STRAGE DEL SANGUE INFETTO / QUEL CAOS SCIENTIFICO AL MINISTERO DELLA SANITA’

Sanità & industrie farmaceutiche sempre nella bufera. Sotto i riflettori il luminare per la terapia del dolore, Guido Fanelli, consulente del ministero della Salute, che per tirarsi su di morale ha pensato bene – secondo le accuse della procura di Parma – di farsi regalare e mantenere uno yatcht. E non solo.

Sembra ogni volta di tornare indietro d’un quarto di secolo, quando nell’era di Sua Sanità Franco De Lorenzo scoppiò la farmatruffa, con una sfilza di aziende pronte ad aprire i cordoni della borsa non solo nei suoi confronti ma anche di Duilio Poggiolini, il re mida della Sanità. Finito in galera, poi ai servizi sociali nella comunità dell’amico don Pierino Gelmini, De Lorenzo è stato dopo un lunghissimo iter condannato a risarcire lo Stato con 5 milioni di euro circa per aver danneggiato l’immagine del nostro Paese. Uguale condanna per Poggiolini.

Farmatruffa al centro dell’udienza per la strage del sangue infetto nel processo in corso a Napoli, sul banco degli imputati – oltre allo stesso Poggiolini – diversi ex dirigenti e funzionari delle aziende del gruppo Marcucci, leader nella lavorazione e commercializzazione degli emoderivati in Italia.

All’udienza dell’8 maggio, infatti, ha verbalizzato un ex funzionario apicale del ministero della Sanità, Luigi Binetti, chimico, una vita tra Istituto superiore di sanità e ministero.

sangue2La sua verbalizzazione è servita per capire come andavano le cose al ministero, cosa ha trovato quando si è insediato nel suo ufficio (il kafkiano “Terzo ufficio”) al quale facevano capo tutti i controlli relativi alle “officine industriali”, ossia le aziende che importavano, lavoravano e distribuivano prodotti farmaceutici, compresi gli emoderivati.

Ecco alcuni passaggi della sua lunga verbalizzazione.

Quando sono arrivato a dirigere il mio ufficio ho trovato il caos più totale. Non esisteva un archivio, le pratiche e i documenti erano addirittura disseminati e affastellati per i corridoi, senza alcun numero di protocollo”.

Mi risulta che andato via Poggiolini dal suo ufficio di direzione nel settore dei farmaci i funzionari abbiano fatto sparire tutte le carte, tutta la documentazione, sia cartacea che informatica”.

“Le cose non sono migliorate negli anni seguenti, almeno fino a che non sono arrivato a dirigere il mio ufficio”.

I controlli alle aziende, per verificare se le produzioni venivano effettuate secondo regole e procedure, praticamente non esistevano. Le ispezioni duravano un paio d’ore al massimo, un tempo del tutto insufficiente anche solo per sfogliare qualche registro”.

Quando sono arrivato ho congelato tutte le autorizzazioni esistenti e ho imposto che tutti gli iter di verifica venissero fatti. E poi a intervalli regolari”.

Risulta che su 300 ispezioni circa solo 3 o 4 le aziende erano in regola, per tutte le altre c’era qualcosa che non andava”.

Quando ho cominciato io ho chiamato al lavoro una serie di neo assunti al ministero che bivaccavano per i corridoi. Ho cercato di motivarli e i risultati si sono cominciati subito a vedere. Da allora le ispezioni, i controlli duravano almeno una settimana. Dovevamo sapere tutto su quell’azienda, come importava, da chi, che prodotti, come li lavorava”.

Per quanto riguarda sangue e emoderivati esisteva una precisa normativa europea che ha cominciato il suo iter addirittura nel 1975, poi è stata approvata dieci anni dopo, nel 1985, ma in Italia è rimasta lettera morta fino al 1991, quando è stata approvata la 178”.

Legge approvata con ben 6 anni di ritardo, nel corso dei quali i buoi sono abbondantemente usciti dalle stalle. E gli emoderivati si sono palesati in tutte le loro potenzialità: per ammazzare i pazienti invece di curarli e al tempo stesso generare immensi profitti a favore delle aziende.

Per la prossima udienza del 15 maggio è prevista una verbalizzazione clou. Quella dell’ex ministro della Sanità Maria Pia Garavaglia, titolare del dicastero per un anno (da metà 1993 a metà 1994), proprio dopo Sua Sanità De Lorenzo.

Potrà raccontare come stavano le cose al ministero dopo l’era De Lorenzo e se la ricostruzione di Binetti presenta o meno delle lacune.


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