Bufera al Cis di Nola? Venti di guerra tra il suo storico fondatore, Gianni Punzo, e l’amministratore delegato Sergio Iasi? Sembra di sì, stando alla secca risposta del vertice gestionale dopo la fresca esternazione di Punzo affidata a paginate di redazionali sulle colonne di Repubblica e del Sole 24 Ore, con attacchi per tutti, dalle istituzioni sorde e mute alla Regione Campania (soprattutto quella targata Stefano Caldoro) fino alla Napoli matrigna che dimentica i suoi figli e scorda i suoi piezz ‘e core.
Scrivono, infatti, in un secco comunicato: “Le posizioni espresse da Punzo non rappresentano quelle delle società Cis-Interporto-Vulcano”. Si tratta, fanno sapere, “di spazi pubblicitari non comprati con i soldi del Cis ma pagati direttamente da Punzo con liquidità personali”. E tengono a precisare che, oggi, Punzo è solo titolare del 6 per cento azionario della cassaforte del gruppo, Cisfi, e “non ha alcuna delega di amministrazione ordinaria o straordinaria, non ha potere di firma”.
Addirittura una sorta di altolà, una quasi ‘interdittiva’ ad intervenire nelle questioni bollenti? La vedono in un altro modo alcuni soci Cis che raccontano: “Ci sono dei dissapori fra di loro sulle tattiche da seguire ma sulla strategia sono compatti, per cui si tratta di una sceneggiata, tanto per gettare fumo negli occhi e far perdere di vista i veri problemi, che riguardano le inchieste in corso, soprattutto sui rapporti interni a Cisfi e cioè tra Cis e la controllata Interporto, che ha succhiato negli ultimi anni molte risorse che appartenevano ai soci del Cis”.
Un modo come un altro, secondo loro, per evitare che l’attenzione si focalizzi sulle prossime manovre in casa Cis, con la possibilità – se non di creare una zona franca, come diverse volte balenato – di affidare i destini dell’area ad un fondo ad hoc, il quale però dovrà trovare davanti a sé un campo d’azione libero, soprattutto da quella trentina di soci ormai ex proprietari di capannoni che non hanno ancora sloggiato, dopo i fallimenti a catena. “E quelli che ci saranno ancora – raccontano – con tante aziende sane e famiglie gettate sul lastrico e la perdita di una buona parte di quel tessuto commerciale costruito con il lavoro di una vita. Ora ci sbattono fuori, dopo averci messo il cappio al collo con manovre finanziere illegali e sulle aree vogliono fare i loro comodi”.
A luglio scorso, tanto per far intendere la musica, è arrivato un nuovo direttore d’orchestra, Sergio Iasi. Guarda caso, fino al giorno prima aveva lavorato per uno dei fondi più agguerriti, Prelios (al vertice azionario l’onnipresente Massimo Caputi, l’italo tunisino Daniel Buaron e l’ex ad Enel Fulvio Conti), dal quale si è congedato con una buonuscita da 2 milioni di euro. Fortemente voluto dalle bache creditrici, Iasi è stato accolto a braccia aperte anche da Punzo, impegnato, nel frattempo, a discutere con gli stessi istituto di credito (Intesa, Unicredit e MPS) la complessa ristrutturazione del debito di Cis & collegate. Operazione andata in porto qualche mese fa, soprattutto grazie agli ‘ottimi’ uffici dell’ex vertice di Rai e Morgan Stanley, Iasi appunto.
Per denunciare affari & manovre all’ombra del Vulcano & non solo, alcuni mesi fa è scesa in campo Confedercontribuenti , la battagliera associazione presieduta da Carmelo Finocchiaro, che ha inviato dettagliati esposti alla Procure (Napoli e Nola), alle fiamme gialle e alle direzioni antimafia (nazionale e distrettuale).
Cosa bolle adesso in pentola?
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