Seconda parte del saggio di Bruno Fedi sul rapporto fra l’uomo e gli altri viventi.
L’uomo e gli altri animali, evolvono. Addirittura cambiano alcune caratteristiche somatiche. La civiltà, nel suo complesso, evolve: si studia e si cataloga tutto. Nasce l’anatomia sia umana che quella degli animali. La proibizione superstiziosa dello studio sui cadaveri, da parte di alcune religioni, fornisce l’occasione per uno studio sugli altri animali. I dati ottenuti non sono trasferibili all’uomo, ma questo non si sa ancora. Si ritiene giusto trasferire all’uomo osservazioni su animali che sono state sfatate solo in età moderna. Il fatto principale è che il rapporto fra le specie è di estraneità (basata sulla diversità genetica) e di violenza (tutto è permesso contro i diversi). Alcune religioni aggiungono che la diversità principale è la mancanza di anima e successivamente aggiungono altre caratteristiche (mancanza di pensiero astratto, mancanza di linguaggio, mancanza di capacità di pensare l’infinito, di pensare Dio) le quali, anche se fossero vere, non giustificherebbero il comportamento crudele degli uomini verso gli altri viventi. Oltretutto, non sono vere: sono false credenze assolutamente prive di base scientifica. Tutto questo contribuisce a far considerare “cose” gli altri animali e rende schizofrenico il rapporto fra uomo e altri viventi. Esiste, come abbiamo detto, una certa empatia, la quale tuttavia è sufficiente ad addolcire il rapporto in alcuni casi, ma non costantemente. In genere, gli uomini usano gli altri animali come oggetti, pur sapendo che non lo sono. Come si vede, questa è la conseguenza ultima di un processo iniziato molte centinaia di migliaia di anni fa e tuttora esistente.
Nell’età moderna, si aggiunge a queste ragioni, il ragionamento filosofico, spesso tutt’altro che scientifico, nel quale hanno una parte rilevante personaggi famosissimi, come Descartes e Malebranche. Essi contribuiscono a rafforzare l’idea, assurda che tutto sia lecito verso gli altri animali, perché, contraddicendo all’evidenza, essi dicono che gli animali non soffrono. Coloro che dicono il contrario, si scontrano contro dogmi religiosi, universalmente accettati. Le idee di Buddha, dei Giainisti, nell’antichità classica, quelle di Pitagora, le idee di Plutarco, Teofrasto, Lucrezio, vengono tutte ignorate dalla maggioranza degli uomini e tenute nascoste, per quanto possibile, dalla religione che pervade la vita di ogni giorno, impedendo a qualunque idea di venire alla luce. Nonostante che molti uomini di genio si rendano conto della verità e nonostante la fama di alcuni di loro (Voltaire, Liebnitz, Bentham, Shopenauer). Il rapporto uomo/altri animali rimane invariato. Le idee di questi scienziati e filosofi, vengono ignorate. Per assistere ad un cambiamento bisogna arrivare alla rivoluzione industriale ed allo spettacolare sviluppo scientifico che ne seguì. La produzione di massa, la nuova condizione umana esaspera situazioni fino a quel momento sfumate, anche se conosciute. La stessa durezza delle condizioni di vita, dell’uomo fino all’età moderna, rendevano irrilevanti le condizioni degli altri animali.
