Googlare, verbo del futuro

Non ne ero certo ma le news del pianeta economia & finanza spazzano via ogni dubbio: anche se solo per un miliardesimo siamo tutti soci azionisti di Google, number one mondiale per entità del fatturato. Da questo momento ogni clic su quel motore di ricerca ci regalerà l’illusione di viaggiare su un treno dedicato. Quasi, quasi si potrebbe telefonare ai nostri super azionisti, per complimentarci e dare un senso anche all’auto gratificazione. Interromperemmo il loro cin-cin, pazienza, per chiedere “ma dove volete arrivare?” e ringraziarli per aver interpretato il desiderio largamente condiviso la solidarietà concreta a immigrati e rifugiati musulmani alle prese con la xenofobia di Trump (per loro Google ha stanziato quattro milioni di dollari). Larry Page e Sergey Brin ne hanno fatta di strada. Il viaggio sulla direttrice del successo mondiale è iniziato quando studenti della Stanford University anticiparono il futuro dell’informatica. Oggi il mondo coniuga un verbo inedito a partire dalla radice “goog”: to google in l’inglese, googeln (tedesco), googlare in l’Italiano, ma in forme diverse lo hanno inglobato i dizionari dei cinque continenti. Google, con un valore del marchio di 109,5 miliardi di dollari supera Apple, che ha tenuto lo scettro per cinque anni. In altro campo il marchio Lego supera Disney e uno sguardo all’Italia mostra la solidità in crescendo della FERRARI, ma in vetta alla classifica c’è l’ENI. Fuori classifica escono FIAT e UNICREDIT, dentro ENEL, GUCCI, TELECOM   ITALIA, GENERALI, INTESA SAN PAOLO, POSTE e PRADA. Nella circostanza che certifica il primato mondiale di Google (classifica Brand Finance Global 500) il versante italiano dell’anti populismo recapita ai due geni dell’informatica un breve, accorato messaggio perché rifiuti la pubblicità del blog pentastellato gestito dal “comico” fondatore.

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In breve: se vi fosse una qualche incertezza sul neofascismo del leghista Salvini, oltre ad abbracci e baci con la neofascista Meloni e alla presumibile alleanza con i neofascisti Alemanno-Storace, la comparsata di ieri sera, ospite di Agorà, tappabuchi del Martedì Rai dopo la bocciatura di Politics (Semprini ex Sky) ha fugato ogni dubbio. “Capisco la gente che vorrebbe un nuovo Mussolini”, ha detto per sostanziare il ragionamento sulla necessità di idee forti e per negare che la nostalgia per il “ventennio” lo spaventi.

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L’Italia dopo Matera premia il Sud. In lizza per l’assegnazione del titolo di capitale della cultura dieci contendenti si sono proposti per il 2018 e l’ha spuntata Palermo. Per la terza volta va a vuoto la candidatura di Ercolano, la città degli Scavi, del Vesuvio e delle ville settecentesche che aveva messo in campo la carta del rilancio e della valorizzazione dei principali attrattori culturali e artistici. Ercolano, città romana fondata, secondo la leggenda, da Ercole e distrutta dall’eruzione del Vesuvio del 79; insieme a quelli di Pompei e Oplontis, ha il riconoscimento Unesco di patrimonio dell’umanità e perde l’opportunità di ricevere un milione di euro, ma il sindaco Buonajuto non si arrende e ci riproverà tra un anno. Nel frattempo l’impegno è di sviluppare la città intorno al suo inestimabile patrimonio storico, artistico e naturale.

 


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