MARIO MORI SANTO SUBITO / ASSOLTO ANCHE PER PROVENZANO

Il generale Mario Mori fa il bis. Dopo l’assoluzione per la mancata perquisizione del covo di Totò Riina, ecco la doppietta, con l’assoluzione decisa dalla Cassazione per la mancata cattura di Bernardo Provenzano. Adesso Santo subito.

Un’altra storia ai confini della realtà, sulla quale è calato il solito verdetto della giustizia di Casa nostra, assoluzione. Perchè il fatto non è penalmente rilevante, perchè – in questo caso – “le risultanze processuali sono inidonee a provare la sussistenza del movente della trattativa”.

In soldoni. Il lavoro svolto per la cattura di Provenzano fa acqua da tutte le parti, esistevano delle precise indicazioni sul covo grazie ad una dritta di un mafioso, dritta raccolta da un colonnello dei carabinieri, Michele Riccio; quella pista è stata fatta cadere nel vuoto, colpevolmente, e come risultato Provenzano ha potuto godere per tanti anni di beata libertà.

Adesso, per il solo fatto che non è stato provata alcuna trattativa per la non cattura, quei comportamenti non sono penalmente censurabili. Caso mai sì sono il profilo deontologico, professionale, morale, ma non penale. Al massimo un po’ di superficialità: “hanno sottovalutato lo spunto”. Alla faccia della sottovalutazione.

Stesso copione per il mancato controllo del covo di Riina e la clamorosa mancata perquisizione, sempre ascrivible a Mario Mori, stavolta in collaborazione con il mitico capitano Ultimo, Sergio De Caprio. Comportamenti censurabili sotto tutti i profili, ma non c’è un movente preciso, e non si tratta di condotte penalmente rilevanti. E quando lo saranno mai, in questa Giustizia di Casa nostra?

Ciliegina sulla torta. Il presidente del Senato, l’ineffabile Piero Grasso, fa il duro sulla questione Riina, in fin di vita. “Se vuole interrompere il suo regime di 41 bis collabori e riveli i mandanti delle stragi”, gonfia il petto.

Sorge spontanea la domanda: ma cosa hanno fatto, in tutti questi anni, i signori magistrati per scoprire i mandanti a volto coperto delle stragi? Non grida ancora vendetta la prima condanna per la strage di via D’Amelo, una dozzina di innocenti sbattuti in galera senza lo straccio di una prova? E senza che alcun inquirente – val la pena di ricordarlo – Anna Maria Palma e, per il tratto finale, Nino Di Matteo, oggi l’eroe dei due mondi – sia stato neanche sfiorato da una qualche conseguenza per il tragico ‘errore’?

 

nella foto Mario Mori


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