GIALLO PANTANI / ANCORA APERTO, NONOSTANTE LE PROCURE E STEFFENONI

Come mai il fascicolo Pantani giace da dieci mesi sulla scrivania di un pm della procura antimafia di Napoli a far polvere? Perchè passano i mesi e non è possibile vedere alcuno spiraglio di luce su quella clamorosa operazione della camorra per taroccare il Giro d’Italia del 1999? Cosa si aspetta a mettere insieme le tessere del mosaico per portare alla sbarra i responsabili e organizzatori di quella combine mostre da 200 miliardi di vecchie lire costata cinque anni dopo la vita a Marco Pantani?

A settembre, poi, la Cassazione si dovrà pronunciare sulla tragica fine del Pirata, quel 14 febbraio 2004: un San Valentino che finì nel sangue, anche stavolta firmato dalla camorra. Sarà in grado la suprema Corte di ribaltare l’assurda sentenza di archiviazione secondo la quale Pantani si sarebbe suicidato nelle condizioni più incredibili e rocambolesche?

Luca Steffenoni. Nel montaggio sopra, Marco Pantani e sullo sfondo la Procura di Napoli

Luca Steffenoni. Nel montaggio sopra, Marco Pantani e sullo sfondo la Procura di Napoli

Intanto esce un libro, per Chiarelettere, “Il caso Pantani – Doveva Morire”, firmato dal criminologo Luca Steffenoni, che dimentica questi due fatti base, l’inchiesta della procura di Napoli e la prossima sentenza di Cassazione, dando tutto per finito: “I giochi sono fatti e cala mestamente il sipario sulla vicenda del Pirata. Se giustizia mai ci sarà, non potrà venire dall’aula di un tribunale”.

Fa bene, Steffenoni, a essere quanto meno scettico sulla credibilità della giustizia di casa nostra: ma perchè – sorge spontanea la domanda – omettere le uniche due ‘notizie’, dal momento che tutto il resto che racconta è solo un dejà vu?

Cerchiamo di riepilogare i fatti.

MADONNA, FATE LUCE

Partiamo dal giallo di Madonna di Campiglio, la tappa del Giro d’Italia al centro dei misteri. La procura di Forlì – che pure ha raccolto una marea di elementi in grado di dimostrare la combine – alla fine archivia. E’ lo stesso procuratore capo Sergio Sottani a gettare il colpo di spugna: ci sono una serie di elementi probanti, ma non è stata raggiunta la prova finale. Che vuol dire?

Che fine fa la montagna di prove raccolte dalla stessa procura e partite dalla verbalizzazione di Renato Vallanzasca? Poi confermata da un pentito di camorra, Rosario Tolomelli? Quindi ribadita da altri boss di calibro?

steffenoni libro pantaniSolo notizie de relato, è la giustificazione che arriva da Forlì. Osserva un agente di polizia di Rimini: “nelle nostre procure di camorra non ne capiscono niente. E’ per questo che i magistrati non hanno neanche compreso di quale tenore fosse l’intimidazione fatta dai camorristi ai tre medici che poi hanno alterato la provetta con il sangue di Pantani”.

Ebbene, alla fine la procura di Forlì archivia. Ma c’è ancora un barlume. Sperare in una procura che di camorra qualcosa mastichi e soprattutto abbia una memoria storica di molti fatti. E che caso mai si sia trovata già ad avere a che fare con certi boss & pentiti.

A questo punto l’avvocato della famiglia Pantani, Antonio De Rensis, nonostante la bastonata dell’archiviazione di rito forlivese, non si dà per vinto e parte al contrattacco. E’ agosto 2016, presenta un esposto-denuncia alla procura partenopea, recapitolando i fatti e soprattutto ponendo in risalto il ruolo attivo giocato nel giallo Pantani dalla camorra con le sue scommesse milionarie.

