Il prefetto di Pescara nella bufera per la tragedia di Rigopiano. Sotto accusa le sue dichiarazioni a proposito delle ricerche dei dispersi.
Queste le parole di Alessio Feniello, padre di Stefano, raccolte da un cronista del Corsera e riportate dall’Ansa. “Sono venuti il presidente della Regione, il questore e il prefetto di Pescara a dirci una cosa precisa. Il prefetto ci ha detto: tutto quello che vedete sui media e quello che sentite non conta niente, vale solo quello che vi dico io. E ci ha detto che i lavori, lì sulla valanga, andavano avanti, che avevano individuato cinque persone vive delle quali lui aveva i nomi. Fra quelle persone mio figlio era il secondo della lista. La sua fidanzata Francesca era al terzo posto”. Francesca è stata recuperata viva mentre del figlio non si sa ancora nulla. “Mi hanno dato la speranza e poi me l’hanno tolta – continua il padre – io ho contato i minuti, ho guardato dentro ogni ambulanza che arrivava qui. Ho immaginato di abbracciare Stefano a ogni portellone che si apriva. Mi hanno fatto rinascere e adesso è come se fossi morto di nuovo. Poi sono venuti a giustificarsi per l’errore, mi hanno detto che dobbiamo attendere e che in realtà non hanno nessuna notizia certa su Stefano”.
Un carriera sotto l’ala protettiva di Nicola Cosentino, condannato per associazione mafiosa, quella del casertano Franco Provolo, il prefetto di Pescara. Una delle tante germogliate rigogliose quando l’allora sottosegretario all’Economia del governo Berlusconi dettava legge sul fronte delle nomine, con particolare predilezione per quelle prefettizie.
In un’inchiesta di marzo 2011, titolata “Il governo dei prefetti”, la Voce ricostruiva quegli scenari. “Vediamo una serie di promozioni – ecco l’incipit – avvenute di recente: si tratta di funzionari nominati in posizioni strategiche proprio negli stessi uffici prefettizi da cui non sono mai partite, in questi anni, azioni incisive di contrasto alle attività illecite sul fronte dei rifiuti”.
E in dettaglio circa l’attuale prefetto di Pescara: “su Franco Provolo, funzionario delle prefettura casertana, s’era soffermato Michele Orsi, titolare dell’impresa di rifiuti nell’orbita dei Casalesi, la Ecoquattro, prima di essere freddato dai killer. ‘Quanto alle mie richieste rivolte ai politici di interessarsi per il rilascio della certificazione antimafia – aveva verbalizzato Orsi – faccio presente che sollecitai direttamente l’onorevole Cosentino e Mario Landolfi. Cosentino mi diede assicurazioni sul fatto che si sarebbe interessato: ricordo che questi ebbe a chiamare telefonicamente, innanzi a me, il dottor Provolo, con il quale prese un appuntamento per avere dei chiarimenti”.
A nominare il Provolo viceprefetto era stata, peraltro, Maria Elena Stasi, allora deputato berlusconiano in quota Cosentino. Ancor prima la Stasi era stato il prefetto che aveva sbloccato il rilascio del certificato antimafia alla Aversana Petroli di Nick ‘O Mericano e famiglia.
Così continuava l’inchiesta 2011 della Voce: “Il Provolo è stato recentemente promosso viceprefetto vicario con destinazione L’Aquila. Nel capoluogo abruzzese va ad affiancare il prefetto Giovanna Iurato, indagata dalla procura di Napoli in merito alla gara per l’allestimento del Cen, il Centro Elaborazione dati della Polizia, un appalto da 37 milioni di euro”.
Ma non solo Provolo: “il viceprefetto Geraldina Basilicata, capo di Gabinetto all’epoca delle infiltrazioni della camorra nella stessa Ecoquattro dei fratelli Orsi, è stata recentemente promossa prefetto ed inviata come commissario dell’Asl a Lametia Terme. Il viceprefetto Vincenzo Panico, vicario della prefettura di Caserta, nel 2010 è stato promosso prefetto di Crotone, dopo una breve esperienza alla prefettura di Napoli”.
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Un commento su “TRAGEDIA DI RIGOPIANO / LE VERITA’ DEL PROVOLO, PREFETTO MADE IN COSENTINO”