Aziende partecipate, alla faccia del risparmio. Non solo non vengono tagliati gli emolumenti ai vertici ma le poltrone raddoppiano. Alla faccia del taglio dei costi: gli incarichi si moltiplicano e alla poltrona di presidente – tanto per gradire – si aggiunge anche quella di amministratore delegato. Ai confini delle realtà.
Peccato che il ministro interessato, Carlo Calenda, sia già in vacanza o con la testa al voto anticipato. Interrogato da Repubblica, infatti, il titolare dello Sviluppo (sic) economico trasecola: “non ne so niente e se fosse così non sono d’accordo”. Il portiere del suo stabile sarebbe stato certo più esaustivo.
Ecco la situazione di qualche partecipata, e cioè controllata al 100 per cento dallo stesso ministero dell’Econonia.
Scade il numero uno della Consap, Mauro Masi, ex direttore generale della Rai. Una poltrona da non poco, visto che dalla Consap dipendono i servizi assicurativi pubbici, il controllo del mercato delle polizze, l’eventuale sanzione da comminare a compagnie che si costituiscano in ‘cartello’ tale da azzerare il mercato e soprattutto massacrare i cittadini taglieggiati da polizze sempre più care. Come accade ad esempio a Napoli, dove è stata appena attivata una task force dalla Procura per monitorare falsi incidenti e assicurazioni taroccate.
A proposito di Rai, giorno bollente – il 6 giugno – per la nomina del nuovo direttore generale: sarà Circo Orfeo al consiglio d’amministrazione? Quatto quatto, infatti, il direttore del TG1, Mario Orfeo, si avvicina a quella poltrona, secondo gli ultimi rumors da viale Mazzini.
QUEL CARROZZONE CHIAMATO SOGESID
Torniamo alla partecipate. In scadenza anche Marco Staderini, da sempre nelle grazie di Pierferdinando Casini e alla guida di Sogesid, il carrozzone pubblico impegnato nelle bonifiche. Un terreno molto delicato, perchè vede in ballo le regioni martoriate dal bubbone dei rifiuti tossici, come la Campania da anni vittima dei roghi, un problema giorni fa minimizzato dal neonato Registro dei Tumori per l’infanzia e dal governatore Vincenzo De Luca: e invece grosso come una casa, per le continue morti di bimbi e non solo nella Terra dei Fuochi. Ma anche aree alle prese con lo smaltimento delle scorie nucleari, come il Piemonte per Trino Vercellese oppure la stessa Campania – ai confini con il Lazio – per la centrale del Garigliano.
Un gigantesco problema, quello del cosiddetto ‘decommissioning’, che sta comportando milioni di euro ogni mesi buttati al vento per la gestione di centrali ormai morte ma non ancora disinnescate. In attesa da sempre di trovare la localtion – prima mission di Sogesid e sempre disattesa – per il deposito nazionale delle scorie. Intanto vagonate di milioni pubblici vengono sperperate sia per i costi di gestione dei siti che per il personale. Alla faccia della crisi.
Manteniamo in piedi ancora un carrozzone quale la sconosciuta Rete Autostrade Mediterranee, REM per gli amici, tanto per assicurare una poltrona al prima Pdl poi alfaniano Antonio Cancian, e da domani anche al suo amministratore delegato. Sorge spontanea la domanda: ma a che serve una società del genere quando già esistono le parapubbliche Autostrade per l’Italia e Autostrade Meridionali? Quest’ultima è vicepresieduta da ‘O Ministro Paolo Cirino Pomicino, che oggi festeggia il sesto compleanno anche al vertice di Tangenziale di Napoli spa, caso più unico che raro fra le arterie cittadine a scorrimento veloce, per via del pedaggio che – come un vero pizzo – viene ancora riscosso dai cittadini, a trent’anni e passa dalla prima concessione, incredibilmente rinnovata dallo Stato fino al 2030.
