Il cinismo dell’indifferenza

L’intreccio perverso di codardia, paura e cinismo è l’unico spiraglio d’interpretazione nel buio in cui s’infila chi tenta di spiegare tragedie come quella avvenuta in Spagna a Lloret de Mar dove tre criminali ceceni hanno spento la vita del giovane italiano Niccolò Ciatti, massacrato da colpi mortali, fatale un calcio alla testa, mentre decine di giovani frequentatori del St Trop e i buttafuori del locale assistevano senza intervenire al pestaggio. La denuncia degli amici della vittima è netta. Hanno tentato di difendere Niccolò e sopraffatti dalla violenza degli assalitori, hanno ripetutamente e inutilmente chiesto aiuto. La furia omicida dei russi, paramilitari che risiedono in Francia dove hanno chiesto asilo politico, era forse provocata anche da alcol e droghe assunte nel locale. Il mancato intervento di aiuto evoca casi analoghi di indifferenza e in generale la mancanza collettiva del senso comune che spinge alla solidarietà. Succede anche nelle periferie emarginate di una grande metropoli qual è New York dove i passanti scavalcano senza fermarsi i corpi di uomini e donne che giacciono nelle strade. Succede anche in Italia, specialmente nelle città del Nord. Nel caso di Lloret de Mar c’è attesa per conoscere l’incomprensibile motivazione che ha indotto le autorità spagnole a rilasciare due degli assassini del giovane italiano, perciò autorizzati a rientrare in Francia. In carcere solo il terzo che ha sferrato il calcio alla testa di Niccolò.

Ci si mette anche l’Italia a rendere colpevolmente vicende come l’omicidio del giovane Regeni. E’ senza attenuanti per un Paese civile il cumulo di bugie, reticenze, depistaggi, ostacoli all’accertamento della verità del governo egiziano, è legittima la strenua battaglia dei genitori della vittima per accertare quanto è accaduto, punire i colpevoli e smascherare le responsabilità istituzionali del Cairo. L’Italia ha provato a farlo, quasi certamente senza pretenderlo con la necessaria determinazione e come unica strategia di ritorsione aveva ritirato la propria rappresentanza diplomatica in Egitto. Ora, di fronte a minimi episodi di disponibilità del Cairo il ministro degli Esteri Alfano, d’intesa con Gentiloni, rispedisce il nostro ambasciatore. La decisione ha fondamento in un autentico cambio di atteggiamento di quella autorità? Si direbbe proprio di no. I genitori di Giulio Regeni: “Solo quando ci verranno consegnati vivi i suoi torturatori l’ambasciatore potrà tornare al Cairo senza calpestare la nostra dignità”. Per Amnesty International la decisione del governo “E’ grave, prevalgono gli interessi commerciali sui diritti umani. E’ sospetta la coincidenza del ripristino delle relazioni diplomatiche l’arrivo di alcuni documenti (in arabo, scelti dagli egiziani e di cui ancora non era noto se rilevanti, ndr). La procura di Roma: “Il governo ha preso una decisione grave e ha rinunciato all’unico strumento di pressione per ottenere la verità”. Patrizio Gonnella, di Antigone: “Nonostante gli ultimi documenti spediti dal Cairo, non c’è ancora la richiesta, piena cooperazione”. Per Alfano e Gentiloni il ritorno delle relazioni diplomatiche agevolerà l’accertamento della verità.

Sulla pelle dei lavoratori cinesi, schiavizzati e sottopagati, la minoranza dei ricchi è diventata di straricchi, che si consentono di condizionare i mercati finanziari, di acquisire industrie, comprare giocatori e allenatori di calcio europei con ingaggi multi milionari. Inedito è l’interessamento e l’offerta concreta del nuovo gigante mondiale, mediato da una casa automobilistica cinese, per inglobare la Fiat Chrysler Automobiles con una stima del suo valore superiore alla quotazione di mercato. Per il momento FCA dice di aver rifiutato perché lo ritiene troppo basso, ma se la mossa successiva lo rivedesse, come chiedono gli Agnelli? Sembra poi che ci sia un’altra big dell’automobilismo cinese che esplora il mondo Fiat per valutarne l’acquisizione e la concorrenza potrebbe davvero convincere la multinazionale italiana a vendere. Automotive News parla di un blitz di dirigenti Fca in Cina, di un incontro con i vertici di Greta Wall Motor e del rendez-vous di una delegazione cinese con il quartier generale del gruppo Fiat nel Michigan. Risultato immediato? Il titolo Fca è volato in borsa: due punti in su.


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