UNIPOL – SAI / INDAGATI A TORINO ANCHE I VERTICI CONSOB E IVASS

Possibile mai che chi doveva controllare sulla regolarità dell’operazione Fonsai che ha portato il gruppo Ligresti sotto l’ombrello di Unipol abbia chiuso gli occhi? Difficile pensarlo.

Ed ecco che l’inchiesta che ha fino ad oggi visto sotto i riflettori della procura torinese il patròn Salvatore Ligresti e la sua dinasty capeggiata dalla figlia Lionella, nonché il numero uno della potente compagnia assicurativa ex rossa, Carlo Cimbri, si affolla di altri indagati.

I nomi sono ancora top secret, ma si tratta di figure apicali di Ivass, l’ex Isvap che dovrebbe almeno sulla carta verificare la correttezza delle operazioni nel mondo delle assicurazioni. E della Consob, preposta al controllo delle società in Borsa, più nota per chiudere regolarmente gli occhi.

Al centro dell’inchiesta torinese, che si affianca ad un’altra inchiesta milanese (stavolta civile), c’è proprio quell’acquisizione bollente che quattro anni fa portò alla fusione delle imprese del cavaliere siciliano nella galassia targata Unipol.

Un’operazione già all’epoca molto chiacchierata in borsa, con una marea di aspetti controversi e contrastanti soprattutto sul versante delle valutazioni del titolo Fonsai. Secondo gli esperti una palese turbativa del mercato e un affare per entrambi i contraenti: per la famiglia Ligresti che è riuscita ad evitare conseguenze peggiori e a fare liquidità, per Unipol che è così diventata leader nel mercato assicurativo.

Salvatore Ligresti è stato condannato a sei anni di carcere in primo grado, perchè in sostanza “non poteva non sapere”, essendo il vero dominus in tutta la vicenda. “Era a piena conoscenza dei problemi connessi alla carenza di riserve Fonsai”, viene scritto nelle motivazioni rese note lo scorso aprile. “La falsa immagine di Fonsai – dettagliarono allora le cronache economico finanziarie – fu costruita non solo per non pregiudicare le trattative in corso con un altro gruppo imprenditoriale (Unipol, ndr), ma anche per il mantenimento degli esorbitanti benefici economici goduti dalla famiglia Ligresti”.

Tornando all’inchiesta torinese, negli ultimi mesi sono emerse non poche condotte border line da parte delle autorità – sic – di vigilanza. Basti un episodio. Così scrive Repubblica: “Nell’Isvap l’allora vicedirettrice, Flavia Mazzarella, era stata tra i più attivi, durante i giorni caldi dell’operazione Fonsai. E già nel 2012 Angelo Apponi della Consob le raccontava di aver incontrato Cimbri e di averlo rassicurato sull’ok alla fusione”. Per la serie: i controllori non sono solo dormienti ma addirittura collusi. Sarà il processo, poi, a verificare e giudicare tali comportamenti.

E qualche mese fa i consulenti incaricati di effettuare la super perizia sull’operazione hanno consegnato un ponderoso lavoro al pm di Torino Marco Gianoglio. Il quale ha chiesto di precisare e chiarire meglio alcuni punti. Questo secondo lavoro dovrebbe essere consegnato al pm per la fine di settembre. Dopo di che lo stesso Gianoglio dovrà decidere sul rinvio a giudizio di tutti gli imputati.


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