Giallo Alpi, con la fresca richiesta di archiviazione avanzata dal pm di Roma Elisabetta Ceniccola, ora in attesa di quanto deciderà il gip. Sparito il depistaggio – che invece emergeva in modo palese dalla sentenza di Perugia che ha scagionato il giovane somalo che s’è fatto 16 anni in galera da innocente – e ridotto il tutto a una vera e propria sceneggiata, sorge spontanea una domanda: come mai sono magicamente spariti tutti quei personaggi che in un modo o nell’altro conducevano ad ambienti quantomeno controversi, come massoneria, P2, servizi segreti e a faccendieri con l’hobby di armi, scorie e rifiuti tossici?
Balza subito in prima fila un nome, quello di Giorgio Comerio, che guarda caso fa capolino in altre storie, come ad esempio la tragedia del Moby Prince, un altro buco nero della giustizia italiana.
TORNA ANCHE IL MOBY PRINCE
Racconta un addetto che ha lavorato per anni all’ambasciata di Mogadiscio: “intorno al nome di Comerio ruotano tante storie. Ma io mi voglio riferire a tre circostanze ben precise. Primo, il famoso certificato di morte di Ilaria Alpi rinvenuto a casa di Comerio in una cartellina gialla titolata ‘Somalia’. Quel mistero non è stato mai chiarito, non è riuscito a farlo neanche il volenteroso pm calabrese Neri che ha indagato sugli strani affondamenti lungo le coste calabresi. A quanto pare, tra gli ultimi scritti di Ilaria, tra i diversi foglietti e note, una era dedicata proprio a Comerio. E c’è un terzo elemento: indagando sul Moby Prince, i servizi segreti hanno scoperto una mappa sui traffici di materiale bellico e hanno trovato una nota su Comerio. Tre circostanze qualche volta fanno una prova, anche se tutta da perlustrare e verificare. Perchè, invece, i magistrati romani stanno con le mani in mano?”.
A quanto pare, in un incontro di febbraio tra la madre di Ilaria, Luciana Riccardi, e il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, quest’ultimo avrebbe dichiarato tutta la sua disponibilità ad indagare: “signora – ecco le parole della prima toga capitolina – mi dica lei cosa debbo fare, chi vuole che le interroghi?”. E’ la giustizia, bellezze!
A proposito della vicenda del Moby Prince, così scrive Antimafia Duemila in un report del 12 febbraio 2017. “Nei giorni scorsi il Fatto quotidiano ha riportato la notizia dell’esistenza di un documento segreto dell’ex Sismi, il servizio segreto militare, declassificato dalla Commissione rifiuti lo scorso 8 febbraio. All’interno vi è un importante riferimento al disastroso incendio del traghetto Moby Prince. Una strage che gli 007 militari dell’epoca inserivano in una sorta di mappa concettuale dedicata al ‘traffico di materiale bellico recuperato, di scorie nucleari e di armi’ inviata il 3 aprile 2003 alla Divisione ricerca e antiproliferazione dell’ex Servizio segreto militare. Accanto alla mappa vi era anche una nota su Giorgio Comerio, ingegnere di Busto Arsizio che negli anni ’90 progettava di inabissare le scorie nucleari sui fondali marini servendosi di siluri penetratori, inquisito da diverse procure italiane ma mai condannato per reati ambientali”.
IL FACCENDIERE DIPIETRISTA
Tutt’altro, un cuor di ambientalista, Comerio, come lui stesso si autodefinisce rammentando i trascorsi tra i Verdi e Legambiente, che hanno smentito ogni militanza in tal senso.
A quanto pare, invece, Antonio Di Pietro non ha smentito una circostanza raccontata dallo stesso faccendiere davanti alla commissione bicamerale d’inchiesta sui rifiuti che due anni fa, maggio 2015, lo ha interrogato a proposito di svariati misteri: “Ho partecipato come consulente tecnico per la localizzazione dei rifiuti per Antonio Di Pietro, quando era sostituto procuratore a Milano”.
Passiamo ai Servizi. Proprio nel corso di quella audizione, che si svolse nientemeno che nella kasbah di Mazara del Vallo, in Sicilia, dove due anni fa Comerio risiedeva, così raccontò: “Ho avuto dei rapporti molto soft con i servizi, quando il colonnello Martini di Brescia mi chiamò perchè voleva sapere se era possibile localizzare l’elicottero della guardia di finanza caduto nelle acque della Sardegna con a bordo suo figlio”. Circostanza smentita categoricamente dall’ex ufficiale che taglia corto: “non sapevo di avere un figlio nella finanza morto in un incidente aereo”.
