Metrò infinito, l’ennesimo ritardo. La linea più cara del mondo, quella di Napoli, fa segnare anche il primato nei ritardi.
Il cantiere più disastrato, quello della strategica piazza Garibaldi, ha subito un altro rinvio e la chiusura è adesso prevista per fine 2018. Se tutto va bene. Basterà adesso l’arrivo del neo presidente Ennio Cascetta, il padre del metrò arrivato da Roma, ad imprimere lo sprint finale? Staremo a vedere.
E pensare che il taglio del nastro per l’apertura del primo cantiere è avvenuto più di 40 anni fa, primavera del 1977, quando cominciarono a rombare le ruspe di una piccola ditta per il movimento terra, quella di Michele Zagaria, che proprio nel metrò di Napoli (e poi nella ricostruzione post terremoto) trovò il trampolino di lancio per costruire la sua carriera criminale a capo dei Casalesi.
40 anni che la Voce ha documentato con svariate inchieste, dedicate ai progetti per il metrò del tutto inesistenti nella fase iniziale (poi affidati alla Rocksoil della famiglia Lunardi), alla VIA (valutazione d’impatto ambientale) persasi per strada, ai furti dei documenti progettuali, all’affidamento dei lavori alle ditte mattonare di Tangentopoli, fino a tutti gli scempi ambientali compiuti lungo il percorso, con massacri archeologici e sventramento di edifici storici, come dimostra il crollo di palazzo Guevara alla Riviera di Chiaia, con il processo ora in corso a carico di dirigenti delle imprese e funzionari del Comune di Napoli.
Ma eccoci all’oggi. E rieccoci a piazza Garibaldi. I cui lavori sarebbero dovuti terminare nel 2016, come trionfalisticamente annunciato dal sindaco arancione Luigi de Magistris alla presenza dell’archistar Dominique Perrault. Scrive il Corriere del Mezzogiorno: “il 25 aprile 2015 il sindaco annunciò una ‘liberazione’ imminente della piazza, che convive da tempo immemorabile con lavori in corso che hanno strozzato la viabilità e ridotto in ginocchio decine di attività commerciali”.
Oggi, infatti, piazza Garibaldi è un autentico inferno, con la quasi impossibilità di raggiungere la stazione centrale, dovendosi sobbarcare – i comuni cittadini – una infernale gimkana tra cantieri e sensi vietati.
Tutta la colpa dei ritardi viene addossata alle Ferrovie, o meglio alla società Grandi Stazioni, che non starebbe rispettando i tempi per la fine dei lavori e la consegna del grande parcheggio di interscambio, un’opera considerata strategica. Annuncia l’ex capo dell’Unità di Missione al ministero dei Trasporti, l’ex bassoliniano Cascetta: “se ci consegnano il parcheggio entro la fine dell’anno, per l’autunno del 2018 saremo pronti”.
Ma per attendere la “sistemazione superficiale” di altre aree strategiche occupate oggi dai cantieri del metrò ci vorrà ancora di più. Se tutto va bene per il 2020 terminano i lavori a piazza Municipio, vis a vis con Palazzo San Giacomo, sede del Comune, e a piazza Nicola Amore. Lungo il tragitto, che spacca il cuore di Napoli, si sono verificate svariate crepe di edifici storici: un’inchiesta avviata otto anni fa dalla procura di Napoli è stata archiviata.
Del resto tutto il percorso del metrò è a forte rischio, come documentano crepe & crolli in svariate chiese del centro storico, a cominciare da quella nell’area di Pizzofalcone, dove la stazione progettata “a cono in giù” da Uberto Siola ha creato un mare di problemi.
Ma i napoletani possono ballare la tarantella e sparare i tric trac. Perchè avranno il metrò più bello del mondo, per via delle opere d’arte contemporanea disseminate nelle stazioni. E poi – assicura Cascetta – “quella di piazza Municipio sarà un’opera scenografica, piazza Garibaldi sarà un polmone verde”.
E chissenefrega se è il metrò più caro – costa a chilometro più del doppio di quello romano, il triplo del tunnel sotto la Manica – il più impattante e il più inefficiente del mondo…
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