In tempi di siamo tutti buoni, due storie parallele di eroi protagonisti di altruismo, non ancora intossicati da egoismo. Incidente stradale in Alto Adige. L’auto in cui viaggiavano una donna e il figlioletto di sei anni, finisce fuori strada, in una scarpata
per circa 150 metri. La madre è ferita gravemente, il bimbo, illeso, corre a perdifiato nel bosco, in piena notte, e chiede aiuto al contadino di un casolare che avverte i soccorritori. La donna, trasportata in ospedale, non è in pericolo di vita, il bimbo è stato ricoverato in stato di choc.
Si chiama Kelsey (nella foto), è un Golden Retriever e antepone alla propria vita la fedeltà al padrone che ha salvato dalla morte per assideramento. La storia di questo eroico cane ha come scenario il Michigan. In una serata glaciale con temperatura di meno ventiquattro gradi. Bob, il padrone, esce in giardino per prendere della legna per il camino. Si ferisce accidentalmente, perde i sensi. Interviene Kelsey, si stende su di lui e lo ripara dal congelamento con il calore del corpo. Abbaia per ore per richiamare l’attenzione di soccorritori, continua a leccarlo fino a farlo tornare ridestare. Finalmente lo ascoltano i vicini di casa. L’uomo, trasportato in ospedale se la cava. Il medico: “Senza l’assistenza eroica del cane non si sarebbe salvato”.
Tutto e il contrario di tutto. Babbo Natale, a bordo di una slitta appesantita dai doni per i signori parlamentari, ha volato su Palazzo Madama e Montecitorio e ha compiuto due “onorevoli” soste istituzionali. A deputati e senatori ha recato in dono la conferma dei vitalizi (in crescita da 133,3 a 136,1 milioni), che come volevasi dimostrare non sono stati aboliti, per volontà sommerse ed emerse dell’intero consesso maggioranza-opposizione. Di più: la partitocrazia ha detto no anche allo stop al tetto degli stipendi. Dove sono finite le promesse di una sana revisione delle spese ingoiate dal Parlamento? E di che si lamenta la politica se cresce il popolo delle astensioni elettorali?
Di regalo in regalo: il neo vicedirettore della Direzione Investigativa Antimafia è il signor Gilberto Caldarozzi, condannato a tre anni e otto mesi per falso. Fui a firmare i verbali che dichiaravano fasulle le prove d’accusa nei confronti di quanti furono torturati all’interno della scuola ligure Diaz in corso del G8 di Genova. Ora è’ lui il numero due dell’antimafia, promosso dal governo in carica. Dopo la condanna, Caldarozzi, interdetto per cinque anni a ricoprire incarichi pubblici, non ha subito danni dalla condanna. Ha lavorato per una banca e come consulente della Finmeccanica. Disse di lui la Cassazione: “Si è prestato a comportamenti illegali di copertura poliziesca propri dei peggiori regimi antidemocratici.” Appena scaduta l’interdizione gli è riconosciuto un ruolo di grande prestigio nella lotta alla criminalità
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