Terza ed ultima parte dell’appassionato e rigoroso saggio di Bruno Fedi sul rapporti fra l’uomo e gli altri viventi.
Uscire dalla spirale di violenza, rompere il circolo vizioso globale, costituito da falsa informazione che provoca violenza; da violenza che favorisce di nuovo falsa informazione, permettendo anche grandi guadagni, è molto difficile. Per rompere il circolo vizioso, è necessario, per prima cosa, riconoscerlo ed essere consapevoli della necessità di interromperlo. E’ necessario avere un progetto nuovo da proporre e non solo rifiutare la vecchia condizione. Alcuni scienziati sono consapevoli di tutto questo; rifiutano il vecchio ed hanno il progetto di un nuovo stile di vita. Per tutto questo, però, sono necessarie le persone. E’ necessario fare proselitismo. Si devono avere le persone per realizzare un nuovo progetto, ma per convincere le persone è necessario avere prima un’idea.
Qual è l’idea iniziale? E’ la consapevolezza che l’aggressività verso il non self è, in primo luogo genetica, anche se temperata dall’empatia; è necessario rendersi conto che il successo della specie umana è dovuto più all’empatia, che alla distruttività. Ma empatia e cessazione della distruttività, non possono essere imposte per legge, o fatte passare per ordini divini, da parte di un Dio che invia un suo profeta fra gli uomini. Deve esistere invece la consapevolezza di avere sempre agito con la violenza; che questa era ininfluente nel corso della nostra storia, ma è diventata autodistruttiva nell’età moderna. Non occorre amare gli altri, per ordine di Dio, ma essere favorevolmente disposti verso gli altri, anche i diversi. C’è dunque necessità di una nuova posizione etica che diventi scientifica e sociale, consentendo il miglioramento delle condizioni e la sopravvivenza di tutti. Non si può imporre un affetto innaturale verso gli altri, anche se ordinato da Dio, mentre il bene è già un atto gratificante di per sé.
Le osservazioni scientifiche sul funzionamento dell’encefalo hanno consentito di evidenziare l’attivazione di aree cerebrali e il rilascio di dopamina, dopo atti altruistici, addirittura anche nei confronti di altri animali. Fare il bene è già un premio per chi lo fa. Dunque, gli atti che facilitano la sopravvivenza, sono gratificanti e si trovano nella corrente evolutiva che premia anche noi stessi: sono etici. In età moderna, per la prima volta dall’istituzione della famiglia, dopo la proibizione della sessualità fra consanguinei, l’umanità è andata in direzione opposta all’ordine genetico. Una svolta fondamentale è avvenuta. Le conoscenze in genetica, in etologia, sono arrivate al punto critico che consente di identificare i fattori primari (genetici) e secondari (culturali). Conseguentemente la scienza comincia a riflettere su se stessa. Se Ruesch e Croce possono essere considerati dei precursori i successivi penetrano nel nucleo del problema. L’etica cambia gradualmente, ma il cambiamento avviene sulla base delle conoscenze scientifiche acquisite.
Nel 1978 si ha la dichiarazione dei diritti degli animali, nel 1991 si prendono in considerazione gli animali d’affezione, nel ’92 i selvatici, nel 2002 esce il manifesto del movimento antispecista. Si fanno cioè vari tentativi di riformare i rapporti fra uomo e animali e la ricerca scientifica. Tuttavia i grandi interessi coinvolti tentano più volte di fare approvare leggi addirittura peggiorative. La manovra riesce in alcuni casi, ma non in Italia. Ciononostante la situazione non migliora per varie ragioni, di cui la principale è che non si attenua il principio fondamentale: quello della violenza. Tale violenza esercitata contro i diversi, ha portato alla costituzione di una ideologia antropocentrica di assoluta superiorità della specie umana. Ha portato all’esistenza dell’idea di un fossato incolmabile fra noi e gli altri.
La situazione subisce modifiche marginali: accanto alla possibilità di far viaggiare in treno gli animali da affezione, esistono aspetti peggiorativi, per esempio la possibilità di macelli “casalinghi” impossibili da controllare; la nascita di una pubblicità ingannevole (carne felice, prelievo venatorio, procedure scientifiche, ecc.). Queste espressioni nascondono i fatti crudelissimi precedentemente illustrati. Si assiste addirittura alla comparsa di altri settori di sfruttamento, come le corse clandestine, i combattimenti pure clandestini, il commercio di animali esotici e non. Il secondo grande motivo di peggioramento è l’uso degli animali per scalate politiche. Questo fatto, generalmente ignorato, porta direttamente alla corruzione ed all’uso dell’animalismo come mezzo di successo personale e non come fine, cioè miglioramento delle condizioni degli animali. Lo strapotere dell’industria farmaceutica nata con la rivoluzione industriale e la produzione di massa, è tale da poter far eleggere chiunque e favorire così interessi privati, attraverso leggi favorevoli. Dunque, i rapporti diventano complessi: esiste la disinformazione; esiste l’elezione di persone che favoriscono interessi particolari; si arriva a favorire organizzazioni animaliste, le quali ricevono sovvenzioni in modo da approvare e fornire un alibi alle leggi favorevoli alla grande industria.
