L’apocalittica Irma arriva sulla “Miami di Trump”

Giovanotti e signorine in età inferiore ai trenta, poco sanno di “Irma la dolce”, romantico musical e film degli anni sessanta, ma sono informati dell’Irma devastante uragano, delle sue vittime, di incalcolabili danni che provoca a intere aree squassate dal terribile evento. Impossibile non pensare alla truculenta indifferenza di Trump per la ribellione della natura agli insulti dell’uomo che appesta l’atmosfera e sconvolge il clima. Complice di petrolieri e inquinatori per profitto, che hanno contribuito con milioni di dollari alla sua incredibile elezione, il presidente americano si è dissociato dalle scelte mondiali di ridurre le emissioni di gas tossici. Ora deve vedersela con un’Irma per nulla dolce, che dalle sue parti uccide e devasta quello che incontra in una corsa distruttrice prossima ad abbattersi sulla Florida, (150 mila abitanti in fuga), luogo degli Stati caro al suo cuore arteriosclerotico, perché feudo elettorale e centro di sollazzi. E cosa pesava, che gli uragani se la prendessero solo con i poveri cristi?

Non è evidentemente così, ma l’abitudine all’impunibilità, tipica dei potenti, induce il miliardario Richard Bronson a sfidare l’uragano nel bunker della sua sontuosa residenza, nell’isola privata, testimonianza di stratosferica opulenza. Di Irma ha testualmente detto che è “inquietante, ma stupenda”. Lo ripeta alle migliaia di vittime, a quanti l’uragano ha portato via casa e beni, a chi in queste ore teme il suo arrivo catastrofico.

     Il sindaco di Miami Beach lo ha definito “uragano nucleare” e ha perentoriamente invitato gli abitanti a fuggire via, prima che sia troppo tardi. L’Onu, ammonisce: “In pericolo 37 milioni di persone”.

     Non è ancora diluvio universale, ma quasi e se il mondo non troverà con urgenza la chiave per risanare il clima impazzito, certo non basteranno a salvare la Terra una o più arche di Noè.

 

In poche righe

Il sistema bancario mondiale non ammette ridimensionamenti dei profitti e se questi calano corre ai ripari. Ricicla il personale degli sportelli in promotori finanziari costretti a vendere prodotti “tossici” e si prepara a sostituire il personale con robot bancari (l’annuncio è della Deutsche Bank)

     Milena Gabanelli, ovvero il più incisivo esempio di giornalismo televisivo d’inchiesta, coraggioso, libero, indipendente: troppo per la Rai ipotecata dai partiti con un apposito manuale Cencelli che le ha sottratto “Report” e per emarginare la sua ideatrice e regista (per spingerla alle dimissioni?) le ha proposto ricollocazioni oscene. Risultato? Con l’esodo della Gabanelli il servizio pubblico perderà una risorsa straordinaria e confermerà in pieno i suoi pavidi vertici.


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