Sarebbe il caso di lasciare in pace Giancarlo Siani, il giovane cronista ammazzato dalla camorra più di trent’anni fa.
Adesso Matteo Renzi cerca di mettere una pezza a colori sul crac Pd e la guerra totale che si è scatenata tra le fazioni partenopee, lanciando nell’arena il nome del fratello del giornalista, Paolo Siani, pediatra. Sarà lui, proclama l’ex premier, a capeggiare la lista Pd a Napoli per le prossime politiche.
Una scena pietosa. E soprattutto vergognosa.
Qualche mese fa, dopo la batosta referendaria, Renzi ha bussato alla porta del dottor Siani, con il quale si è intrattenuto a pranzo. Voglio incontrare il meglio della società civile alla quale il Pd si deve rivolgere, raccontò il segretario Pd. Una bella favoletta.
La ciliegina sulla torta per il voto, il nome, anzi il cognome Siani. Ma già circolano altri nomi, gli altri candidabili: e viene solo da mettersi le mani nei capelli.
Da ricordare che il processo Siani, dopo tormentosi anni di indagini taroccate, a metà anni ’90 è giunto a sentenza, con la condanna dei killer, degli esecutori materiali di quel delitto. Una sentenza, comunque, a metà. Perchè non sono mai stati individuati i mandanti, che restano sempre a volto coperto, in questa come in tante altre tragedie di casa nostra. Da via Capaci a via D’Amelio, passando per il caso Moro e il sequestro Cirillo, è una lunga scia di sangue & misteri che vedono la nostra giustizia brancolare sempre nel buio. Nel migliore dei casi, condannando i killer ma mai arrivando ai mandanti, ai colletti bianchi, a quel mondo di mezzo che guarda in alto. Spesso e volentieri a vertici istituzionali.
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