E’ molto difficile pensare a un mondo senza Ferdinando Imposimato. Senza il suo profondo senso della Giustizia, senza il suo coraggio, le sue battaglie. Un grande amico da quarant’anni, sempre vicino alla Voce. Ci mancherà come l’aria.
E mancherà al Paese, alla Costituzione che ha difeso con tutte le sue forze e la sua intelligenza anche nello scontro referendario di poco più d’un anno fa. Una costante, nelle sue riflessioni, la difesa della nostra Carta, la sua autentica attuazione.
Era di una chiarezza illuminante, nei suoi ragionamenti. Proprio nella bagarre referendaria, molte persone mi dicevano: “ho sentito un commento di pochi minuti di Imposimato e finalmente ho capito come stanno le cose”.
Ecco, ad esempio, cosa ha scritto Ferdinando: “Piero Calamandrei, uno dei padri della patria affermò nel 1947 che al Governo era inibito di partecipare alla riforma costituzionale: ‘nella preparazione della Costituzione il Governo non ha alcuna ingerenza, nel campo del potere costituente non può avere alcuna iniziativa, neanche preparatoria. Quando l’assemblea discuterà pubblicamente la nuova Costituzione, i banchi del Governo dovranno essere vuoti’”.
Un comportamento un po’ differente rispetto a quello tenuto da Renzi & C., con un gioco truccato e regole prese a calci.
Una straordinaria carriera di magistrato – quella di Imposimato – il trauma dell’uccisione del fratello Franco, una vendetta trasversale perchè era arrivato già allora a delineare i rapporti tra Mafia e Politica. Aveva lavorato gomito a gomito con Falcone e Borsellino e fu il primo, Ferdinando, ad individuare la pista economica per le due stragi. Quando a metà anni novanta, come componente della commissione Antimafia e firmatario della relazione di minoranza, ricostruì un quadro dettagliato di rapporti e connection, individuando nei primi lavori per l’Alta Velocità uno dei principali moventi.
E proprio per scrivere “Corruzione ad alta velocità” s’incrocia con un grande del giornalismo d’inchiesta, Sandro Provvisionato, scomparso qualche mese fa. Un libro profetico, un vero manuale per districarsi tra corruzioni e affari. E due figure che fanno da sfondo in tutta la vicenda: l’uomo che volle con forza la TAV, Romano Prodi, e l’uomo che mise in naftalina le più importanti inchieste sulla TAV, Antonio Di Pietro, il quale usò anche un insolito guanto di velluto con l’uomo a un passo da Dio, Pierfrancesco Pacini Battaglia, il depositario dei segreti targati Enimont, e non solo.
E’ poi la volta di “Doveva Morire”, sul rapimento e l’uccisione di Aldo Moro, sempre scritto a quattro mani, Imposimato e Provvisionato. Un altro libro profetico, capace di ricostruire in modo perfetto i tasselli del mosaico criminale, costato la vita allo statista Dc. Un vero e proprio ‘omicidio di Stato’ per la regia della Cia, che mandò in Italia un suo uomo, Steve Pieckzenic.
Una ricostruzione che andava molto oltre le tante altre, ultima fra tutte quella della commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Moro, che ha appena terminato i suoi lavori. Come al solito, Imposimato era davanti a tutti gli altri, con le sue analisi, anni e anni prima.
Mitica, per noi della Voce, una sua “Controinchiesta” di metà anni ’80 sul caso Cirillo: la prima “trattativa” Stato-camorra, con una conclusione ben diversa: mentre Moro ‘doveva morire’, con Cirillo, invece, si saldava il patto post terremoto tra lo Stato e la camorra, che diventava una vera e propria spa.
Da una controinchiesta all’altra, eccoci alle Torri Gemelle. Una vicenda che pochi conoscono e che la Voce ebbe la fortuna di raccontare. Imposimato viene incaricato dal tribunale dell’Aja di effettuare uno studio sulla tragedia delle Twin Towers. Ne viene fuori una ricerca minuziosa, super documentata, che smonta pezzo per pezzo le versioni ufficiali a stelle e strisce. Personaggio centrale della story è Mohammed Atta, uno dei capi commando, che per un anno aveva potuto muoversi liberamente tra Usa e Europa, sotto lo ‘stretto’ controllo della Cia e dell’Fbi: eppure si trattava di un soggetto “a rischio”. In basso potete trovare l’inchiesta che Imposimato scrisse per noi (una delle tante che gli hanno fatto conseguire il tesserino di giornalista pubblicista).
Rammentava spesso Tucidide, la possibilità di pronosticare il futuro guardando alle lezioni del passato. E il suo cuore, la sua passione civile pareva non aver confini. Un entusiamo contagioso il suo, come testimoniano le tante battaglie con i 5 Stelle e il plebiscito di consensi ottenuto in occasione delle consultazioni grilline per la nomina a Capo dello Stato.
Ciao Ferdinando.
Qui sotto le pagine dell’articolo di marzo 2012. A seguire l’articolo sull’ultima edizione cartacea della Voce, novembre 2016.
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