Se di frottole ne racconta, Comerio, però la sostanza resta. Ad esempio, proprio in tema di Servizi. Ha attaccato, il super faccendiere, lo stesso Fatto quotidiano che sui suoi rapporti con i servizi segreti e sulla decennale latitanza in Tunisia aveva scritto in seguito alla desecretazione dei documenti riservati.
SERVIZI PERFETTI
La giornalista d’inchiesta Antonella Beccaria, in un lungo e documentato articolo riporta, tra l’altro, parte di un dossier dei carabinieri che dipingono Comerio come “una persona di intelligenza spiccata, sicuramente massone, appartenente ai servizi segreti argentini e legato ai più grossi finanzieri mondiali e in particolare europei. Sarebbe stato espulso dal Principato di Monaco il 24 marzo 1983 e avrebbe avuto problemi con la giustizia belga per truffa e altro, oltre a essere stato arrestato il 12 luglo 1984 a Lugano per truffa e frode, nonché per violazione delle leggi federali sugli stranieri”.
Anche la ex moglie, Maria Luigia Nitti, fornisce ragguagli a tal proposito: “è stato un agente del Sismi”, racconta, convocato – precisa – dai magistrati nell’ambito dell’inchiesta sulle bombe mafiose (e forse altro) del ’93.
Va ricordato che proprio in Somalia, in quegli anni bollenti, venne ucciso un agente del Sismi che sapeva molte cose, Vincenzo Li Causi, altro omicidio avvolto nel mistero.
Non basta. C’è addirittura un rapporto dell’ex Sismi, il servizio segreto militare, oggi Aise, a fornire dettagli inediti e inquietanti: “Comerio sarebbe contiguo o organico ad una serie di traffici clandestini con particolare riferimento allo smaltimento di scorie nucleari e rifiuti tossici, riciclaggio di denaro, contrabbando di armi”.
Ottimo e abbondante.
IL SUPER INCAPPUCCIATO
Per quanto concerne i rapporti con la massoneria, basti una sola, emblematica storia. Ricordate quando il Venerabile Licio Gelli, in pieno agosto (era il 10) 1983 fuggì dal super carcere svizzero di Champ Dillon, dove era rinchiuso? E sapete dove trovò rifugio e calda ospitalità? A Montecarlo, nella villa di Comerio. Dio li fa e poi li accoppia.
Molti segreti griffati Comerio ruotano intorno alla sua creatura prediletta, ODM, acronimo di Oceanic Disposal Management, società con sede nelle isole britanniche di Guernsey, con cui il faccendiere proponeva lo smaltimento dei rifiuti radioattivi e dell’amianto in mare tramite dei penetratori oceanici. E sui segreti e le attività border line della sigla parla proprio il colonnello del corpo forestale dello Stato Rino Martini, tirato in ballo, come visto, da Comerio.
Sottolinea Martini: “C’erano numerose prove e documenti delle attività che Comerio aveva intenzione di svolgere e aveva già svolto, video e prove di inabissamento dei penetratori, documenti che riguardavano i paesi della sponda oceanica del Nordafrica e prove del suo coinvolgimento rispetto ai sistemi missilistici che cercava di vendere all’Argentina dopo la guerra delle Falkland. Insomma, il profilo di una persona che meritava sicuramente di essere indagata”.
L’ha fatto la magistratura? E fino a che punto? Oppure ad un certo punto s’è fermata, s’è inabissata come i penetratori di Comerio? Mistero.
ATTENTI A QUEI TRE
Parole molto interessanti anche quelle del pm di Reggio Calabria, Francesco Neri. E più che mai attuali.
Il certificato di morte di Ilaria Alpi – anche al centro di una querela – “è stato sottratto da qualcuno”, rivela Neri, che aggiunge: “Ho il verbale di apertura dei sigilli del plico di Natale Di Grazia (il capitano di corvetta di Reggio Calabria morto nel corso delle indagini nel ’95, ndr), che è stato forzato ed era aperto da un lato. Dei fax di Ali Mahdi ha mai parlato? Lo autorizzava a smaltire in mare i rifiuti”. Il riferimento, evidentemente, è a Comerio.
Come mai su quella pista nessun magistrato – dei tanti alternatisi per il caso Alpi – ha mai voluto approfondire? Dei rapporti tra il “signore della guerra” somalo Ali Mahdi, Comerio e l’altro faccendiere che ha fatto sempre capolino nella story, Giancarlo Marocchino? Come mai su queste vicende clou e su questi personaggi focali è calato il più tombale dei silenzi?
