Finalmente una buona notizia per i truffati e saccheggiati dalle banche, con il concorso diretto di Bankitalia, che hanno visto bruciare 108 mld di euro di sudati risparmi negli ultimo 9 anni per 7 evitabili crac bancari: la Procura di Roma – secondo quanto riportato dal Fatto Quotidiano, ma prontamente silenziato, come di consueto, da ossequiosi mass media embedded – complici di provate malefatte decennali, ha infatti aperto un fascicolo d’indagine sulla vigilanza della Banca d’Italia.
“L’inchiesta, per ora senza indagati, è stata affidata dal procuratore capo Giuseppe Pignatone ai sostituti Maria Sabina Calabretta e Stefano Pesci, già titolari dell’indagine su Veneto Banca che vede l’ex amministratore delegato Vincenzo Consoli indagato per ostacolo alla vigilanza e aggiotaggio. L’inchiesta nasce da un memoriale di Pietro D’Aguì, ex manager della Banca Intermobiliare (Bim), boutique finanziaria controllata da Veneto Banca in liquidazione. Il memoriale è stato depositato il 30 giugno scorso dall’avvocato Michele Gentiloni Silveri, cugino del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni”.
Specie nell’ultimo decennio, c’è sempre stato lo zampino di Bankitalia nella lenta decozione delle banche, che dopo aver sorvolato su gestioni criminali del credito e del risparmio- come oramai tardivamente accertato dalle indagini delle procure- sceglieva i suoi consueti fiduciari, sempre gli stessi a rotazione come commissari, i quali invece di risanare le banche, pensavano a portare liquidità di piccoli Istituti creditizi con i conti in ordine (Bene Banca Vacienna), a banche predilette come la BPVI di Gianni Zonin, lo spiccia faccende del Governatore Visco, nella disperata azione di tappare le voragini gestionali.
Questa gestione criminale del credito e del risparmio, una vera e propria ‘combine’ tra ‘banchieri amici di Bankitalia’, ha procurato 7 crac negli ultimi 9 anni addossati a risparmiatori, utenti, lavoratori, per 110 mld di euro, che non deve essere più coperta dai magistrati sul dogma di impunità ed immunità. Ecco i 7 crac:
MONTE DEI PASCHI DI SIENA: 61 mld di euro bruciati. Per finanziare la disastrosa acquisizione di Banca Antonveneta, costata 9 miliardi di euro nominali (17,1 mld il conto finale), autorizzata dall’ex governatore di Bankitalia Mario Draghi, con la delibera 17 marzo 2008, con operazioni tutte a debito anche tramite strumenti ibridi e bond subordinati, appioppati al pubblico indistinto, Mps ha sottoscritto 6 aumenti di capitale per 20,5 miliardi di euro (5,0 miliardi di euro nel 2008; 3,0 miliardi di euro nel 2009; 2,0 miliardi di euro nel 2011; 2,5 miliardi di euro nel 2012; 5,0 miliardi di euro nel 2014; 3,0 miliardi di euro nel 2015.
Tra il 2008 ed il 2016, MPS ha subito perdite per 18 miliardi di euro. Il salvataggio dello Stato è costato 9 mld di euro. Sommando 14 mld bruciati di capitalizzazione (prima di essere sospeso, il titolo capitalizzava circa 500 milioni), la voragine è di oltre 61 mld di euro.
BANCHE VENETE: 40,5 mld di euro sfumati triennio, donate a Intesa a condizioni capestro. Il doppio dissesto della Banca Popolare di Vicenza di Giovanni Zonin e di Veneto Banca, dell’ ex padre padrone Vincenzo Consoli, sarà di almeno di 23,8 miliardi di euro a danno di 210.000 mila azionisti (120.000 BpVi, 90.000 Veneto Banca) tra azzeramento del valore delle azioni (11,2 miliardi il valore nel 2015 delle azioni illiquide, appioppate a prezzi folli e con perizie prezzolate, dietro il ricatto della mancata concessione di prestiti, mutui, fidi), le perdite negli ultimi 3 anni per 7,4 MLD), aumenti di capitale, per 6,408 MLD di euro.
