I deboli, gli indifesi, le fragilità: in questa triste graduatoria di vittime sociali, bambini e vecchi subiscono più di ogni altro. Eppure non scuote la coscienza di gran parte del mondo la tragedia di un bambino che nelle terre dei derelitti muore ogni quattro secondi per fame e malattie. Ancora: con quale cinismo si finge di ignorare che uomini e donne perseguitati dalla sfortuna e dall’ingiustizia sociale muoiono assiderati, in terra sui marciapiedi o le panchine, uccisi dal freddo nell’indifferenza dello Stato, dei governi, delle regioni, dei comuni? La cronaca, con resoconti di pagine e pagine, riempie i media con i casi, purtroppo frequenti, di bambini maltrattati negli asili nido, di anziani e disabili vittime di vigliacchi soprusi di chi dovrebbe assisterli con rispetto e cure amorevoli, dell’ignobile genia di pedofili, soggetto di una patologia endemica che non risparmia insospettabili e preti, della rivolta di donne vittime di molestie e abusi sessuali finalmente decise a svelare il peggio di chi esercita il potere a qualunque titolo, dei femminicidi, culmine di comportamenti disumani.
In questa cornice di miserie umane gli episodi limite. Scoperto un ennesimo episodio del lungo capitolo dei traffici illeciti di rifiuti, ecco l’intercettazione del turpe dialogo tra i lestofanti finiti agli arresti domiciliari per aver lucrato sullo smaltimento di scorie altamente tossiche, spacciate per normali rifiuti, pericolose specialmente per la vita dei bambini: “I bambini? Che muoiano. Mi importa una sega se si sentono male”
In parallelo il caso di un clochard, di un senza dimora, che per non morie di freddo in questo rigido esordio invernale, ha provato a sopravvivere. Ha preso in affitto un box dove ripararsi di notte e ha motivato la richiesta con la necessità di depositare attrezzi. Il condominio dell’edificio, scoperto l’uso “improprio”, si è rivolto ai carabinieri e il senza tetto ha dovuto lasciare il box all’istante. Gli auguriamo una soluzione alternativa per non morire di freddo come è capitato – ultima vittima di una società più che imperfetta – a un senza tetto di Chivasso, in provincia di Torino. In prossimità delle festività di fine anno, auguriamo alla proprietaria del box sfrattato con l’intervento dei carabinieri di non riuscire a fittarlo per i prossimi trent’anni e di patire il freddo per un guasto irreparabile del suo confortevole apparato di riscaldamento. Faccia un buon Natale, se può.
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