Ma leggiamo ancora l’interessante reportage di Antonella Beccaria. Che racconta di “una trattativa giunta a compimento nel settembre 1994, sei mesi dopo l’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, tra la ODM e Ali Mahdi, il presidente ad interim somalo imparentato per via della cugina, Fatima, moglie di Giancarlo Marocchino. Ali Mahdi però smentisce l’esistenza della trattativa e se la prende con il pubblico ministero Neri, che viene querelato. A proposito del presunto accordo scrive nel 2005 l’Espresso: ‘le condizioni finanziarie indicate nel contratto per i dispositivi nel nord della Somalia parlano di 10 mila marchi tedeschi per ogni penetratore sull’importo complessivo di 5 milioni di marchi l’anno. Il Comerio – scrivono in un report i carabinieri – precisava che il pagamento extra sarebbe avvenuto a fronte del rilascio della licenza da parte di Ali Mahdi. I pagamenti dovevano avvenire attraverso una banca non indicata, presso cui la società avrebbe costituito un deposito di 500 mila marchi valido per un anno. Un accordo verso cui Ali Mahdi mostra grande attenzione, come dimostra il fax in lingua inglese che il 17 luglio 1994 invia su carta intestata della repubblica somala al segretario e ministro plenipotenziario Abdullahi Ahmed Afrah. All’interno – spiegano i carabinieri – il presidente gli comunica la titolarità della gestione degli accordi con la ODM, la cui validità sarà però sempre soggetta a ratifica da parte del governo o del presidente stesso”.
Come mai il pm reggino Neri non è riuscito a portare avanti le sue inchieste? Come mai il giallo Di Grazia è l’ennesimo buco nero tra le storie di casa nostra? Forse perchè gli inabissamenti tirrenici tirano in ballo responsabilità da novanta? Forse perchè le ricerche di Neri che arrivavano fino ai segreti di Ispra potevano risultare esplosive?
MISTERI IN FONDO AL LAGO
Ecco un altro take di Beccaria: “Questa storia inizia a Ispra, sul lago Maggiore, al CCR, il Centro Comune di Ricerca. Che dal 1977 al 1988 riceve supporto da dodici nazioni per cimentarsi con una serie di piani, tra cui uno chiamato Dodos, acronimo che sta per Deep Ocean Data Operating. Per usare una terminologia meno scientifica ma più esplicita, l’obiettivo era ‘lo stoccaggio di scorie radioattive in ambiente naturale, terrestre o marino’. A pronunciare queste parole fu il responsabile del CCR, Charles Nicolas Murray, quando nel 1995 raccontò alla magistratura la sostanza della storia: si intendeva ricorrere a missili penetratori dentro cui venivano stipati rifiuti da infossare nei fondali marini. In questo progetto, il ruolo di Comerio sarebbe stato quello di progettare una boa che consentisse di controllare i siluri via satellite. Ma poi non se ne fece più nulla perchè, ufficialmente, sarebbero emerse varie difficoltà, tra cui un ipotetico rischio di attentati terroristici. Solo che a un certo punto, dal centro di Ispra, scomparve un componente elettronico della boa e gli inquirenti di Reggio Calabria sospettarono che dietro quella sparizione ci fosse l’imprenditore di Garlasco”.
Ancora lui, Comerio.
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3 pensieri riguardo “GIALLO ALPI / TORNA LA PISTA DEI RIFIUTI TOSSICI E SPUNTA IL NOME DI GIORGIO COMERIO”
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Il solito articolo diffamatorio, zeppo di notizie false quasi tutte copiate dai fantasionsi raccontini pubblicati da Repubblica, l’Espresso , Il Fatto Quotidiano e Famiglia Cristiana. Sul mio conto hanno indagato sette procure italiane e quella svizzera. Tutte le indagini archiviate. La magistratura ha appurato, senza ombra di dubbio, la mia totale estraneità a qualsiasi illecito. Tutti i dettagli su giorgiocomerio.com Sarebbe ora di riflettere prima di pubblicare solo illazioni diffamatarie
L’articolo ricostruisce un serie di fatti e circostanze. E non è zeppo di notizie false come sostiene il signor Comerio, il quale attacca – in un solo colpo – la Voce più Repubblica, l’Espresso, il Fatto quotidiano e Famiglia Cristiana.
Poi, come tutti sanno, le archiviazioni non sono affato il sinonimo di giustizia. Spesso sono il contrario. (a. c.)