Banca Popolare di Vicenza ha varato infatti 2 aumenti di capitale negli ultimi tre anni per 2.408 miliardi di euro (1,5 MLD nel 2016 prima garantito da Unicredit, poi sottoscritto dal Fondo Atlante, spacciato come la panacea, che raccoglie 4,2 mld di euro dal sistema bancario e fondazioni); 908 MLD nel 2014. Veneto Banca 3 aumenti di capitale per 2,5 MLD di euro (0,5 MLD nel 2014; 1 MLD nel 2015; 1 MLD nel 2016).
Banca Popolare di Vicenza ha registrato perdite per 4,1 MLD di euro negli ultimi tre bilanci (1,9 mld nel 2016; 1,4 MLD di euro nel 2015; 800 milioni di euro nel 2014). Veneto Banca ha registrato perdite per 3,3 MLD nell’ultimo triennio (1,5 mld di euro nel 2016; 882 milioni nel 2015; 1 MLD nel 2014). Gli effetti collaterali della mala gestione delle due banche venete, una delle quali, la BPVI era considerata la banca di riferimento per tutte le operazioni di sistema della Banca d’Italia specie del Governatore Visco, compresa l’acquisizione della Banca Popolare dell’Etruria, addirittura sanzionata per non aver obbedito ai diktat di Palazzo Koch, sono ricaduti sulle spalle dei 210 mila azionisti complessivi degli istituti di credito, che hanno perso il 99,7% dei loro investimenti.
BANCA ETRURIA, MARCHE, CARICHIETI, CARIFE: buco di 8,4 mld di euro. Regalate ad UBI e BPER. Il sistema bancario anticipa 5,8 mld, ma il conto finale agli utenti con gli aumenti.
Con il famigerato decreto del 22 novembre 2015, il governatore Bankitalia Visco ed il ministro dell’economia Padaon, hanno anticipato il ‘bail-in’, in vigore dal 1.1.2016, di cui hanno fatto le spese 130.000 famiglie di Banca Etruria, Banca Marche,CariChieti, Cariferrara, esproprio criminale del risparmio, approvato a loro insaputa,al punto di averne chiesto la revisione dopo aver spacciato per solido, un sistema bancario pieno di buchi, sofferenze, crediti marci, concessioni amicali di prestiti e fidi ad amici e compari.
Il conto lasciato da Roberto Nicastro ed altri fiduciari nominati da Bankitalia, per le 4 banche in risoluzione, è di 8,4 mld di euro, 5,8 miliardi anticipati dalle banche socie della Banca d’Italia, ma il conto finale già lo stanno pagando utenti e correntisti con ‘la tassa ad hoc’ sul salvataggio di Banca Etruria, Banca Marche, Carichieti, regalate per 1 euro ad Ubi Banca, mentre CariFerrara è stata donata ad 1 euro alla Banca Popolare Emilia Romagna (BPER).
Questa disastrosa gestione del credito e del risparmio e di un evidente conflitto di interesse tra le banche socie della Banca d’Italia, che hanno ricevuto dal governatore Visco dividendi per 1,060 mld di euro, dopo la rivalutazione delle quote da 156.000 euro a 7,5 miliardi di euro, dovrebbe preoccupare le forze politiche ed il governo, che invece di approvare decreti a raffica, che costano decine di miliardi di euro di fondi pubblici, con conseguente aumento del debito, anche per questo arrivato a 2.281,4 mld di euro con +174 mld dal febbraio 2014, per garantire che i distratti vigilanti e gli autori di crac bancari che hanno colpito 350.000 famiglie delle 7 banche, facendo evaporare 110 miliardi di euro, invece di continuare vite da nababbi o pontificare sull’ulteriore truffa dell’educazione finanziaria, dopo aver appellato i risparmiatori come ‘analfabeti funzionali’, siano processati, per offrire un minimo di giustizia al popolo truffato ed espropriato del loro sudato risparmio, frutto di rinunce e sacrifici di intere generazioni.
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