Il Codice Etico pentastellato e il caso di Stefania Batzella

Ferdinando Imposimato

Ferdinando Imposimato

Il Codice etico del M5S riguarda Stefania Batzella, consigliera regionale M5S in Piemonte, che ha ricevuto dal Tribunale di Torino il decreto di citazione a giudizio per interruzione di pubblico servizio in Val di Susa, fatto commesso nel 2011.
Rispetto la decisione del Giudice di Torino ma, alla luce del nuovo codice etico del M5S, non credo che possa portare a un provvedimento disciplinare. Occorre valutare fatti e contesto storico e giuridico della vicenda. I fatti addebitati alla Batzella sono risalenti nel tempo (2011), ma il Governo Gentiloni ha da poco ratificato l’accordo Italia e Francia per eseguire il treno Alta Velocità Lione Torino. Che appare una sfida a Costituzione e legalità, come dicono in altro processo altri inquirenti di Torino e in un libro, “TAV Torino Lione”, gli esperti Guido Rizzi e Angelo Tartaglia, professori del politecnico di Torino. Per i quali le indagini della Procura di Firenze hanno dimostrato che le grandi opere hanno come retroscena «corruzione, favoritismo, incompetenza, sprechi (…) e il solo effetto di devastare il territorio e di far gravare sulle future generazioni debiti crescenti e insostenibili».
Una conferma la dà la Commissione Europea nella relazione 3 febbraio 2014 al Parlamento Europeo: «nelle grandi opere pubbliche la corruzione è stimata ben il 40% del valore totale dell’appalto» (Corte dei Conti). Grandi opere di costruzione come l’Expo Milano 2015 o la linea ferroviaria ad Alta Velocità Torino Lione sono esposte al rischio di distrazione di fondi pubblici e infiltrazioni criminali. L’Alta Velocità è tra le opere più costose e criticate per gli elevati costi unitari.

Secondo gli studi dell’ingegner Ivan Cicconi (autore del Libro Nero della TAV), l’Alta Velocità in Italia è costata 47.3 milioni di euro al chilometro nel tratto Roma Napoli, 74 milioni di euro tra Torino e Novara, 79.5 milioni tra Novara e Milano e 96.4 milioni tra Bologna e Firenze, contro gli appena 10.2 milioni di euro al chilometro della Parigi Lione, i 9.8 milioni di euro della Madrid-Siviglia e i 9.3 milioni di euro della Tokio- Osaka (Relazione  al Parlamento Europeo del 3.2.2014). In totale il costo medio dell’Alta Velocità in Italia è stimato a 61 milioni di euro al chilometro. Una somma di circa sei volte superiore a quella spesa per la Parigi Lione, della Madrid- Siviglia e per la Tokio-Osaka. L’opera riaguarda 45 km del territorio francese e 12 km di territorio italiano e non è soggetta alla normativa antimafia, nonostante la presenza di ‘ndrangheta nei lavori eseguiti, come da ordinanza del GIP di Torino. Non solo: viene violato l’articolo 6 della convensione di Aarhus del 1998 che prevede «la partecipazione dei cittadini ai processi decisionali», con osservazioni e proposte.
Il GIP di Torino scrisse: 1) la ndrangheta gestiva la cava tra Sant’Ambrogio e San Michele, in cui si sversano rifiuti nocivi e si fa misto cemento da impiegare nella TAV; 2) le ordinanze del sindaco di S Ambrogio per la rimozione dei rifiuti pericolosi e la bonifica furono disattese da ‘ndrangheta.
3) la cava su terreno agricolo gravato da vincoli idrogeologici e paesaggistici che vietano tale attività; 4) rifiuti pericolosi erano aumentati in modo enorme rasentando l’alveo del canale Cantarana. Infine, il costo totale della Torino-Lione è di 13.589 milioni di euro di cui 7.789 a carico dell’Italia.

Le Monde riferiva che l’Italia aveva accettato di finanziare i 2/3 della sezione internazionale, benchè i due terzi della spesa riguardino il territorio francese. Scrive l’ingegner Cicconi che la «LTF (linea Torino Lione) aveva affidato alla Eiffage i lavori per la galleria pilota. La Eiffage aveva scelto nel 2004 la Rocksoil spa della famiglia del Ministro dei lavori pubblici, che finanziava per due terzi quei lavori».

Tutto questo potrà incidere nella valutazione dell’elemento soggettivo dei reati addebitati alla Stefana Batzella e al fine di escludere qualunque sanzione disciplinare.


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