Le prime scoperte scientifiche cozzano contro le credenze e con l’etica del passato, rendendone evidente l’assurdità e l’inaccettabilità da parte della pubblica opinione, che viene informata velocemente di ogni novità. Non esiste più l’ignoranza che ha caratterizzato la massima parte delle popolazioni fino all’età moderna. Tutti sanno tutto e subito: l’ignoranza non può perpetuare le situazioni precedenti. A tutto questo si aggiunge l’enormità degli aspetti quantitativi dei problemi. E’ chiaro che è assurdo discutere se sia lecito sacrificare o no un animale ad un presunto Dio, ma ci si domanda, invece, se sia lecito macellare settanta miliardi di animali l’anno e torturarne oltre un altro miliardo. L’aspetto quantitativo si aggiunge cioè a quello qualitativo. Tutti ne vengono a conoscenza e sono investiti dal problema. Viene messo in evidenza l’aspetto etico, quello scientifico, quello sociale, quello ecologico. Si vede cioè l’aspetto astratto, che si vedeva anche nell’antichità da parte degli “illuminati”, ma si vede anche l’aspetto concreto e le conseguenze lontane, cioè dove porta tutto questo: cioè si prende in considerazione il fatto che viviamo in una società violenta, distruttiva della natura ed, a lungo andare, distruttiva di se stessa. La desertificazione degli oceani, la deforestazione ed il conseguente cambiamento climatico non sono conseguenze astratte del rapporto uomo/altri viventi. Alcuni aspetti di questo rapporto, sono apertamente schizofrenici: per esempio l’uso degli animali per la didattica, che non ha nessuna giustificazione; l’uccisione dei cuccioli per inutili pellicce, o a scopo alimentare; le cosiddette sagre religiose, vere e proprie manifestazioni di “credulità popolare”; la caccia, che non è più un costume indiscusso, ma che richiede una giustificazione. Si parla infatti di: “prelievo venatorio”. Inoltre certi spettacoli di sadismo e di ferocia da parte dell’uomo, come la corrida, o il semplice abbandono degli animali indesiderati ed il conseguente randagismo, sono sotto gli occhi di tutti e non più nascosti, minimizzati, o spiegati in modo irrazionale, cioè la mancanza di anima, la tradizione ecc. ecc.
Siamo ormai nell’età contemporanea, ma dalla descrizione, si vede che il rapporto uomo/altri animali è rimasto lo stesso di milioni di anni fa, anche se con alcune caratteristiche diverse. La quantità di crudeltà è diventata enorme, gli aspetti aberranti sono noti a tutti, gi aspetti inaccettabili sono così gravi che non si tenta neppure di giustificarli. L’olocausto animale, l’ecocidio, non si possono nascondere come avveniva in passato. Si fanno dei tentativi di disinformare, che sostenuti da ingenti quantità di denaro e dalla pubblicità, ottengono successo. Tuttavia l’assurdità della situazione, dannosa per l’uomo stesso, suscita la nascita di proteste in tutto il mondo. Non più un filosofo (Plutarco, Teofrasto, Pitagora), o uno scienziato (Leonardo) protestano nel silenzio e nell’ignoranza generale. Protestano milioni di persone, contro aspetti aberranti (H. Ruesch), o contro il problema globale (Rifkin), o contro l’aspetto filosofico (L. Battaglia, Singer, Regan), oppure contro l’aspetto scientifico (Fedi, Hartung). Alle proteste, si risponde con la disinformazione. Il problema, nato nella preistoria, non ha inciso fino all’età contemporanea sui grandi equilibri biologici, ma oggi, l’enormità delle cifre sconvolge tali equilibri e coinvolge l’economia dell’intero pianeta. Sono in gioco somme enormi, tutte in mano a chi vuole mantenere, per convenienza economica personale, la situazione esistente. Così, chi ha un interesse personale, promuove campagne pubblicitarie che minimizzano l’importanza dei fatti, li giustificano, accusano chi parla di disinformazione, cioè di ignoranza o, addirittura, di falsificare consapevolmente la verità.
Alla disinformazione è difficile rispondere, perché i mezzi di comunicazione e la pubblicità sono tutte nelle mani di chi ha interesse a mantenere lo status quo. Tuttavia l’esigenza del nuovo si sente, anche se molti sono così condizionati e dalla pseudocultura dei secoli passati a non ragionare, altri invece ragionano autonomamente. Cosa può essere questa esigenza del nuovo, dopo milioni di anni di violenza genetica, epigenetica e culturale patologica? Teniamo conto del fatto che anche gli altri animali esercitano la stessa violenza genetica, ma questa è limitata ai loro bisogni giornalieri, mentre quella umana è divenuta patologica, è complicata dall’accumulo, dal possesso dei beni ed è estremamente grande, perché moltiplicata dalle armi e dalle tecnologie prodotte. Inoltre è moltiplicata dai benefici economici che se ne possono ricavare. Dunque, la violenza umana è enorme, illimitata e moltiplicata da più fattori (economici e tecnici). La violenza umana supera le capacità autoriparative naturali e danneggia gli stessi uomini che la praticano. Inizia così una spirale di violenza che porta ad un aumento illimitato.
(continua)
Scopri di più da La voce Delle Voci
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.