NAPOLI MILIONARIA
A proposito di infrastrutture napoletane, è atteso a breve il ritorno all’ombra del Vesuvio del padre di Metronapoli, Ennio Cascetta, oggi al vertice della Struttura di Missione al ministero retto da Graziano Delrio: la poltrona è stata occupata fino a due anni fa dal ras di tutti i lavori pubblici Ercole Incalza. Cascetta verrà nominato presidente di Metronapoli, una sua ‘creatura’ fin dall’era di Antonio Bassolino prima sindaco di Napoli e poi Governatore della Campania. A parte un breve interregno, la presidenza è stata appannaggio storico di un pomiciniano doc, Giannegidio Silva, pezzo da novante dell’Icla storicamente nel cuore di ‘O Ministro.
Restiamo a Napoli con un’altra partecipata che conta. Si tratta della SGA, Società Gestione di Attività, in pratica la bad bank che ha gestito per quasi vent’anni i destini dell’ex Banco di Napoli. Dopo decenni di sperperi e miliardi di vecchie lire prestati a faccendieri, mattonari e amici degli amici, il crac lo consegnò prima nelle mani di BNL per un pugno di soldi, la ridicola cifra di 60 miliardi di vecchie lire, neanche il costo di Maradona, per un istituto ramificato in tutto il Sud. E poi con un assist venne smistato da BNL a Imi-San Paolo per 600 miliardi, 10 volte tanto, dopo neanche un anno. Un plusvalenza monstre che garantì alla Banca del Lavoro allora a guida socialista – Nerio Nesi al vertice – di coprire i super buchi neri provocati dalla filiale di Atlanta, negli Usa, per il finanziamento di traffici d’armi con l’Iraq!
Negli anni successivi la SGA-Banco Napoli ha recuperato crediti e terreno, e addirittura è riuscita a produrre attivi. Subito incamerati dal governo Renzi, che ha fatto un sol boccone dei 600 milioni di attivo che ora servono per ricapitalizzare le altre banche devastate da gestioni quantomeno allegre, se non ladresche e truffaldime. Adesso anche il vertice della Sga va rinnovato e, caso mai, raddoppiato.
LED, CARI LED
Ultime ciliegine ancora da Napoli. Dove la giunta arancione guidata da Luigi de Magistris ha appena effettuato un rimpastino e provveduto al rinnovo dei vertici di alcune Partecipate.
Il boccone più grosso riguarda Napoli Servizi, la capofila, che prossimamente dovrà assorbire sotto il suo controllo tutte le altre. Il timone è stato affidato nelle mani di un piccolo ma rampante banchiere, Amedeo Manzo, presidente della Banca di credito cooperativo, BCC, un’accorsata sede nella centralissima via Cervantes, vis a vis con il palazzone Bankitalia.
Scrive Repubblica Napoli, il supplemento partenopeo del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari: “De Magistris sceglie un tecnico proveniente dal mondo della finanza privata che però col Comune già collabora eccome: di recente BCC ha garantito 17 milioni di euro nel quadro del programma europeo Jessica per il rinnovo totale dell’illuminazione in città, comprese gallerie e orologi, che verranno dotati tutti di lampade led. Investimenti garantiti anche dalla Bei, la Banca europea di investimenti, secondo uno schema al quale il sindaco sembra volersi affidare sempre di più”.
Peccato che il progetto sia vecchio di almeno una dozzina d’anni. Lo aveva proposto, alla giunta guidata dalla gavianea Rosa Russo Iervolino, Iacopo Fo, figlio del premio Nobel Dario, una passione e qualcosa di più per le energie rinnovabili e un forte amore per Napoli. Raccontò nel 2006 Iacopo alla Voce: “Ho incontrato un paio di volte la Iervolino perchè ho proposto un sistema praticamente a costo zero di illuminazione per la città, con particolari led. Ho presentato un progetto, come del resto ho fatto in altre città, alcune del Veneto lo hanno adottato. Non ho avuto nemmeno una risposta”.
Ora quel sistema – o meglio una variante, vista la dozzina d’anni trascorsa – va in porto. A bordo di un finanziamento da 17 milioni di euro. Cin cin.
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