C’è ancora un mondo al maschile

Il diritto di riconoscersi in un credo piuttosto che in un altro è uno dei fondamentali presupposti della libertà e la nostra Costituzione lo garantisce.

     L’Italia è un Paese che si accredita come culla del cattolicesimo e forse per questo si ritiene più intollerante, ma contemporaneamente è “nemico”, in certe forme aggressivo, di altri culti. Per i musulmani il Corano è sacro quanto la Bibbia, che vada a genio o no ai cristiani. Per dirimere l’antagonismo che li divide non basterebbe un confronto ravvicinato tra teologi dei due fronti. Niente di paragonabile, certo, tra la violenza dell’infibulazione e il voto di castità imposto dalla Chiesa a preti e suore, ma conseguenze in qualche modo egualmente esecrabili.

Per impedire rapporti sessuali, milioni di bambine africane, asiatiche e del centro America, subiscono la violenza del taglio intorno alle grandi labbra, suturate per impedire la penetrazione. Nei maschi, vulnus non meno debilitante, viene chiuso il prepuzio con una anello. Nel mondo, informa Amref, oltre quaranta milioni di bambine sono sottoposte prima dei 14 anni alla mutilazione. E l’imposizione della castità a preti e suore? Oltre a contrastare il volere di Cristo “crescete e moltiplicatevi” senza nessuna eccezione, è una delle più accreditate motivazioni che inducono i servi di Dio ad assecondare il naturale impulso fisiologico dell’atto sessuale con la degenerazione della violenza su bambini e bambine vittime della pedofilia.

Per secoli e fino a poche decine di anni fa, ma in qualche caso anche lo è ancora, la donna nel mondo occidentale è stata discriminata, relegata nell’unica vocazione a partorire, allevare i figli e “servire, riverire” i maschi, privata dei diritti fondamentali della parità, dell’accesso al mondo del lavoro, perfino del voto. In altri emisferi le donne sono state schiavizzate, trattate come “cose”, oggetto di piacere esclusivo dell’uomo, autorizzato alla poligamia.

     Dalle nostre parti è consentito a residui del trogloditismo maschilista insultare l’ex ministra Kiengle per il colore della pelle, la Boldrini perché donna alla presidenza della Camera. Dalle nostra parti si ripete con impressionante continuità il femminicidio di mogli, fidanzate e compagne vittime di maschi che pensano di poterne disporre come oggetti, secondo un’idea ossessiva del possesso.

     In altri lidi accade che tale Zainadine Islam Johnson, dal cognome tradisce le sue origini non esattamente mediorientali, proclami l’incredibile follia maschilista “Stringere mano alle donne è come una violenza sessuale”. Con le sue idee esplicita un radicalismo difficile da ignorare, ovvero che la richiesta di stringere la mano a una donna equivale a una violenza sessuale. Il protagonista di questo postulato, originario dell’Australia convertito e divenuto imam è un ex chitarrista di una band rock. Predicatore radicalizzato dichiara sulla sua pagina Facebook: “Mi sento sessualmente abusato quando qualcuno cerca di costringermi, ha scritto senza mezzi termini, definendo l’atto di stringere la mano a una donna come un qualcosa di peccaminoso”.


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