CANTIERI DI BAIA / LA SCENEGGIATA DI LAVORI A NERO, TFR SPARITI E CURATELE FANTASMA

Cantieri di Baia, un tempo eccellenza nel settore della nautica, oggi terra di nessuno, dove anche i più elementari diritto al lavoro vengono calpestati. Dove ormai vige quello in nero, le finte crisi aziendali permettono di licenziare senza scrupoli, le spettanze maturate negli anni non vengono erogate, si sottoscrivono patti sindacali taroccati. Il Far West a un tiro di schioppo da Napoli.

La Voce lo ha denunciato in un servizio di luglio scorso. Ma da allora – fanno sapere alcuni lavoratori ormai ridotti sul lastrico – la situazione è ulteriormente peggiorata. E di parecchio.

Ecco cosa scrive uno di loro, Luigi Natale. “Dal mese di dicembre 2015 la società Cantieri di Baia Mericraft è fallita e viene seguita dalla settima sezione fallimentare del tribunale di Napoli. Attualmente circa 25 persone che hanno rinunciato ad impugnare i licenziamenti non hanno ancora ricevuto il Tfr che ci siamo guadagnati con anni di lavoro”. E ciò era frutto di un preciso verbale di conciliazione sottoscritto tra l’azienda e i sindacati attraverso il quale, a fronte della non impugnazione dei licenziamenti scaturiti dalla (presunta) crisi aziendale, i lavoratori avrebbero ricevuto in tempi brevi l’importo relativo al trattamento di fine rapporto.

La curatela fallimentare, però, pur vendendo nel frattempo alcuni beni aziendali, non ha versato un euro per i Tfr. “Siamo stati inseriti nel passivo dal giudice delegato – continua Natale – ma attualmente non abbiamo ricevuto niente. La curatela il 1 dicembre 2016 mi invia una comunicazione che era stato finalmente depositato in cancelleria del tribunale lo stato passivo e che quindi nel giro di pochi mesi potevamo contare sul nostro Tfr. Ma dopo pochi giorni spedisce al nostro legale, l’avvocato Giuliana Quattromini, delle comunicazioni via pec in cui si dice che non eravamo stati inseriti nel passivo. Quindi il nostro legale ha dovuto preparare con urgenza i ricorsi che sono stati presentati il 27 dicembre, perchè i termini scadevano a brevissimo”.

Continua il j’accuse di Natale: “la situazione più tragica è che alcuni di noi hanno vinto la causa di reintegro in azienda, dal momento che l’azienda produce reddito. La curatela, però, ha mandato lettere di licenziamento a quelli di noi che hanno vinto la causa motivando che non poteva assumerle per mancanza di lavoro: ma nello stesso momento fa contratti con società private per lavorare sulle barche”. Già a luglio, del resto, nel servizio della Voce veniva segnalata la macroscopica anomalia di un’azienda che teoricamente chiude battenti, ma in pratica continua l’attività “in nero”, e cioè prosegue “sotto falso nome e/o con l’ausilio di familiari o persone meramente interposte. E ciò smentisce a monte la crisi aziendale dedotta all’atto della procedura di mobilità”.

Continua ancora l’ex dipendente di Mericraft: “Attualmente a capo di tutta questa situazione c’è una persona che già in passato era vicina alla vecchia gestione e che con il figlio dell’ex amministratore ha creato una società per la lavorazione e manutenzione di imbarcazioni. Un’altra cosa tragica, poi, è che le persone che erano state reintegrate e poi subito licenziate hanno perso la mobilità perchè risultano ancora al lavoro e l’Inps richiede gli importi erogati degli anni precedenti. Quindi l’unica entrata che avevano è svanita e non sanno dove sbattere la testa, non sanno come andare avanti con le loro famiglie”.

Ma la giustizia civile, secondo il Verbo del guardasigilli Andrea Orlando, funziona. E fregandosene dei ceffoni della Ue, dà i numeri sul “numero” decrescente di cause e contenziosi in corso…

 

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27 luglio 2016


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