A 37 anni dalla tragedia di Ustica continuano ad arrivare novità. L’ultima ‘uscita’ è di un marinaio americano, all’epoca in servizio sulla portaerei Usa Saratoga. La bomba – o meglio il tric trac – viene sparato in vista del Capodanno da un esperto doc di stragi, Andrea Purgatori, oggi autore di un programma, Atlantide, per la sempre più ospitale La 7. Nella puntata del 20 dicembre, infatti, va in scena il marinaio che dopo 37 anni, per incanto, riacquista la memoria.
Prima c’era il bau bau della Cia – questo il motivo per tanta paura di parlare – adesso non c’è più: “Oggi non credo che possano ancora mordere”, le parole del sailor man a stelle e strisce, il Popeye formato Walt Disney.
Ma cosa racconta il nuovo oracolo, Brian Sandlin? “Quella sera ci hanno detto che avevamo abbattuto due mig libici”. Non se ne era accorto.
“Era quella la ragione per cui siamo salpati: mettere alla prova la Libia. Eravamo coinvolti in un’operazione Nato e affiancati da una portaerei britannica e una francese”.
E ancora: “Il capitano Flatley ci informò che durante le nostre operazioni di volo due Mig libici ci erano venuti incontro in assetto aggressivo e avevamo dovuto abbatterli”.
Nel corso dell’intervista l’ora coraggioso marinaio si dichiara disponibile a smentire la pista di una bomba terroristica a bordo dell’Itavia: peccato si tratti di una pista che nessuno si sogna più di battere da un secolo.
Molto più credibile la ricostruzione effettuata per Canal Plus – che conta qualcosina in più di La 7 – un anno e mezzo fa da alcuni reporter francesi.
Il missile partì da un aereo transalpino decollato dalla portaerei Foche, la quale perciò si trovava nelle acque del Tirreno, e non nel porto di Tolone, come per anni falsamente sostenuto dalle autorità parigine. Nel reportage di Canal Plus veniva illustrata anche un’altra pista (ritenuta però molto meno attendibile della prima): ossia che l’aereo killer sarebbe partito da una base di terra, acquartierata in Corsica, a Solenzara.
Ma ci sono due precedenti da non poco per quella prima ricostruzione. Dieci anni fa esatti, nel 2007, l’ex capo dello Stato Francesco Cossiga rinfresca la memoria e rammenta: “sono stati i francesi, loro sì che sanno conservare i segreti a tutti i costi. L’aereo col missile era decolllato dalla portaerei Clemanceau”.
Il primo, però, a dettagliare quello scenario di guerra fu Franco Piro, addirittura nel 1991, quando era un parlamentare del Psi. Intervistato dalla allora Voce della Campania sul giallo di Ustica, pronunciò le stesse parole di Cossiga, anche se con oltre 15 anni di anticipo. Parlò della firma francese alla strage e fece il nome della Clemanceau.
Forse Cossiga e Piro ne sapevano qualcosa in più del marinaio.
Da tener presente che proprio dopo l’esternazione di Cossiga, alla procura di Roma si è riaperta l’inchiesta, che però in questi dieci anni non ha prodotto grandi risultati, a conferma che siamo tornati allo storico “porto delle nebbie”, come ampiamente testimoniano i casi di Ilaria Alpi e di Emanuela Orlandi. A condurre le indagini per il giallo di Ustica sono i pm Erminio Amelio e Maria Monteleone.
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Un commento su “USTICA DOPO 37 ANNI / MA COME FANNO I MARINAI…”