori ormono dipendenti; aumento di radicali liberi nell’organismo; aumento dei batteri intestinali (quattro volte di più nell’alimentazione a base di carne); aumento dei nitriti delle amine etero cicliche, di metalli pesanti, diatrazina molinate e bentazzone nei icbi e nell’ acqua presenza di diossina e di una miriade di altri mutageni.
Esistono prove statistiche della responsabilità dell’alimentazione, nella patologia umana: per esempio l’aumento di frequenza del cancro della prostata e del seno fra gli immigrati asiatici negli Stati Uniti. In una sola generazione, la frequenza raggiunge quella americana.
Esistono anche delle fondamentali ragioni biologiche, che è necessario sottolineare: assenza di dose soglia; più cause mutageni contemporanee hanno un’azione ed un effetto moltiplicatorio, non solo di somma.
UNA SITUAZIONE DRAMMATICA
Tutti questi fatti sono intollerabili sia dal punto di vista sanitario che da quello economico, ma prima di tutto da quello etico. Non solo è intollerabile economicamente la spesa per la produzione della carne, ma è intollerabile economicamente e moralmente la spesa per curare le malattie prodotte dalla carne.
L’80 per cento della spesa sanitaria del paese è per le malattie croniche, fra cui prevalgono i tumori, mentre contemporaneamente sono in rapido aumento le malattie degenerative del sistema nervoso centrale che sono la regola, nella terza età, negli Stati Uniti.
Tutto questo non è stato sufficiente ad eliminare le sovvenzioni statali per coltivare il tabacco e tantomeno si è ostacolata la produzione della carne.
Quali conclusioni? C’è una sola cosa possibile da fare: ridurre drasticamente il consumo della carne. Tuttavia in Italia 2 milioni di persone lavorano nel settore. E’ quindi inevitabile la gradualità.
Il primo passo da fare è certo quello di prendere coscienza del problema; di questo i politici sembrano beatamente ignari, compresi i Cinque stelle. I politici non pensano all’ecologia ma ai voti degli addetti al settore che sono 2 milioni. La stampa, invece, pensa alla pubblicità. Così i cittadini vengono mantenuti all’oscuro del problema e non possono neppure tentare di risolverlo. Il fatto è di estrema gravità, perché oltre gli aspetti economici e quelli riguardanti la salute esistono gli aspetti sociali. Ingannare un singolo cittadino è una truffa. Invece ingannare l’opinione pubblica mondiale a scopo di lucro, provocando un enorme numero di malattie e di morti, nonchè alterando in clima con conseguenze drammatiche, viene considerato cosa di nessun conto.
Ma è una truffa collettiva seguita da strage, che ha la sua prima radice nell’indifferenza al dolore altrui e nell’ignoranza di chi dovrebbe rappresentare politicamente i cittadini.
Sapere è la prima forma di difesa e l’inizio del cambiamento.
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