Se n’è andato, Giovanni Aiello, al secolo “Faccia da mostro”, con tutto il carico dei suoi segreti. Il suo nome è stato tirato in ballo da quattro procure, indagato per l’Addaura, Capaci, l’omicidio dell’ispettore Cassarà, quello dell’agente Agostino. Ma l’ha sempre fatta franca, uscito immacolato come un giglio. Poliziotto e con ogni probabilità agente dei Servizi anche se l’Aise – formalmente – ha sempre negato.
Sottolinea oggi Vincenzo Agostino, il padre dell’agente che nella vita aveva deciso di dar la caccia ai latitanti: “Bisogna capire se è stata una morte di Stato. Che qualcuno lo abbia voluto togliere di mezzo? Quando l’ho riconosciuto, durante il confronto all’americana, l’anno scorso, mi sembrava un atleta nonostante i suoi 70 anni”.
Un faccia a faccia, quello che infatti si è svolto un anno e passa fa, quando Aiello venne posto di fronte al suo grande accusatore, il papà dell’agente ucciso, una lunga barba bianca e uno sguardo deciso, una vita spesa per trovare i killer di suo figlio, fino ad oggi senza volto.
La storia di Faccia da mostro ci porta ad un altro personaggio chiave per decifrare non solo i misteri di Cosa nostra, ma soprattutto per capire i livelli di collusione istituzionali.
E’ infatti stato Luigi Ilardo, per primo, a parlare di un “killer dei servizi deviati in rapporto con la mafia”.
Le verbalizzazioni di Ilardo avrebbero potuto consentire la cattura di Bernardo Provenzano molti anni prima: ma vennero tenute in scarso conto dagli inquirenti siciliani. I quali furono così accorti da dirgli di tornare dopo una settimana per il seguito di quella “storica” verbalizzazione.
Non ce ne fu l’occasione: perchè il giorno dopo Ilardo venne freddato da un killer.
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