GIALLO SCHWAZER / ECCO LE MAIL CHE SVELANO LA COMBINE INTERNAZIONALE TRA IAAF E WADA

Alex Schwazer, è sempre più giallo. Dagli hacker russi di Fancy Bear vengono fuori una ventina di mail piratate dai siti della Iaaf, la Federazione internazionale di atletica, e della Wada, l’Agenzia internazionale anti doping, dalle quali emerge una quadro di totale collusione per evitare che, attraverso il test del DNA, venga alla luce la combine internazionale per delegittimare il campione altoatesino e portare avanti l’industria del doping nello sport.

Tra i protagonisti del vorticoso scambio di mail, in particolare, il responsabile dell’antidoping della Iaaf, il potentissimo Thomas Capdevielle, l’uomo che vuole a tutti i costi la fine sportiva di Schwazer, alcuni pezzi grossi dell’entourage legale della Iaaf, in prima fila Ross Wenzel, e alcuni vertici del laboratorio di Colonia, dove sono ancora adesso custodite le provette con i campioni di urina dell’atleta.

Ma sintetizziamo la story, che la Voce ha già raccontato in alcune inchieste che potete leggere cliccando in basso.

 

QUEL DNA NON S’HA DA FARE

Al centro del giallo, ora, c’è la prova regina, il test del DNA, chiesto dalla difesa di Schwazer e dal suo preparatore atletico, Sandro Donati, una vita in prima linea per denunciare il doping nello sport e soprattutto la collusione di quegli organismi che dovrebbero controllare e fanno tutt’altro, Iaaf e Wada in pole position.

Sandro Donati con Alex Shwazer, che vediamo in alto nel fotomontaggio con Thomas Capdevielle (a destra)

Sandro Donati con Alex Shwazer, che vediamo in alto nel fotomontaggio con Thomas Capdevielle (a destra)

Le urine contestate vennero prelevate – incredibile ma vero – il primo gennaio 2016 alle 7 di mattina a casa Schwazer, prassi del tutto inconsueta, perchè ha consentito a quella provetta di rimanere del tutto incustodita per 24 ore, una finestra temporale in cui può essere successo di tutto, prima di essere consegnata al laboratorio di Colonia convenzionato con la Wada.

Il gip del tribunale di Bolzano, Walter Pellino, attraverso una rogatoria internazionale, ha chiesto al laboratorio di Colonia di consegnare quelle provette, affinchè possano essere esaminate presso i laboratori più attrezzati del nostro Paese, quelli che fanno capo al Ris di Parma.

Apriti cielo. Colonia non sa che pesci prendere, subisce pressioni dalla Iaaf e dalla stessa ‘madre’ Wada – come vedremo dalle mail – e alla fine decide di rivolgersi al tribunale di Colonia, affinchè decida il da farsi. Da tener presente che il tempo gioca a favore della ‘nemica’ (di Schwazer, dello sport e della giustizia) Iaaf, dal momento che il contenuto della provetta perde man mano della sua efficacia.

E’ quindi tuttora in atto una battaglia legale tra la procura di Bolzano e il tribunale di Colonia, per l’invio di quelle stracontestate provette.

Intanto, i legali dei colossi Iaaf e Wada stanno facendo i salti mortali affinchè tutto resti nell’ambito della giustizia – sic – sportiva, e cioè in ambito Wada, e le provette non vengano mai trasferite in Italia, dove c’è il rischio Ris. In un paio di mail – roba da suscitare un autentico caso diplomatico – viene esplicitamente messa in dubbio l’affidabilità del Ris, sostenendo che non solo Schwazer è un carabiniere, ma anche Donati ha legami con i carabinieri! Ai confini della realtà.

Ma vediamo più in dettaglio i contenuti di alcune mail bollenti.

 

TUTTE LE MAIL BOLLENTI

Va in primis sottolineato che le mail sono recentissime, perchè lo scambio è avvenuto nell’arco dei primi tre mesi di quest’anno, da gennaio a marzo 2017.

