Pietro Grasso deve essere aver sofferto la lunga vita da magistrato…

Piero Grasso deve essere aver sofferto la lunga vita da magistrato, super partes per definizione, ma nell’anima e nel cuore pensieri e battiti da ideologia di sinistra. Il presidente del Senato lo dice con parole di autocommiserazione, mentre lascia intendere con toni ancora tremebondi di offrirsi alla politica, una volta superata pubertà e giovinezza. Come dargli torto? La discesa in campo avverrebbe nel pieno di energie psicofisiche, alla tenera età di settantadue anni. E’ considerato come possibile collante del restauro per ricompattare le schegge impazzite della sinistra da Bersani, D’Alema e sembra anche da Pisapia, in perfetta coerenza con il nascente partito della senescenza. Manca solo di associare per le emergenze sanitarie un luminare della geriatria, possibilmente di sinistra e in parità anagrafica con i fondatori. E perché no, anche la verve bellicosa dell’ultranovantenne Napolitano. Il progetto è destinato a tessere grandi manovre di rifondazione degli ex comunisti e a lungo termine considerato il continuo innalzarsi dell’aspettativa di vita. Altro che rottamazione, energie, idee e concretezza giovanile, rinnovamento, energie fresche, incazzature di chi assiste con rabbia crescente all’agonia e forse al coma profondo di Pd, aggregati, fuoriusciti, dissidenti, contestatori, sciacalli in agguato, vendicatori, neo liberisti, azzeccagarbugli sensali di alleanze inquinanti, sabotatori, portatori di libidinoso protagonismo, i partigiani ancora in vita, la Camusso alla testa dei pensionati CGIL. Utopie, velleità fanciullesche se confrontate il manifesto programmatico degli battaglieri ultra senior. A proposito, c’è un ultraottantenne, vigoroso, appena restaurato da una Spa dei Vip, voglioso di rimanere in campo per badare agli affari suoi. Si chiama Silvio, perché non associarlo alla neonata impresa “Quarta età, società parapolitica in nome collettivo?”

 

E te lo sei cercato…

E’ cosa rara in questo tempo di insulti scurrili ed eccessi licenze prosaiche, imbattersi in espressioni forbite, nell’elegante italiano promosso a pieni voti dall’Accademia della Crusca”. A un raffinato celebrante della lingua di Dante si devono dunque riconoscenza e lodi. Ne è meritevole tale Lorenzo Guidotti, che dismessa la divisa di carabinieri ha indossato la tonaca e divenuto prete è stato nominato parroco della chiesa di San Donato, quartiere di Bologna. Chi segue il suo percorso sacerdotale aggiunge ai meriti di affabulatore purista la non nascosta empatia politica con la destra. Il Guidotti si diletta a smanettare sui social e in particolare su a Facebook. Non gli sfugge la notizia dello stupro (oramai un caso al giorno in Italia) subito da una ragazza di 17 anni, responsabile uno straniero. Il commento del don, dall’italiano esemplarmente controllato, diventa un caso nazionale. Dice il Guidotti rivolto alla vittima della violenza sessuale: “”Frequenti piazza Verdi (che è diventato il buco del culo di Bologna), ti ubriachi da far schifo e dopo la cavolata di ubriacarti con chi ti allontani? Con un magrebino? A quel punto svegliarti semi-nuda è il minimo che ti possa accadere… dovrei provare pietà? No!… Dico a voi giovani, ragazzi e ragazze: ma non lo vedete che vi fanno il lavaggio del cervello? Ve lo state facendo mettere in quel posto e dite pure grazie!” La chiesa si dissocia, consensi e applausi dal leghista Calderoli, da Forza Italia per bocca della Santanchè e ovvio da Salvini . ”

 


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