Altre organizzazioni sono invece ostacolate e così avviene nei confronti di persone singole. Coloro che usano argomentazioni pietistiche o filosofiche, che si sanno innocue, vengono favoriti, scrivono sui giornali, si arricchiscono. Chi parla o scrive dell’aspetto economico o scientifico, chiedendo cambiamenti radicali che potrebbero ridurre i guadagni, vengono ostacolati con ogni mezzo. Sostenere un cambiamento totale, una specie di pacifica rivoluzione che comporterebbe novità in tutti i settori della vita civile, è difficile, mentre altri che fanno delle richieste esorbitanti ed assolutamente inaccettabili, dunque prive di credibilità, vengono favoriti. Il fatto è tanto più grave in quanto i rapporti fra uomo ed altri animali investono il campo della ricerca, della sanità, dell’alimentazione, dei trasporti, dello spettacolo, delle cure mediche, dell’educazione, della moda, della religione, della caccia. Occupano cioè praticamente tutti i campi e tutti i settori, dagli OGM all’energia, dalla chimica al PIL, anche perché tutti questi settori sono fra loro intimamente legati. Per esempio: la produzione agricola è legata all’allevamento degli animali, alla produzione di OGM, al consumo di acqua, alla produzione di energia, alla vendita di armi, ecc..
Dunque, le scelte politiche in un settore condizionano inevitabilmente anche molti altri aspetti della vita civile. Per quanto sembri impossibile, la deforestazione, lo sfruttamento dei lavoratori manuali e la prostituzione sono strettamente legate fra loro. E’ evidente che un cambiamento del nostro rapporto con gli altri animali, significherebbe un cambiamento di tutta la società: dalla società competitiva, si passerebbe ad una società fraterna. La semplice dichiarazione, il riconoscimento che gli animali sono esseri senzienti (convegno di Lisbona), preludono a questo cambiamento globale. Tuttavia il riconoscimento degli animali superiori come soggetti di diritto, non solo innescherebbe il cambiamento, bensì sarebbe esso stesso il cambiamento. Il cambiamento potrà avvenire in modo totale o parziale: potrà essere cioè un riconoscimento graduale di alcuni diritti, lasciando inalterata la questione di fondo (la violenza genetica e le varie razionalizzazioni dei fatti enunciate per i singoli aspetti). Oppure potrà essere globale, e cioè una ammissione dell’errore compiuto finora ed una conseguente rivoluzione culturale, una sorta di nuovo rinascimento.
Coloro che hanno iniziato l’attuale processo di ripensamento, cioè gli antispecisti, hanno finora ritenuto possibile una legge che possa cambiare globalmente la situazione. Oggi, tuttavia, pochissimi pensano così e ritengono possibile un cambiamento globale. Ritengono più facile un cambiamento graduale in cui gli animali verranno gradualmente sostituiti da macchine o da studi cellulari. Questo cambiamento avverrà principalmente per ragioni economiche. Anche così tutto cambierà, ma in modo graduale e senza ammissione di errore da parte di chi finora si è opposto. Con questa modalità, però, il principio di violenza non sarà stato negato e la società rimarrà fondamentalmente quella di adesso. C’è infatti una differenza fondamentale fra negare una legge o semplicemente non applicare una legge che rimane formalmente esistente. La situazione attuale è per così dire di transizione: ci sono coloro che vogliono conservare, coloro che vogliono sovvertire, coloro che vogliono semplicemente che la strage sia ridotta e, ne migliore dei casi, che cessi. Il rapporto esistente tra uomini e altri animali è tuttora di violenza, ma c’è una differenza fondamentale col passato: oggi l’uomo ne è consapevole e non fuorviato da idee religiose o da osservazioni empiriche spacciate per scienza esatta come avvenuto in passato. Attualmente, la richiesta principale è molto concreta: si richiede il dialogo tra persone che pensano in modo diverso e la buona fede nella discussione.
La società, costituita su basi genetiche, è stata vincente in passato, ma ha permesso praticamente tutto, fino all’ecocidio. La nuova società dovrà essere migliore, più scientifica, più etica, più rispettosa dei diritti dei singoli e dei grandi equilibri naturali. Non potrà consentire l’estrazione indiscriminata di minerali ed il conseguente inquinamento, ma neppure le sofferenze fino alla morte di singoli viventi ridotti a cose, semplicemente sulla base della loro “diversità”. La certezza del diritto dovrà andare di pari passo alla certezza scientifica ed alla eticità dei comportamenti. Il rapporto di violenza ha portato all’inquinamento ambientale, alle miniere, alla desertificazione dei mari e di enormi territori, sostituendo savane alle foreste. Ha portato anche alla sperimentazione su animali, perché ha considerato gli animali diversi dall’uomo e quindi usabili come oggetti, però uguali all’uomo e quindi usabili come modelli. La contraddizione è evidente. La svolta etico-scientifica deve fare chiarezza eliminando queste piaghe e cambiando l’evoluzione stessa dell’uomo e delle specie minacciate. L’uso dell’animale deve diventare soprattutto etologico ed avvenire nel suo interesse e non solo nell’interesse dell’uomo. La transizione tuttavia è lenta, le violazioni sono frequentissime, la mentalità fossile umana e la tendenza a credere nell’immaginario più che nei fatti concreti è dura a morire. Intere specie scompaiono per assurde credenze umane: per esempio le proprietà curative delle ossa di tigre e le capacità erotiche del corno di rinoceronte. Le stragi e le violenze dunque continuano, ma molti hanno preso consapevolezza dei fatti. L’evoluzione culturale supera in velocità quella della genetica e prefigura una società dei diversi più tollerante e più libera.
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