Le mani della finanza speculativa internazionale, attraverso il fondo Elliott, sul Milan? Lo sbarco di un nuovo timoniere, Paolo Scaroni? O addirittura, attraverso una complessa operazione, il gran ritorno del vecchio padrone Silvio Berlusconi, autentico colpo di teatro a pochi mesi dalle elezioni di primavera?
Di tutto e di più nel ribollente pentolone societario del Milan, ora affidato alle cure cinesi ma già alle prese con alcune scadenze impellenti. Come quella del 30 novembre e una prima tranche di 60 milioni da restituire al fondo Elliott, che proprio anticipando 303 milioni di euro aveva garantito il varo di tutta l’operazione di acquisto del Milan da parte dei cinesi.
GLI INVIATI SPECIALI DAGLI USA
I conti del Milan, infatti, sono degli ‘osservati speciali’, tenuti costantemente sotto la lente d’ingrandimento da parte di Elliott e dei suoi due inviati altrettanto speciali, entrambi oggi presenti all’interno del consiglio d’amministrazione: Salvatore Cerchione, in veste di observer, e Paolo Scaroni, l’ex gran capo di Eni ed Enel, eterno amico di Berlusconi.
Così ha scritto lo scorso aprile Marco Pasotto: “saranno effettuati controlli bimestrali sul bilancio, dove il primo parametro di riferimento sarà il dare/avere. In caso di disallineamenti rilevanti, il Milan dovrà fornire motivazioni e rimedi, nel caso anche un intervento finanziario dell’azionista di maggioranza. Un controllo che avrà due canali: il primo attraverso un report scritto ogni due mesi, con i numeri del bimestre precedente; il secondo con incontri di persona periodici tra il board rossonero e un comitato di verifica appositamente creato da Elliott. Riunioni, queste, con l’obiettivo non solo di analizzare le settimane precedenti, ma anche di fare il punto della situazione su obiettivi e strategie”.
Secondo non pochi osservatori, la faraonica campagna acquisti del Milan sarebbe stata suggerita proprio dal ‘burattinaio’ Elliott, ‘regista oscuro’ delle operazioni di mercato. Così scrive Daniele Triolo: “potenziando la squadra, si rende attrattiva la società operativa (il Milan) in modo da poterla rivendere più facilmente se non fosse onorata la scadenza del debito da parte dei cinesi”.
Rivela un operatore finanziario milanese: “a mio parere stiamo assistendo a una sceneggiata in piena regola. I cinesi sono stati sempre un paravento, i veri registi di tutto sono Scaroni, per il fondo Elliott, e Berlusconi, che non solo è un grande amico di Scaroni, avendolo voluto e confermato ai vertici di Enel ed Eni, ma secondo fonti americane sarebbe anche uno dei soci proprio di Elliott che, ricordiamolo, è uno dei fondi più aggressivi sul mercato internazionale. Il copione potrebbe quindi portare in tempi anche brevi ad un passaggio ad Elliott e il cavaliere bianco dell’anno nuovo, proprio a ridosso delle elezioni, potrebbe essere lo stesso Berlusconi che torna in sella. Incredibile, ma potrebbe essere vero, viste anche le ultime esternazioni del fondatore di Forza Italia, che ha bacchettato non solo l’allenatore Montella ma soprattutto i cinesi, mettendoli in guardia sui prossimi rischi finanziari. Quasi un padre che rimprovera la figlia per il fresco matrimonio e la rivuole a casa. Ma, ripeto, a mio parere è tutto un gioco delle parti, una vera sceneggiata napoletana”.
Da segnalare un’altra notizia. La banca d’affari Merrill Lynch sembra poco propensa a soccorrere le casse per rifinanziare il debito da 300 milioni contratto con Elliott. O meglio: potrebbe ancora prendere in considerazione la parte del Milan (da 120 milioni) e non quella strettamente cinese e facente capo alla lussemburghese Rossoneri Lux (180 milioni). Per la stessa operazione è stata interpellata anche Goldman Sachs.
QUEGLI SPECULATORI UMANITARI
Ma cosa c’è dentro Elliott ? La società è stata fondata esattamente 40 anni fa, nel 1977, da Paul Elliott Singer, della più pura razza di speculatori internazionali, un uomo che scommette sui crac delle nazioni. Come è successo con l’Argentina, e Singer a dirigere l’orchestra dei tango bond buttati al massacro. In quel gigantesco default lui è stato capace di guadagnare 2 miliardi di dollari.
Come è successo con George Soros, che scommise anni fa sul crac della sterlina e guadagnò danari a palate. Da reinvestire, in piccola parte, attraverso operazioni – sic – umanitarie: ossia per salvare quell’umanità che lui stesso provvede prima a ridurre sul lastrico.
Oppure con Ray Dalio, fondatore di un altro maxi fondo speculativo, Bridgewater, che di recente ha scommesso 700 milioni di dollari sul crac delle banche italiane. Avvoltoi in rampa di lancio.
Tornando a Singer, sono frequenti i suoi raid italiani. Non solo Milan, ma ad esempio anche l’Ansaldo fra i suoi trofei di caccia. Oggi ne possiede una fetta pari al 30 per cento, rilevata da Finmeccanica.
Ha fatto e fa capolino nelle travagliate vicende di Alitalia, in eterna ricerca di liquidità per tornare a volare.
E a quanto pare sta intavolando una trattativa con la Lega delle cooperative un tempo rosse: uno dei big delle multiutility, Manutencoop, potrebbe presto far ricorso al ‘compagno’ Singer per ossigenare le sue casse, grazie ad un gentile prestito da 200 milioni di euro. Ai soliti vertiginosi tassi.
Poi una notizia fresca di giornata. Ci sarebbe proprio il ‘conservatore’ e anche editore Paul Singer dietro ai dossier anti Trump inizialmente attribuiti ai democratici. Una faida, quindi, tutta interna alla destra a stelle e strisce.
UN UOMO PER TUTTE LE STAGIONI. E LE CORRUZIONI
Di Scaroni la Voce ha scritto più volte (potete leggere cliccando sui link in basso). Un uomo davvero per tutte le stagioni. Craxiano di ferro, cugino di Margherita Boniver, decollo negli anni ’80 a bordo della Techint di Gianfelice Rocca e fratelli, quindi legato a filo doppio con Berlusconi per tutto l’inizio degli anni 2000, è anche nelle grazie di Matteo Renzi, che da premier ne caldeggiava la candidatura a timoniere per i destini dell’Ilva.
Ricco il suo attuale pedigree: cda di Assicurazioni Generali e del colosso Veolia, vicepresidente della banca d’affari Rothschild (super advisor nell’operazione di vendita del Milan), nel board della Columbia Business School di New York, tra i vip della Fondazione Teatro alla Scala.
Tanto per dimenticare gli anni bui di Tangentopoli, quando nel 1992 finì in galera. E anche odierni processi e inchieste a suo carico – per corruzione internazionale – portati avanti dal tribunale e dalla procura di Milano e relativi alle maxi tangenti in Brasile (dove è anche in corso la ‘Lava Jato’ carioca), in Algeria e in Nigeria.
Se vi par poco.
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Un commento su “GIALLO MILAN / UN TANDEM D’ATTACCO SCARONI-BERLUSCONI ?”