Il potere non logora chi ce l’ha

Loro si arrabbiano, professano innocenza, contrattaccano e accusano di vittimismo, di razzismo al rovescio chi lamenta sistematica parzialità del pianeta calcio per le cosiddette “grandi”. Lo scandalo di arbitraggi compiacenti per il triangolo di potere Torino-Milano-Roma è antico, quanto questo sport avvelenato dagli affaristi che puntano a insediarsi nell’èlite nazionale ed europea con operazioni finanziarie spregiudicate, ingaggi di calciatori e tecnici di indecente entità e subordinazione, non solo psicologica, dei media. Ed è decisiva la complicità, più o meno palese degli arbitri. Alla loro discrezionalità è concesso di interpretare il regolamento, in special modo nel giudicare fasi di gioco ai limiti dell’evidenza. Negli anni d’oro del calcio italiano il ruolo dei signori con il fischietto era di ampia autonomia di giudizio e per loro era più agevole sottrarsi alle critiche: potevano invocare alibi in parte credibili: la velocità di un’azione contestata, la relativa distanza da fasi di gioco complesse (l’offside, i falli in area di rigore, se rimessa dal fondo o corner, ecc). A quel tempo non sono mancati comunque episodi di accertata corruzione, con conseguente eclissi del giudice di gara ritenuto colpevole di faziosità.

Molto è cambiato. Oggi il direttore di gara, oltre che dai guardalinee, è coadiuvato dai colleghi “di porta” e, recentissima innovazione, dal famigerato Var, aggeggio elettronico che consente di rivedere al rallentatore azioni di dubbia interpretazione. Correttezza garantita? Purtroppo no. Gli esempi si sprecano e l’ultimo in ordine di tempo, di particolare gravità, regala due punti alla Juventus, ne priva un meritevole Cagliari e danneggia il Napoli che ora sarebbe a più tre sulla Juve senza l’“errore” reiterato dell’arbitro Calvanese, bocciato con un quattro in pagella perfino generoso. In un mondo sano del calcio il signore in questione dovrebbe essere spedito e di corsa a dirigere la partitina del sabato scapoli-ammogliati. Calvanese dice infatti di non aver visto il fallo di mano di Bernardeschi, commesso prima di segnare il gol dell’uno a zero con cui la Juve ha battuto il Cagliari e ha mantenuto il minimo distacco dal Napoli. Non vista neppure la gomitata sferrata dal bianconero Benatia a Pavoletti della squadra sarda. Il caso di cui parliamo è un classico esempio di utilità del Var, da consultare ascoltando le proteste, vibrate, ma inutili della squadra danneggiata. Con fare protervo Calvanese lo ha negato e ha indicato il centro del campo. Una vittoria sporca, questa della corazzata Juventus: la prima? E che dire delle scelte Skay di affidare quasi in esclusiva le telecronache delle partite tra big alla coppia numero uno della redazione sportiva e mai al Napoli oad altre compagini degne di attenzione? La discriminante è solo frutto di causalità e sbadataggine? A Napoli si dice “Ccà nisciuno è fesso”


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