A questo punto Napoli non può non aprire un fascicolo, affidato ad uno dei pm più esperti della Direzione Distrettuale Antimafia, Antonella Serio, che per alcuni anni ha lavorato, insieme ad altri inquirenti, nel pool condotto da Vincenzo Piscitelli.

Un paio di mesi fa abbiamo chiesto al pm Serio come stanno le cose. “Abbiamo sulla scrivania il fascicolo, del quale non posso dire nulla per evidenti ragioni. Ma le assicuro che stiamo lavorando. Il procuratore capo tiene molto all’inchiesta”. Si vede.

Si tratta dell’attuale numero uno della procura, il facente funzione Nunzio Fragliasso, subentrato a Giovanni Colangelo ad inizio anno e in attesa del nuovo numero uno, da scegliere tra il ‘ministeriale’ Giovanni Melillo e l’attuale procuratore capo di Reggio Calabria Cafiero de Raho.

L'avvocato Antonio De Rensis

L’avvocato Antonio De Rensis

La Voce ha scritto svariate inchieste sul giallo Pantani e più volte (vedi i link) ha dettagliato le incredibili tappe di Madonna di Campiglio, a partire dalle parole di Renato Vallanzasca che squarcia il velo fornendo ampi dettagli sulla combine. A seguire la tante verbalizzazioni che però, incredibilmente, non bastano. Come del resto quelle di non pochi personaggi dell’entourage sportivo.

Poi altre paradossali circostanze: prima fra tutte la presenza – venuta alla luce quasi per caso – quale capo del team medico per i prelievi di Wim Jeremiasse, il super esperto olandese che esclama appena conosciuto l’esito delle analisi “oggi lo sport è morto”. E lui stesso morirà pochi mesi dopo in un misteiroso incidente d’auto, finendo dritto in un lago ghiacciato austriaco. La forza del destino…

Ma di tutto questo gli inquirenti di Forlì se ne sono altamente fregati. Cosa farà il pm Serio?

E, soprattutto, vorrà allargare e approfondire quel solco di indagini del resto già effettuate pur se poi buttate nel dimenticatoio?

SE SON LE ROSE FIORIRANNO

Passiamo al secondo giallo. Quello del residence Le Rose di Rimini dove è stato ucciso Marco. La procura di Rimini lo nega, la Voce lo ha scritto più volte, basandosi anche stavolta sulla monumentale sfilza di prove, così come raccolta dall’avvocato De Rensis, il quale parla senza peli sulla lingua di almeno ‘200 anomalie‘ nel corso delle indagini.

Un’inchiesta condotta con i piedi, ‘scientificamente’ sbagliata, contenente errori macroscopici, come – per dirne una sola – l’inquinamento della scena del crimine lasciando addirittura in un cestino per la spazzatura l’involucro di un cornetto di gelato. Una prova dimenticata – pare si trattasse di un Algida, forse a ricordare le mani della camorra nella distribuzione di quella marca negli anni ’80 a Napoli – o un passatempo per gli investigatori, intenti a fare il delicatissimo sopralluogo e a gustare un cornetto?

Rosy Bindi

Rosy Bindi

Tutto ok, invece, secondo l’imperturbabile Steffenoni. Che nel prologo rassicura, a proposito di quella inchiesta: “possibile che sia stata fatta male, chiusa in modo frettoloso o addirittura in odore di complotto? Niente di tutto questo. Le indagini, compatibilmente con la cultura investigativa dell’epoca, sono state effettuate in maniera corretta. Una stanza d’albergo è per sua natura piena di impronte e tracce, a che servirebbe esaminarle? Abbiamo idea di quante manipolazioni ha subito una bottiglia di acqua minerale, dalla fabbrica al trasporto, prima di arrivare sulla mensola della camera D5? Possiamo credere che un assassino professionista non utilizzi dei guanti e lasci impronte ovunque?”.

E per chi non ha ancora capito, ribadisce: “La realtà è che l’indagine svoltasi nel 2004 fu eseguita correttamente”. E poi commenta: “per un meccanismo di banale economia giudiziaria, l’indagine sull’omicidio di Marco Pantani non c’è stata”. Ma ci è o ci fa, il criminologo Steffenoni?

