Forse una svolta nel giallo di Serena Mollicone, la ragazza uccisa sedici anni fa ad Arce, in provincia di Frosinone. Sono stati iscritti nel registro degli indagati due militari. Non solo, ma secondo gli esiti di una perizia effettuata da un istituto milanese sul corpo riesumato l’anno scorso, ci sono tracce di un impatto frontale, sulla testa, tracce compatibili con i segni rinvenuti su una porta. La porta dell’appartamento dell’allora comandante della stazione dei carabinieri di Arce, Franco Mottola, ancora oggi in servizio.
Notizia clamorosa, quest’ultima. Dal padre di Serena un ricordo concreto: sua figlia aveva una storia con Marco Mottola, figlio del comandante. Una storia però bruscamente interrotta, perchè a quanto pare il ragazzo era entrato in un pericoloso giro di droga. E forse, quel giorno della tragedia, Serena era andata in caserma proprio per denunciarlo.
La testimonianza base sulla presenza di Serena in caserma è stata fornita quasi dieci anni fa da un giovane militare, il brigadiere Santino Tuzi, che nel 2008 verbalizzò davanti ai pm di aver visto, proprio quella mattina, la ragazza entrare in caserma. Anzi – precisò – si trattava dell’alloggio in uso alla famiglia del comandante. Una lunga permanenza nell’abitazione, dalle 11 fino almeno alle 14 e 30, quando Tuzi smonta.
Quattro giorni dopo quella clamorosa verbalizzazione, una vera svolta nelle indagini, Tuzi muore. Si spara un colpo alla testa. Oggi la figlia sostiene che si è trattato di un gesto per proteggere la famiglia da ricatti e pressioni. Sì, perchè proprio Tuzi aveva annotato, sul registro presenze della caserma, il nome di Serena Mollicone. Ma quel nome risulta poi cancellato alla meno peggio.
La circostanza, comunque, era stata riferita dal giovane brigadiere agli inquirenti.
Passiamo ai due militari da poco iscritti nel registro degli indagati della procura di Cassino. Si tratta di Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano. Il primo è accusato di concorso in omicidio e di istigazione al suicidio proprio di Tuzi; il secondo di favoreggiamento, per aver nascosto dei fatti rilevanti a sua conoscenza (si vedrà poi quali).
Da tener presente che risultano sempre nel registro degli indagati, fin dal 2011, Mottola padre, Mottola figlio e la consorte del primo, Anna.
Tra depistaggi e false piste, si arriverà finalmente a far luce su quell’omicidio di 16 anni fa?
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