Ross Wenzel

Ross Wenzel

Partiamo dall’invio del 17 gennaio. L’ufficio legale della Wada, con Katherine Brown, contatta l’avvocato del laboratorio antidoping di Colonia. In quei giorni la Iaaf sta facendo di tutto per impedire la consegna delle provette al gip di Bolzano. “Si tratta di una mail di grossa rilevanza, perchè dimostra che la Wada non si sta comportando in modo neutrale, come dovrebbe essere, ma sta cercando di influenzare il comportamento del laboratorio di Colonia, uno dei venticinque laboratori affiliati, coordinati e finanziati dalla stessa Wada”, viene sottolineato in ambienti sportivi romani.

Lo stesso giorno il responsabile del laboratorio di Colonia, Hans Gayer, scrive al super consulente legale della Iaaf, Wenzel, per informarlo della mail ricevuta dalla Wada, a dimostrazione che, nel caso Schwazer, sia il laboratorio di Colonia che la Wada sono andate ben oltre il ruolo di neutralità, allo scopo di corrispondere all’esigenza della Iaaf di impedire lo strategico esame del DNA e soprattutto che lo stesso esame potesse svolgersi presso un laboratorio neutrale, esterno al circuito sportivo e quindi fuori dal rigido controllo – e interessato – della Wada.

Segue, il 1 febbraio, un giro di mail tra i legali targati Iaaf per evitare che gli esami si svolgano a Parma e quindi si fa strada l’ipotesi di rivolgersi al tribunale di Colonia, così come poi in effetti avviene. Vengono affrontate questioni di giurisdizione, dal momento che la sede delle Iaaf è a Montecarlo e il principato non fa parte dell’Unione europea: motivo per cui nel vorticoso giro di mail che intercorrono tra gli avvocati di Iaaf, Wada e laboratorio di Colonia si cerca affannosamente una soluzione. Alla fine risulterà chiaro che solo il laboratorio di Colonia ha titolo per costituirsi davanti al giudice tedesco e quindi lo sforzo della Iaaf sarà tutto teso a ‘convincere’ lo stesso laboratorio a uscire dalla sua corretta neutralità e a rivolgersi alla magistratura tedesca.

Stessa musica nel valzer via posta elettronica del 6 febbraio, dove si cerca addirittura una soluzione impossibile, e cioè quella di individuare una sede Iaaf dislocata in un paese UE e perciò titolato a rivolgersi alla magistratura tedesca. Ma alla fine i legali sono costretti ad arrendersi di fronte alle evidenze della giurisdizione e ad ammettere che non esistono altre sedi possibili. La Iaaf, a questo punto, si sente con le spalle al muro, soprattutto dopo la rogatoria internazionale inviata dalla procura di Bolzano.

 

UNA COMBINE DA “ARMONIZZARE”

Eccoci al 9 febbraio. Uno scambio clou. Da un lato Wenzel Ross, dall’altro il legale della Iaaf a Colonia, Ulrich Leimenstoll: si tratta, quindi, di due vertici legali della Federazione internazionale di atletica. Ecco il passaggio bollente: “se tu sei d’accordo vorrei dare il testo della nostra memoria al Dr. Sartorius, in modo che il laboratorio possa lavorare ad un testo armonizzato con il nostro”.

E’ la palese dimostrazione della collusione: il laboratorio di Colonia – così come tutti i laboratori antidoping internazionali accreditati dipende strettamente dalla Wada e dalla committenza data dalle Federazioni internazionali – viene condotto per mano affinchè esprima la posizione più utile per la Iaaf.

