De Magistris-Saviano – Il doppio Vesuvio

L’O.K. Corral tra il sindaco di Napoli e lo scrittore omeopatico di camorra ravviva la Befana. Raro caso di ragioni e torti mischiati in una fricassea di gusto non indimenticabile.E’ evidente dall’insieme che De Magistris vorrebbe essere Saviano e viceversa, mentre invece uno fatica a tenere insieme Napoli e se stesso e l’altro simula di essere un intellettuale/scrittore innestato nella cronaca italiana del terzo millennio. Raccontare Napoli come qualunque altra realtà dovrebbe essere insieme una necessità civica e un dovere deontologico, in ciò che migliora e in ciò che peggiora, almeno approssimandosi a un’onestà intellettuale non di parte. Non si tratta di santini per il Signor Luigi né di stroncature per l’ex magistrato. Si tratta di rispetto critico obbligato, se c’è un minimo di autonomia di giudizio. Mettendosi invece nei panni savianeschi, che al di là e al di sopra dei suoi mezzi si sia ritrovato icona anti-camorra è un dato di fatto. Come si sia rigirato in tale ruolo, lo si è visto oramai in una decade. Vende spesso benissimo il suo brand, e l’applicazione in serie tv del suo libro (collettivo, a quanto pare… e su, Roberto…) ne è la più perfetta dimostrazione merceologica.

I delitti di Scampia e il clima che vi si respira dipendono da Saviano e contro di essi si batte De Magistris? Troppo semplice, mi pare. Certo non si vede quanto di impegnativo intellettualmente e politicamente ci sia nell’aprire il bancone “Camorra” al mercato mediatico, se poi con esso ci si convive. Ma negare una realtà degenerata è d’altro canto una falsificazione di cui non sentiamo davvero il bisogno.

Facciamo così: per sei mesi Saviano faccia il sindaco e De Magistris il Saviano. Magari ci guadagneremmo un po’ tutti almeno in termini di verità (o di post-verità, ormai siamo pronti a tutto)…

 

 

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