STADIO A  TOR DI VALLE / QUELLA STRANA VENDITA DAI PAPALIA AI PARNASI….

Tanto furore per nulla sullo stadio dei veleni? Sarà la Sovrintendenze ai Beni archeologici a mettere la parola fine alla sceneggiata? Ha infatti appena avviato l’iter per vincolare l’area di Tor di Valle su cui rischiano di colare montagne di cemento speculativo, massificando aree agricole, distruggendo manufatti e preesistenze di valore storico e mettendo a repentaglio i precari equilibri idrogeologici. Il parere dell’architetto Margherita Eichberg, il soprintendente di Belle arti e Paesaggi per il Comune di Roma, non lascia spazio agli equivoci: verrà messa in pratica un ‘tutela indiretta’ in grado di limitare l’altezza, ad esempio, di qualsiasi edificazione. L’altezza massima è quella “a livello delle tribune dell’ippodromo”: quando il progetto targato Parnasi prevede le tre torri megagalattiche (una con la nuova sede Unicredit), un vero suicidio per aree del genere.

Ma i fauturi di cemento selvaggio – dai mattonari ai politici passando per svariati supporter – fanno quadrato. “Iniziativa tardiva, ormai la macchina non si ferma più. Altrimenti volano carte bollate, ricorsi al Tar e richieste di risarcimenti milionarie”.

Comunque nella story fanno capolino altre piste, che portano ai terreni. Ieri la Voce ha riproposto una sua inchiesta del 2011, Stadi Uniti, in cui si parlava dei terreni di proprietà Papalia, poi passati ai Parnasi. In modo non poco rocambolesco.

Vediamo di capirci di più. Ecco come aggiornava la situzione un sito, EdIndex, a ottobre 2015: “Il procuratore aggiunto di Roma Nello Rossi e il pm Mario Dovinola hanno notificato l’avviso di conclusione indagini agli imprenditori Gaetano e Umberto Papalia, soci Sais nonché amministratori dell’Ippodromo di Tor di Valle. Pesantissima l’imputazione, bancarotta fraudolenta, a carico della società Ippodromo Tor di Valle, fallita nel 2013 e costituita dalla Sais spa, proprietaria del terreno sul quale dovrebbe sorgere lo stadio”.

Umberto Papalia

Umberto Papalia

Così dettagliavano gli inquirenti: “il complesso delle attività distrattive e di operazioni dolose dirette a cagionare il fallimento della Ippodromo Tor di Valle è stato realizzato al fine di dare attuazione alla determinazione dei Papalia di alienare l’area in cui insisteva l’ippodromo, maturata sin dall’epoca della cessione dell’azienda da Ippodromi & Città a Ippodromo Tor di Valle; invero, la Ippodromo Tor di Valle restituiva alla Sais sia la proprietà che il possesso dell’area e di ogni bene, mettendo quest’ultima in condizione di vendere alla società Eurnova srl all’esito di una trattativa iniziata prima del 25 marzo 2010, data di stipula del contratto preliminare”.

Eurnova è una delle società della scuderia Parnasi e il prezzo concordato per la vendita ammonta a 42 milioni di euro. Commenta un immobiliarista romano: “neanche mezzo Higuain per un terreno sterminato! Ma c’è un altro interrogativo non da meno: siamo sicuri che quei soldi siano stati realmente versati? Perchè girano alcune voci, secondo cui sarebbe passato gratis e quindi un colossale affari per i Parnasi, che lo mettono in gioco per realizzare profitti stratosferici”. Siamo alla fontana di Trevi venduta da Totò all’americano – guarda caso – D’Alessio?

In soldoni: è stato risolto il problema da una sentenza della fallimentare? Stando ad servizio dell‘Espresso di giugno 2016 sì. “La giunta Marino ha abbracciato il progetto Tor di Valle e lo ha difeso fino alle dimissioni, nonostante alcuni problemi di rilievo. Il primo per importanza era il passaggio di Tor di Valle dal gruppo Papalia sull’orlo del crac a Parnasi, con un rischio di frevocatoria fallimentare. E’ stato superato da una sentenza del giudice delegato al fallimento Papalia che ha riconosciuto la validità della trasazione sull’ex ippodromo da 42 milioni”.

A quanto pare, invece, il problema non è ancora risolto. E’ lo stesso Gaetano Papalia, uno dei tre fratelli, ad ammetterlo candidamente in un lungo intervento appena postato su Facebook: “il prezzo complessivo è di 42 milioni ed è in corso di pagamento”. Ancora in corso di pagamento dopo anni – la bellezza di sette – dalla stipula di quel preliminare? Boh. Misteri nei misteri.

Luca Parnasi

Luca Parnasi

Nel suo fluviale sfogo l’ex numero uno della holding Ippodromi & Città fa la story della trattativa (“l’idea dello stadio a Tor di Valle risale al 2009, ne discussi con la società Smart srl di Rosella Sensi”), difende le scelte familiari e attacca a testa bassa Paolo Berdini, l’assessore all’urbanistica fresco di dimissioni. Gonfia il petto il manager reatino: “rivendico la mia correttezza e sento di avere tutto il diritto di indignarmi per la superficialità e per l’arroganza con le quali Berdini ha più volte liquidato il comprensorio di Tor di Valle come ‘il più sbagliato’. Se oggi per Berdini Tor di Valle è una landa deserta figurarsi come poteva apparire all’inizio degli anni ’60 quando il quartiere del Torrino non esisteva affatto. Non vi era alcun rischio di esondazione del Tevere. Berdini non ha neanche guardato le cartografie dell’area”.

Esonda ancora Papalia: “rischi idrogeologici? L’Autorità di Bacino del Tevere li esclude e lo sanno bene tutti che il Fosso di Vallerano non insidia l’area di Tor di Valle. L’ingegner Berdini però ha mischiato tutto perchè per lui, che con poca lungimiranza osteggiò fino allo spasimo la realizzazione della linea di alta velocità Roma-Milano, Tor di Valle è il posto più sbagliato del mondo”.

E la pezza colori: “Parnasi strinse l’accordo con James Pallotta a dicembre 2012 e solo successivamente nacque l’adea del Parco a tema, necessario per coprire gli oneri di urbanizzazione. Il progetto Tor di Valle ha questa genesi, non nasce come operazione di speculazione”.

Così è se gli pare.


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