Siamo nel periodo cruciale. 10 febbraio, va in scena il ‘good job’ e vengono alla ribalta i carabinieri. L’onnipresente Ross scrive al boss, Thomas de Capdevielle, anticipandogli i punti base della memoria che sarà inviata al giudice di Colonia. Eccoli in rapida sintesi. L’obiettivo base è impedire che l’esame si svolga al di fuori del circuito sportivo. Di conseguenza, va impedito nel modo più categorico che possa essere effettuato al Ris di Parma, perchè è gestito dai carabinieri.

A questo punto le motivazioni diventano risibili: viene testualmente scritto che “Schwazer è un ex carabiniere ed ha gareggiato in diverse manifestazioni sportive per i Carabinieri”: come a dire che la Benemerita è pronta a manipolare, con il Ris, l’esame del DNA!

Ma in quella mail del 10 febbario tra i due pezzi da novanta – Capdevielle e Ross – c’è un’altra chicca: e cioè l’ammissione che, nel caso Schwazer, “non è possibile distiguere tra uso volontario e involontario” di alcune sostanze, “come sostengono tutti gli esperti del settore”. “Tutto ciò – ammettono tra loro – rende difficile poter accusare Schwazer di doping intenzionale”.

Più chiari di così! Motivo per cui, bisogna fare ben altro per incastrare – con prove taroccate, in primis l’esame delle urine – il nostro campione.

 

ARRIVANO I CARABINIERI

Ulrich Leimenstoll

Ulrich Leimenstoll

Sul tema ‘Carabinieri’ i nostri eroi torneranno con mail dei giorni successivi, come ad esempio quelle del 14 e 15 febbraio. E’ sempre Boss-Ross a scrivere di “Carabinieri laboratory” e soprattutto dei legami tra Sandro Donati e i militari della Benemerita. Mentre è l’avvocato Ulrich Leimenstoll a contattare Ross per dirgli che ha scoperto “the coach and his relations to the carabinieri…”, l’allenatore e i suoi rapporti con i carabinieri. In tutta risposta, Ross ringrazia l’amico Uli per la segnalazione su “Donati’s connections to the Carabinieri”, le connection di Donati con i Carabinieri, stavolta con la maiuscola e senza puntini sospensivi…

Non è finita. Il 14 febbraio la ciliegina sulla torta. Entra in scena un misterioso personaggio, tale Barra. E chi sarà mai? Si tratta di un ex pluripotente nel mondo dell’atletica anni ’80 e ’90, sia a livello nazionale che internazionale, altro nemico storico di Donati prima e di Schwazer, ovviamente, poi. E’ infatti Luciano Barra il primo ad ostacolare il rientro all’attività agonistica del nostro più forte maratoneta, è lui a non volere la sua partecipazioni alle Olimpiadi, è lui a contestarne le gare al rientro dopo la prima squalifica – “corre, non marcia”, osserva il Vate – è di lui che lo stesso Donati scrive in due libri sull’uso e l’abuso di doping nello sport, “Campioni senza valore” e “Il doping nello sport”.

Nello scambio di mail del 14 febbraio tra i soliti Capdevielle e Ross irrompe il nome di Barra. “Sei d’accordo – dice Capdevielle – di inviare il testo della nostra memoria presentata al tribunale di Colonia a Barra. Grande no?”.

Sorge spontanea la domanda: ma come mai ci tengono tanto due pezzi da novanta made in Iaaf a tenere contatti con un ex dirigente di casa nostra come Barra?

Non passa comunque una settimana che i due si ricontattano via mail. E’ il 20 febbraio e Ross scrive all’amico Thomas Capdevielle: “sembra che il laboratorio sia del tutto indisponibile a consegnare le provette. L’importante è che tutto resti nei laboratori di Wada”.

Più chiari di così…

 

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2 pensieri riguardo “GIALLO SCHWAZER / ECCO LE MAIL CHE SVELANO LA COMBINE INTERNAZIONALE TRA IAAF E WADA”

  1. Lau ha detto:

    grazie di aver avuto il coraggio di scrivere nomi e contenuto.. però Schwazer non è un maratoneta, ma un marciatore!

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