Sul cucuzzolo…della classifica: Napoli 3, Torino 1

Napoli 42, Inter 40, che altro si può volere dal Napoli con due terzi del mitico tridente offensivo in vacanza invernale? Il 3 a 1 nell’arena del Toro è punteggio bugiardo: tanti quasi gol, banalmente falliti e non avrebbe scandalizzato nessuno se il Napoli avesse replicato il 5 a 0 di un anno fa. Se non si è ripetuto il punteggio semi tennistico i rei sono stati a turno Mertens, Hamsik, Callejon, Zielinski. Eccessi di censura sarebbero comunque ingiustificati. Meglio sistemare in colonna i connotati positivi della trasferta piemontese, che ha indotto Marek Hamsik a battersi più volte la mano sul cuore per l’emozione di aver emulato, in fatto di gol, il mito di Maradona: centoquindici reti in maglia azzurra. C’è altro che la prima della classe può sommare al gusto di svettare in classifica. E allora: Hamsik torna il metronomo che ha incantato in tutto il 2016, Koulibaly è diga difensiva insuperabile, in sintonia con l’esperienza di Albiol, Allan ha nelle gambe un motore a sei cilindri e per il poco concesso, per non rischiare, Insigne certifica ancora una volta il suo eccelso talento e l’autorevolezza di uomo squadra. Meglio Mario Rui delle prime prestazioni sulla fascia sinistra, ma Ghoulam è ben altro, niente male le percussioni offensive e realizzative di Zielinski, in tempi di magra per Mertens e Callejon. Jorginho conferma di soffrire le marcature a uomo, buono il contributo di Hysaj sulla fascia destra Non manca molto all’approdo di Inglese in casa azzurra e Milik non dovrebbe tardare a offrire il suo potenziale di centravanti puro. Poco impegnato Reina, abituale protagonista di strepitose parate e di qualche incertezza. Oggi, per esempio, in difficoltà su un tiro innocuo, sfuggito alle sue manone e per fortuna ripreso. A risultato acquisito riposo per Hamsik. Zielkinski e Jorginho, dentro senza infamia e senza lode Rog e Diawara. Bene Insigne. Prima di raccontare la successione dei gol complimenti meritati a Mihajlovic. Avrebbe potuto affrontare il Napoli con la difesa catenacciara adottata da squadre di medio, basso livello e ignobilmente da big del campionato (Juve, Inter). La coraggiosa scelta di giocare a viso aperto gli è stata subito fatale. Al minuto 3 angolo per il Napoli e schema perfetto. Colpisce di testa Allan e prolunga la traiettoria del pallone. Svetta Koulibaly, uno a zero. Il Toro accusa la doccia fredda, gli azzurri governano il gioco alla Sarri. Difesa altissima, possesso palla che sfianca il Torino e raddoppio del punteggio con un’azione da manuale. Lancio millimetrico, lungo, di Jorginho per Zielinski felicemente proiettato oltre la linea difensiva dei difensori. Due a zero. L’apoteosi è firmata e condivisa da Mertens. Nello spazio di pochi centimetri dribla un paio di difensori e palla al piede guadagna quanto basta a servire un assist perfetto per Hamsik, in agguato al centro dell’area di rigore. Tre a zero e delirio per i tifosi azzurri, di quelli ammessi allo stadio perché non residenti in Campania. The second time è spazio temporale utile per risparmiare fiato ed energie degli azzurri che si limitano a non correre rischi. Cala il ritmo della gara, Molinaro e compagni osano di più, ma non possono andare oltre il golletto di Belotti, nato dall’unica distrazione difensiva del pacchetto arretrato napoletano. 3 a1. Sogno o son desto: Mertens e Callejon devono sottoporsi a una doccia scozzese che porti via surplus di stress e stanchezza mentale. La corsa al tricolore prende corpo e le squadre che perseguono identico obiettivo non sembrano irresistibili. L’Inter sconfitta in casa dall’Udinese è vulnerabile e la Juventus denuncia qualche disagio da logoramento. Si può capovolgere il motto di Andreotti e diventa “Il potere logora chi ce l’ha”.


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