Sindaco, ti scrivo questa lettera che spero leggerai

Da recapitare a Federico Sboarina neo sindaco di Verona, eletto da Lega Nord, Forza Italia e Fratelli d’Italia cioè dal peggio della destra: in un elegante pacco rivestito da carta di pregio con impresso in bella evidenza il logo del Vesuvio, Sboarina troverebbe una grande medaglia di latta e la dedica “Alla città leader del razzismo nazionale”, con l’attestato di adesione all’invio firmata “i napoletani”. Non accadrà. Dalle nostre parti non esiste un razzismo al contrario e ci basta aver compassione per i veronesi amministrati da Sboarina. Ieri, niente di nuovo allo stadio Bentegodi del Verona, dove il Napoli ha umiliato con il suo gioco spettacolare, creativo, autoritario un avversario pavido, inutilmente difensivista, a disagio nel confronto impari con gli azzurri e con una lezione magistrale di calcio. Sulle gradinate un migliaio, forse più, di tifosi azzurri, in festa per la prova maiuscola del Napoli che ha ottimizzato la classe eccelsa di Insigne e Diawara, presi di mira da “buu” e cori razzisti dei veronesi. Il napoletanissimo Insigne (nato a Frattamaggiore, hinterland della città) ha risposto agli insulti con una partita perfetta da leader della squadra, Amadou Diawara, immenso talento di appena vent’anni è nato a Conakry, in Guinea e ha impartito una lezione di calcio in novanta minuti vicini alla perfezione. Ha trasformare gli insulti in qualità di gioco. Bella gente frequenta lo stadio veneto: secondo copione, prima del via lo speaker ha letto le formazioni e i tifosi hanno accompagnato ogni nome dei calciatori napoletani gridando in coro “scimmia”.

Peccato. Con qualche imprecisione di tiro in meno il Napoli avrebbe vinto con punteggio tennistico e zittito perentoriamente i frustrati sostenitori del Verona.

Ma ci credono davvero? Sottovalutano fino questo punto le infinite strategie del fanatico terrorismo islamico? L’Italia, forse l’intera Europa, hanno fatto davvero poco per prevenire attentatati ripetitivi, eseguiti falciando vite umane con camion e auto lanciate a tutta velocità contro la folla di turisti. Dopo il terzo episodio si corre ai ripari e si blindano le strade più esposte al pericolo di attentati. Servirà? Forse è un illusione generata da paura.

Permane la “gelosia” informativa tra Paesi della comunità europea, ed erigere barriere anti suv serve forse ad assolvere inadempienze e sottovalutazioni delle “intelligence. Forse si è impadronito anche degli apparati di difesa il senso di rassegnazione che deprime i cittadini del mondo occidentale. E si può scommettere: di attentati con automezzi lanciati contro uomini, donne e bambini, non ce ne saranno più. Capire le varianti che adotteranno i terroristi è quasi impossibile, ma è l’unico antidoto che ci resta.

 

Nella foto Federico Sboarina


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