Il quale ricorda le parole tombali pronunciate il 5 settembre 2015 dal pm di Rimini Paolo Giovagnoli che “mette le parola fine – scrive il criminologo – al caso Pantani”. Ecco quelle parole: “Le questioni sollevate, più che a indicare indagini suppletive utili a scoprire elementi di un delitto non indagato, tendevano essenzialmente a far dubitare della correttezza e adeguatezza delle indagini del 2004 e a far ritenere falsi i suoi risultati, verosimilmente per cercare di cancellare l’immagine del campione depresso vittima della tossicodipendenza e dell’utilizzo di psicoformaci e accreditare l’immagine di una persona vittima di violenze e complotti”. Ai confini della realtà.

Renato Vallanzasca

Renato Vallanzasca

Come ai confini della realtà è l’auspicio di Steffenoni: ossia che gli unici a poter risolvere il giallo siano Rosy Bindi & C., ossia i membri della Commissione Antimafia che ad inizio anno hanno fatto finta d’interessarsi al caso. “Interessante, da approfondire”, ha osservato Marco Di Lello, componente della storicamente inutile commissione, fiancheggiato dal signor nessuno Angelo Attaguile, nominato sul campo responsabile della sottocommissione ‘sport e mafie‘.

007 & COMMISSIONI FANTASMA

Ecco le indicazioni di 007 Steffenoni: “L’opinione dell’autore è che su questo movente non sia possibile far luce mediante il percorso giudiziario tradizionale ma sia necessario l’intervento della commissione parlamentare Antimafia, la sola in grado di collegare le tessere del grande puzzle”.

E ancora: “L’intervento della camorra nella morte di Pantani, in un procedimento giudiziario minato da troppa litigiosità, rimarrà unicamente un’ipotesi abbandonata sullo sfondo e mai affrontata in concreto. L’avvocato De Rensis cercherà di mantenerla in vita e rinvigorirla con la richiesta di un’audizione da parte della commissione Antimafia, forse l’unica in grado di ascoltare la strana storia di un uomo che aveva troppi nemici”.

Sorge spontanea la domanda: ma ha mai letto qualcosa, Steffenoni, a proposito della commissione Antimafia? Quella che, per intendersi, ha visto negli anni scorsi tra i suoi membri Paolo Cirino Pomicino e Alfredo Vito, autentiche cure omeopatiche?

Alex Schwazer

Alex Schwazer

E ha mai letto qualcosa del caso di Alex Schwazer – tremendamente simile a quello Pantani per l’alterazione delle provette e il tentativo di distruggere un uomo che lotta contro il doping nello sport – con una commissione Antimafia che esattamente un anno fa ha ascoltato il preparatore atletico del maratoneta, Sandro Donati, e poi ha gettato tutto nel dimenticatoio?

Due sole novità arrivano dal libro dello scout-007, “criminologo che lavora come consulente per diversi tribunali”, eccoci, “spesso ospite di trasmissioni televisive e radiofoniche”.

Il finale ancora tutto da scrivere, e appena accennato in due righe, relativo all’autopsia di Marco: “nel midollo osseo di Pantani non si evidenziano tracce di eritropoietina”.

E la complessa, scientifica descrizione di come la provetta contenente il sangue del Pirata può essere stata taroccata dai tre esperti comprati dalla camorra. Almeno questo, da un criminologo.

Chiarelettere inaugura così la sua nuova collana gialla ‘Misteri Italiani’. In bocca al lupo.

Per settembre è annunciato un altro volumetto da 150 pagine – questo lo standard – sul giallo di David Rossi, il responsabile stampa del Monte dei Paschi di Siena volato dal quinto piano di piazza Salimbeni.

Per rispetto della vittima, dei parenti e dei lettori, un consiglio: evitate un altro salto nel vuoto.

 

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12 febbraio 2017


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