Caso vaccini, un must per i media negli ultimi mesi. A fare il botto, dopo quelli di Capodanno, è il 5 gennaio la sparata della scienziato che oggi va per la maggiore, la star del San Raffaele, il mago di tutti i vaccini, Roberto Burioni. Al quale, con tutta evidenza, i vaccini danno alla testa.
Ecco tutta l’overdose in diretta, frase per frase, così come fedelmente riportata dalla giornalista scientifica del Corriere della Sera, Simona Ravizza – un cognome che evoca la celebre casa farmaceutica – in un’intera paginata dedicata ai vaccini e alle picconate del cattedratico.
In neretto, tra giganteschi virgolettoni, campeggia il Verbo del prof, che per i profani viaggia via Facebook: “preciso che questa pagina non è un luogo dove la gente che non sa nulla può avere un ‘civile dibattito’ per discutere alla pari con me”. Ecco l’incipit dell’umile quasi Nobel.
Che ai suoi pazienti mortali spiega: “è una pagina dove io, che studio questi argomenti da 35 anni, tento di spiegare in maniera accessibile come stanno le cose impiegando in maniera gratuita il mio tempo che in generale viene retribuito in quantità estremamente generosa”. Niente fattura stavolta, tanta scienza miracolosamente ‘a gratis’!
Chiarisce ancora il Vate: “il rendere accessibili i concetti richiede semplificazione: ma tutto quello che scrivo è corretto e, inserendo immancabilmente le fonti, chi vuole può controllare di persona la veridicità di quanto riportato”.
Ma ecco l’avvertimento, per mettere in guardia furbi e furbetti d’ogni razza: “però non può mettersi a discutere con me. Spero di aver chiarito la questione: qui ha diritto di parola solo chi ha studiato e non il cittadino comune. La scienza non è democratica”. Capito?
Genuflessa, Ravizza si scioglie davanti al “virologo del San Raffaele diventato una star grazie al coraggio di stroncare i fabbricanti di bufale. Soprattutto sui vaccini. In uno dei suoi ultimi post su facebook, letto da oltre 2 milioni e 400 mila lettori, il medico ristabilisce le (giuste) distanze tra chi sa e chi no”. E aggiunge: “la scienza non va a maggioranza. Anche se per il 99 per cento della popolazione mondiale pensa che due più due fa cinque, due più due continuerà sempre a fare quattro”, in un improbabile italiano. Forte, invece, in matematica il prof, e anche in sport, visto un altro raffronto: “chi ascolterebbe una cronaca di calcio da qualcuno che non sa cos’è il fuorigioco?”. Imperdibile.
Del resto, il quasi Nobel aveva sfornato quarti di scienza qualche mese fa davanti alle telecamere Rai per la trasmissione – guarda caso – Virus, in un replay organizzato apposta per lui. Nicola Porro, infatti, finì quasi fucilato per non avergli dato lo spazio giusto in una puntata sui vaccini. Al round seguente, quindi, Burioni a tutto campo, pronto a sciorinare i suoi fiumi di sapere senza alcun contraddittorio scientifico.
Del resto non c’è mente che possa reggere il confronto. Nel corso di una trasmissione di Colorsradio e alle domande del direttore David Gramiccioli, a proposito di alcuni medici che osavano parlare di vaccini (e soprattutto di attenzioni e cautele nel loro utilizzo, e anche sui necessari controlli per garantire dei prodotti di qualità a monte) Vate Burioni picconò: “Ma quali studi scientifici hanno mai fatto costoro? Quali pubblicazioni hanno nel loro curriculum? Chi ha pubblicato i loro studi? Non mi confronto con chi non ha i miei titoli”.
Stavolta è sceso più in basso, terra terra. Il prof non parla col popolo bue (che però, forse, da buon samaritano, o buon veterinario, cura), con il “cittadino comune”. Complimenti.
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2 giugno 2016
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4 pensieri riguardo “CASO VACCINI / IL QUASI NOBEL BURIONI NON PARLA COL POPOLO BUE”